Politica
Pasquale Mancini commenta la "lettera delle dimissioni" di Lillino Drago
Le sue parole: «Volevo e voglio una città migliore»
Molfetta - venerdì 8 luglio 2022
15.03
Dopo la lettera con la quale Lillino Drago annunciava di non proseguire la propria esperienza in politica da consigliere comunale di Molfetta, dopo la sconfitta nel turno di ballottaggio, arrivano i primi commenti e le prime reazioni.
A parlare è Pasquale Mancini con un lungo post sui social che riproponiamo integralmente.
"Non entro nel merito della scelta di Lillino (peraltro ampiamente prevedibile) perché credo che dietro queste motivazioni ve ne siano altre di spessore diverso. Faccio eccezione per un punto che mi coinvolge: l'idea che la coalizione di centro sinistra sia stata formata solo per "abbattere il tiranno".
Un'affermazione da cui mi dissocio radicalmente.
Innanzitutto perché a 60 anni non ho ancora trovato qualcuno che avesse le capacità di "tiranneggiarmi" (e se mai dovesse nascere non avrà certamente il profilo pallido e mediocre di chi fino a mezz'ora dall'apertura delle urne era lì a chiamare mezzo mondo per essere rieletto e poter continuare a correre sul tapis roulant).
Ma soprattutto perché io volevo e voglio una Città migliore, all'altezza delle nostre aspettative e delle tasse che paghiamo.
Questa era ed è la mia UNICA motivazione. Riorganizzare, rifondare, ripulire, rianimare, sostituire la sterile efficienza di uno convinto che sia sufficiente stare seduto ore e ore alla scrivania con azioni utili ed efficaci.
Occorreva e occorre sostituire attenzione al particolare e programmazione strategica al gioco delle rotonde.
Minervini ha perso di brutto nelle sezioni del centro città, punito da chi ha subito l'inefficienza e il degrado delle sue non-scelte. E ha perso a levante, dove è stato di fatto ripudiato da quei salotti buoni di cui si credeva ancora punto di riferimento. E' proprio chi lo conosce meglio, forse, ad averlo bocciato. Nelle sezioni delle zone di espansione ce le siamo suonate di santa ragione, con un sostanziale pareggio. Noi – Drago – abbiamo invece perso a Ponente.
Ponente è stata la nostra Waterloo, figlia di scelte supponenti, classiste e radical chic: nessuna delle liste di centro sinistra aveva candidati realmente popolari – ad eccezione di qualche medico - forse a causa di quel pregiudizio che vede nei grandi protagonisti del consenso solo dei "signori delle preferenze" e non invece gente che ogni giorno dell'anno risponde al telefono e prova a sbrigare i mille ostacoli che la burocrazia pone come travi addosso alla povera gente.
Quando ci sono arrivate proposte abbiamo "chiuso il ventaglio" e secondo me abbiamo sbagliato: nel mio piccolo ero e resto alternativo alla modalità di gestione di questo sindaco, ma non alla proposta politica di buona parte della sua maggioranza.
Ora continuiamo il cammino: se il seme della coscienza comune è stato piantato, lo dobbiamo onorare lavorando sin d'ora a una proposta alternativa, organizzando una struttura che non si limiti all'opposizione di contrasto (noiosa e non costruttiva) ma riscriva un'idea di città elaborando proposte anche tecnicamente sostenibili.
Dobbiamo "aprire il ventaglio", capire fin dove si può allargare, motivare i tanti commercianti, imprenditori, casalinghe, operai, professionisti e studenti capaci che abbiamo incontrato in questi mesi e coinvolgere anche per chi ha preferito il mare al voto.
Avevo detto che sarei sceso dalla giostra ma mi hanno insegnato a uscire dal gioco quando si è al massimo splendore e a non farlo mai in conseguenza di un problema o di una sconfitta. Ne andrebbe del mio personal brand e – soprattutto - del mio giudizio su me stesso.
