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Sociale

Pasquale Mancini, fondatore Ser, scrive al sindaco Paola Natalicchio

Un appello per provare a "crescere insieme"

«Invito i ragazzi del Ser a non commentare questo post, mai e per nessun motivo, e taggo una sola persona: il Sindaco, la mia amica Paola Natalicchio perché, in fondo, mi fido delle persone» .
Si chiude così, con un appello, neanche tanto celato, indirizzato al primo cittadino della città, la lunga riflessione, affidata, ad un post su facebook, di Pasquale Mancini, fondatore del SerMolfetta, insieme ad un ristretto gruppo di sognatori, circa trent'anni fa, ex presidente del SerMolfetta. Il motivo dell'appello: la cancellazione del progetto Crescere Insieme, uno dei fiori all'occhiello dell'associazione di volontari, uno dei fiori all'occhiello della città.

«15 anni fa, in un raro momento di ispirazione, - scrive Mancini - mi "inventai" il progetto Crescere Insieme. Ero sotto la doccia, chissá che mi passò per la testa. Un progetto di sostegno scolastico, sport, cultura e socializzazione per minori a rischio di dispersione scolastica. Ero ancora bagnato quando mi attaccai al telefono per non perdere l'idea. Ci dicemmo, dai, proviamo a dare una chanche anche a chi non può, è giusto che ogni anatroccolo possa diventare cigno».

Quasi subito il Comune di Molfetta sposa il progetto.

«Il Sermolfetta – spiega Mancini nel post -decise di investire comunque in quel progetto. Risorse e amore, perché riuscire a "salvare" anche uno solo di quei ragazzi avrebbe avuto un valore inestimabile. Il comune dava 100? Se ne spendevano 200, perché uno dei volontari che avevo formato personalmente, che non vuole essere nominato ma si capisce bene chi sia, prese a cuore crescere insieme, e lo sviluppò e lo fece crescere come io non avrei saputo far meglio, infondendo nella sua realizzazione non solo conoscenze tecniche, ma vero Amore. Con lui e con il ser sono cresciuti questi ragazzi, facendo di questo progetto una delle cose più belle che il Sermolfetta abbia mai fatto. Il livello di dispersione scolastica scese ad appena il 5%, cioè il 95% di questi (tanti, tanti) ragazzini impossibili terminò gli studi, alla faccia di tecnici, assistenti e scienziati che consigliavano di lasciar perdere. Una percentuale mantenuta negli anni, irraggiungibile con le sole conoscenze tecniche, inimmaginabile senza il valore aggiunto del volontariato. Il progetto andò avanti, i ragazzini diventarono uomini e donne, e presero a lavorare ed ebbero figli. E quasi nessuno (che cosa splendida incontrarli e sentirsi chiamare uè Pasquá ancora oggi) perse la strada».

«Oggi - continua Mancini - si è scelto di cambiare, il comune ha scelto di cambiare, adducendo come motivo, come insufficiente scusa, una gara di non so quanti anni fa (come se conoscere il colore politico della idiozia potesse cambiare la gravità delle cose) e i bimbi di oggi vengono chiamati al telefono perché "il doposcuola del ser ora si fa da un'altra parte" , e lo fanno altri. Brutta cosa, ma era nell'aria, dove ci sono gli scienziati questo accade..lo avevo abbondantemente previsto.

Il Ser, il suo presidente attuale, quel ragazzo che li adottò come fratelli e figli, non vuole fare polemiche anche se ha la morte nel cuore. Ma io posso parlare, e per me è un giorno triste.

Il vecchio presidente è triste, di una tristezza infinita. Della tristezza che viene quando le cose sono ingiuste e non se ne capisce la ragione. E non ci sono delibere o gare o simili baggianate che tengano. Oggi – conclude -la città ha tradito dei ragazzi e degli attempati signori che indossano il giubbotto arancione e le danno l'anima, da 29 anni. E non c'entrano i contratti, perché il Ser continuerà il servizio senza prendere un centesimo, a costo di andare personalmente in giro io a fare l'elemosina come ai tempi belli. E non c'entrano le poesie che, come si vede, le sanno scrivere tutti».
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