Politica
Pasquale Mancini: «Conclusa questa stagione politica»
Il consigliere comunale scrive dopo l'annuncio dell'indipendenza di "Officine Molfetta" in Aula Carnicella
Molfetta - mercoledì 16 giugno 2021
10.04
Il gruppo "Officine Molfetta" si è dichiarato ieri indipendente all'interno del Consiglio Comunale, sfilandosi dalla maggioranza di Minervini, sostenuta fin dalla campagna elettorale del 2017.
Una posizione chiara, quella del gruppo: "chiediamo al Sindaco di ripristinare nei fatti la centralità dell'Ufficio Appalti e Contratti e del suo ruolo di coordinamento e controllo - è scritto nella nota stampa di ieri - contenendo il ruolo dei RUP (Responsabile Unico del Procedimento) eccessivamente enfatizzato negli anni passati e concausa – ferma la presunzione d'innocenza – di confusione, caos, quindi di possibili storture, sempre ad ogni latitudine".
Chiara anche la richiesta all'assessore Francesco de Gennaro, espressione dello stesso movimento: "limitarsi agli atti di improrogabile e ordinaria amministrazione e continuare ad operare in totale autonomia di coscienza".
A parlare adesso è anche Pasquale Mancini, attualmente consigliere comunale, ex assessore e fondatore di Officine Molfetta.
«Mi interessano poco i commenti (positivi o negativi) rispetto alla nostra decisione di (continuare a) prendere le distanze dalla maggioranza, ma devo una spiegazione ai miei amici», afferma Mancini che ripercorre tutte le tappe del processo che ha portato Officine a dichiararsi indipendente nella massima assemblea locale.
«Un processo lento ma inequivocabile nato appena un anno dopo la nascita della amministrazione di Tommaso Minervini con le mie dimissioni da Assessore (con 6 deleghe + il…Papa…mica poco). Successivamente si pensó al gruppo unico (mai esistito, forse necessario solo a darmi qualcosa da fare) che ho retto per il periodo necessario a sostenere Saverio Tammacco alla Regione. Immediatamente dopo mi sono dimesso anche da quell'incarico continuando la mia graduale uscita.
Unica altra parentesi il COVID, perché essendo una questione operativa e di sicurezza dei cittadini non potevo tirarmi indietro».
«Ci hanno detto che eravamo quelli della "visione" e ringrazio chi ci ha concesso di veder parzialmente realizzate alcune nostre intuizioni come la Lama, i Cantieri, la sistemazione del Borgo, un parcheggio in centro, forse qualcos'altro.
Altre cose nate ma non proseguite (penso al Comando di polizia locale unificato, alla sicurezza di quartiere e altre cose fatte nell'anno da pluriassessore). Tante altre idee ci han detto di sì ma…nisba. Insomma non siamo riusciti ad incidere come avremmo voluto ma un paio di scelte resteranno».
«Di fatto il nostro disimpegno non è un fulmine a ciel sereno: giovedì scorso avevamo chiesto un approfondimento ma tutto ha continuato a scorrere come nulla fosse accaduto. I problemi della settimana scorsa sono stati solo un acceleratore: una brutta pagina che ci ha definitivamente convinti a chiudere sta storia ma nulla di più. Non molliamo nessuno al suo destino e ci auguriamo davvero, con tutto il cuore, che ognuno trovi le risposte che cerca e risolva la propria posizione, ma riteniamo conclusa questa stagione politica per come si è andata evolvendo in questi anni».
«Io, per quanto mi riguarda, avevo già comunicato la mia non ricandidatura, e confermo questa scelta nonostante lègga tra i mille commenti demenziali che ho cominciato la campagna elettorale.
Cinque anni fa sarebbe stato diverso, ora dopo quattro anni di cattivo sangue mi hanno fatto passar la voglia. Difficile che mi torni».
Una posizione chiara, quella del gruppo: "chiediamo al Sindaco di ripristinare nei fatti la centralità dell'Ufficio Appalti e Contratti e del suo ruolo di coordinamento e controllo - è scritto nella nota stampa di ieri - contenendo il ruolo dei RUP (Responsabile Unico del Procedimento) eccessivamente enfatizzato negli anni passati e concausa – ferma la presunzione d'innocenza – di confusione, caos, quindi di possibili storture, sempre ad ogni latitudine".
Chiara anche la richiesta all'assessore Francesco de Gennaro, espressione dello stesso movimento: "limitarsi agli atti di improrogabile e ordinaria amministrazione e continuare ad operare in totale autonomia di coscienza".
A parlare adesso è anche Pasquale Mancini, attualmente consigliere comunale, ex assessore e fondatore di Officine Molfetta.
«Mi interessano poco i commenti (positivi o negativi) rispetto alla nostra decisione di (continuare a) prendere le distanze dalla maggioranza, ma devo una spiegazione ai miei amici», afferma Mancini che ripercorre tutte le tappe del processo che ha portato Officine a dichiararsi indipendente nella massima assemblea locale.
«Un processo lento ma inequivocabile nato appena un anno dopo la nascita della amministrazione di Tommaso Minervini con le mie dimissioni da Assessore (con 6 deleghe + il…Papa…mica poco). Successivamente si pensó al gruppo unico (mai esistito, forse necessario solo a darmi qualcosa da fare) che ho retto per il periodo necessario a sostenere Saverio Tammacco alla Regione. Immediatamente dopo mi sono dimesso anche da quell'incarico continuando la mia graduale uscita.
Unica altra parentesi il COVID, perché essendo una questione operativa e di sicurezza dei cittadini non potevo tirarmi indietro».
«Ci hanno detto che eravamo quelli della "visione" e ringrazio chi ci ha concesso di veder parzialmente realizzate alcune nostre intuizioni come la Lama, i Cantieri, la sistemazione del Borgo, un parcheggio in centro, forse qualcos'altro.
Altre cose nate ma non proseguite (penso al Comando di polizia locale unificato, alla sicurezza di quartiere e altre cose fatte nell'anno da pluriassessore). Tante altre idee ci han detto di sì ma…nisba. Insomma non siamo riusciti ad incidere come avremmo voluto ma un paio di scelte resteranno».
«Di fatto il nostro disimpegno non è un fulmine a ciel sereno: giovedì scorso avevamo chiesto un approfondimento ma tutto ha continuato a scorrere come nulla fosse accaduto. I problemi della settimana scorsa sono stati solo un acceleratore: una brutta pagina che ci ha definitivamente convinti a chiudere sta storia ma nulla di più. Non molliamo nessuno al suo destino e ci auguriamo davvero, con tutto il cuore, che ognuno trovi le risposte che cerca e risolva la propria posizione, ma riteniamo conclusa questa stagione politica per come si è andata evolvendo in questi anni».
«Io, per quanto mi riguarda, avevo già comunicato la mia non ricandidatura, e confermo questa scelta nonostante lègga tra i mille commenti demenziali che ho cominciato la campagna elettorale.
Cinque anni fa sarebbe stato diverso, ora dopo quattro anni di cattivo sangue mi hanno fatto passar la voglia. Difficile che mi torni».