A fare voti sono una frana, a tracciare sentieri me la cavo meglio. Sono pronto a subire il fuoco amico che queste mie affermazioni scateneranno…ma qualcuno deve pur cominciare...vediamo come va".
A parlare è Pasquale Mancini con un lungo post sui social che riproponiamo integralmente.
"Non entro nel merito della scelta di Lillino (peraltro ampiamente prevedibile) perché credo che dietro queste motivazioni ve ne siano altre di spessore diverso. Faccio eccezione per un punto che mi coinvolge: l'idea che la coalizione di centro sinistra sia stata formata solo per "abbattere il tiranno".
Un'affermazione da cui mi dissocio radicalmente.
Innanzitutto perché a 60 anni non ho ancora trovato qualcuno che avesse le capacità di "tiranneggiarmi" (e se mai dovesse nascere non avrà certamente il profilo pallido e mediocre di chi fino a mezz'ora dall'apertura delle urne era lì a chiamare mezzo mondo per essere rieletto e poter continuare a correre sul tapis roulant).
Ma soprattutto perché io volevo e voglio una Città migliore, all'altezza delle nostre aspettative e delle tasse che paghiamo.
Questa era ed è la mia UNICA motivazione. Riorganizzare, rifondare, ripulire, rianimare, sostituire la sterile efficienza di uno convinto che sia sufficiente stare seduto ore e ore alla scrivania con azioni utili ed efficaci.
Occorreva e occorre sostituire attenzione al particolare e programmazione strategica al gioco delle rotonde.
Minervini ha perso di brutto nelle sezioni del centro città, punito da chi ha subito l'inefficienza e il degrado delle sue non-scelte. E ha perso a levante, dove è stato di fatto ripudiato da quei salotti buoni di cui si credeva ancora punto di riferimento. E' proprio chi lo conosce meglio, forse, ad averlo bocciato. Nelle sezioni delle zone di espansione ce le siamo suonate di santa ragione, con un sostanziale pareggio. Noi – Drago – abbiamo invece perso a Ponente.
Ponente è stata la nostra Waterloo, figlia di scelte supponenti, classiste e radical chic: nessuna delle liste di centro sinistra aveva candidati realmente popolari – ad eccezione di qualche medico - forse a causa di quel pregiudizio che vede nei grandi protagonisti del consenso solo dei "signori delle preferenze" e non invece gente che ogni giorno dell'anno risponde al telefono e prova a sbrigare i mille ostacoli che la burocrazia pone come travi addosso alla povera gente.
Quando ci sono arrivate proposte abbiamo "chiuso il ventaglio" e secondo me abbiamo sbagliato: nel mio piccolo ero e resto alternativo alla modalità di gestione di questo sindaco, ma non alla proposta politica di buona parte della sua maggioranza.
Ora continuiamo il cammino: se il seme della coscienza comune è stato piantato, lo dobbiamo onorare lavorando sin d'ora a una proposta alternativa, organizzando una struttura che non si limiti all'opposizione di contrasto (noiosa e non costruttiva) ma riscriva un'idea di città elaborando proposte anche tecnicamente sostenibili.
Dobbiamo "aprire il ventaglio", capire fin dove si può allargare, motivare i tanti commercianti, imprenditori, casalinghe, operai, professionisti e studenti capaci che abbiamo incontrato in questi mesi e coinvolgere anche per chi ha preferito il mare al voto.
Avevo detto che sarei sceso dalla giostra ma mi hanno insegnato a uscire dal gioco quando si è al massimo splendore e a non farlo mai in conseguenza di un problema o di una sconfitta. Ne andrebbe del mio personal brand e – soprattutto - del mio giudizio su me stesso.
A fare voti sono una frana, a tracciare sentieri me la cavo meglio. Sono pronto a subire il fuoco amico che queste mie affermazioni scateneranno…ma qualcuno deve pur cominciare...vediamo come va".