Eventi e folklore
Per la prima volta a Molfetta “Relation” e “Daily Mirror” di Nicolò Abbattista
Il 28 giugno in scena i due lavori del coreografo molfettese
Molfetta - mercoledì 25 giugno 2014
8.15
E' un fiume in piena Nicolò Abbattista, il ventiquattrenne coreografo molfettese che sabato 28 giugno porterà in scena per la prima volta in città "Relation" e "Daily Mirror", i due lavori realizzati dalla sua compagnia di danza "Lost movement".
E' appena uscito dalla sala prove quando inizia a raccontarsi. Ed è un vortice di riflessioni e aneddoti, silenzi ma pure confronti di esperienze e giudizi, tutto comunicato con quel suo tipico modo di fare che sprigiona energia e sorrisi. Quasi come se stesse anche qui seguendo il ritmo di una musica pronta a essere trasformata in coreografia, emozione.
«Sono molto emozionato» inizia ad ammettere pensando a quello che sarà sabato 28 giugno. Perché torna a casa per «dimostrare che ho creato in questi anni e ciò su cui ho lavorato durante questo periodo, costato sacrificio e sudore». E a casa, si sa, ci sono i sorrisi sinceri di chi c'era anche quando sperare di vivere di danza era una utopia e ci sono le critiche più feroci di chi pensava che quel ragazzino, un po' più vivace degli altri, non ce l'avrebbe mai fatta.
Cinque anni fa, dopo la maturità classica, Milano e l'accademia professionale M.A.S. Poi gli stage, la laurea in comunicazione e psicologia, il master in spettacolo, impresa e società e la compagnia di danza che piano piano inizia ad affermarsi tra le giovani realtà più apprezzate al nord.
«Ma non mi definirei un talento in fuga, forse nemmeno un talento», ammette. Per poi farsi più serio quando spiega le ragioni delle sue scelte. «Ho scelto di andar via da Molfetta semplicemente perché soprattutto nel campo artistico ci sono poche opportunità sia per lo studio della danza che per il lavoro. E sicuramente è una scelta che rifarei. L'unica cosa di cui mi pento è di non essere andato via prima».
«Non è una questione di fondi o una questione di spazi mancanti: la danza non ha bisogno di molto, ovunque si può studiare e il Nord non è tanto messo meglio del Sud», afferma, invece, sul mondo della danza locale. «Io penso semplicemente che ci siano moltissimi insegnanti validi a Molfetta, che bisogna affidarsi coraggiosamente alle loro idee. Io quello che sono oggi lo devo anche alla scuola che mi ha formato: Dance Company di Antonella Battista e ciò è un dato di fatto».
Altrettanto schietta è l'analisi dei due lavori in scena sul palco del Teatro Auditorium Regina Pacis.
«All'interno di Relation ripropongo la storia dell'opera Norma di Vincenzo Bellini mentre in Daily Mirror c'è in scena la mercificazione del dolore per suscitare quasi disgusto nello spettatore nel vedere le storie di persone spiattellate in programmi televisivi senza tatto e senza sensibilità con l'unico obiettivo: l'audience»
E allora non può mancare nemmeno una riflessione sul mondo della TV che lui ha conosciuto da vicino nei mesi scorsi con la partecipazione al programma "Compagni di ballo" su MTV.
«E' stata una bellissima esperienza, molto divertente. All'inizio è stato strano vivere davanti alle telecamere ma dopo un po' ci si abitua. Sicuramente è stato un ottimo tirocinio per imparare a prendere confidenza con il mezzo così diverso dal teatro», conclude.
E' appena uscito dalla sala prove quando inizia a raccontarsi. Ed è un vortice di riflessioni e aneddoti, silenzi ma pure confronti di esperienze e giudizi, tutto comunicato con quel suo tipico modo di fare che sprigiona energia e sorrisi. Quasi come se stesse anche qui seguendo il ritmo di una musica pronta a essere trasformata in coreografia, emozione.
«Sono molto emozionato» inizia ad ammettere pensando a quello che sarà sabato 28 giugno. Perché torna a casa per «dimostrare che ho creato in questi anni e ciò su cui ho lavorato durante questo periodo, costato sacrificio e sudore». E a casa, si sa, ci sono i sorrisi sinceri di chi c'era anche quando sperare di vivere di danza era una utopia e ci sono le critiche più feroci di chi pensava che quel ragazzino, un po' più vivace degli altri, non ce l'avrebbe mai fatta.
Cinque anni fa, dopo la maturità classica, Milano e l'accademia professionale M.A.S. Poi gli stage, la laurea in comunicazione e psicologia, il master in spettacolo, impresa e società e la compagnia di danza che piano piano inizia ad affermarsi tra le giovani realtà più apprezzate al nord.
«Ma non mi definirei un talento in fuga, forse nemmeno un talento», ammette. Per poi farsi più serio quando spiega le ragioni delle sue scelte. «Ho scelto di andar via da Molfetta semplicemente perché soprattutto nel campo artistico ci sono poche opportunità sia per lo studio della danza che per il lavoro. E sicuramente è una scelta che rifarei. L'unica cosa di cui mi pento è di non essere andato via prima».
«Non è una questione di fondi o una questione di spazi mancanti: la danza non ha bisogno di molto, ovunque si può studiare e il Nord non è tanto messo meglio del Sud», afferma, invece, sul mondo della danza locale. «Io penso semplicemente che ci siano moltissimi insegnanti validi a Molfetta, che bisogna affidarsi coraggiosamente alle loro idee. Io quello che sono oggi lo devo anche alla scuola che mi ha formato: Dance Company di Antonella Battista e ciò è un dato di fatto».
Altrettanto schietta è l'analisi dei due lavori in scena sul palco del Teatro Auditorium Regina Pacis.
«All'interno di Relation ripropongo la storia dell'opera Norma di Vincenzo Bellini mentre in Daily Mirror c'è in scena la mercificazione del dolore per suscitare quasi disgusto nello spettatore nel vedere le storie di persone spiattellate in programmi televisivi senza tatto e senza sensibilità con l'unico obiettivo: l'audience»
E allora non può mancare nemmeno una riflessione sul mondo della TV che lui ha conosciuto da vicino nei mesi scorsi con la partecipazione al programma "Compagni di ballo" su MTV.
«E' stata una bellissima esperienza, molto divertente. All'inizio è stato strano vivere davanti alle telecamere ma dopo un po' ci si abitua. Sicuramente è stato un ottimo tirocinio per imparare a prendere confidenza con il mezzo così diverso dal teatro», conclude.