Politica
Pasquale Mancini: «Il mio ideale di Sindaco: un primus inter pares»
"Officine Molfetta" entra nel vivo: i progetti e le ambizioni nelle parole del suo promotore principale
Molfetta - giovedì 5 gennaio 2017
9.17
Pasquale Mancini è un fiume in piena. Di pensieri, di idee, di progetti, di ambizioni. Preso, rapito da quelle "Officine Molfetta" che ha messo sù, dapprima con «dei post propositivi sui social dove serve coerenza e non puoi barare perchè altrimenti rischi di essere smascherato facilmente» e poi con un gruppo di persone che adesso conta circa cinquanta unità, «ognuno con il suo percorso alle spalle che mi ha fatto convincere che questo è un progetto più che concreto in cui credere», tanto che a breve arriverà anche la sede in una traversa di Via Baccarini.
Già, proprio via Baccarini, esempio di come andrebbe gestito il commercio a Molfetta. «I fitti sono bassi, la gente circola mentre, con un bando che prevede il rifacimento di Corso Umberto in oltre 600 giorni, si rischia concretamente di far morire le attività». Per cui, «io chiederei ai proprietari dei locali di ridurre i prezzi dell'affitto, magari garantendo con un fondo comunale almeno il 20%. Ma l'area deve essere completa, con le attività legate al food perchè altrimenti di sera la zona è morta».
Un'idea che non può prescindere dai comparti commerciali, piccole aree dislocate già sul territorio, ognuna con una sua tradizione, in cui le attività sono una di fianco all'altra e i commercianti si sostengono a vicenda, «come quelle di Via San Francesco d'Assisi, Corso Fornari, come ne stanno tante in città: bisogna andare da questi commercianti, chiedere ciò di cui hanno bisogno come una panchina, una luce, un posto per disabili per fare in modo che aprano attività». Ed ecco allora anche le vie del gusto e delle autoproduzioni come i piccoli locali in cui gli agricoltori vendono direttamente il proprio prodotto nelle strade tra Via Roma e Piazza Roma, per esempio.
Senza però tralasciare alcune eccellenze che già ci sono e che pochi conoscono, come il distretto della meccanica, «un fiore all'occhiello: bene, a Molfetta non c'è una scuola di meccanica ed è una assurdità perchè il Comune dovrebbe impegnarsi a realizzarla» oppure la pesca con un vero e proprio assessorato al mare «tenendo conto prima di tutto delle esigenze logistiche e poi anche commerciali del settore, dei marinai che ogni giorno sono sul porto». Inoltre la sistemazione di tutto il litorale ( secondo Mancini unico, da Ponente a Levante), i cantieri navali, la zona turistica.
Spazio anche a delle dinamiche sociali che favoriscano il recupero dei ragazzi provenienti da realtà disagiate. E qui c'è tutto il passato nel mondo del volontariato di Mancini.
«Sono fondamentali i quartieri, secondo me: occorrono dei veri assistenti sociali di quartiere, perché i ragazzi vanno recuperati tutti insieme e basta lasciarne uno indietro per rendere vano il lavoro fatto sugli altri».
Ma qual è la ricetta per fare tutto ciò?
«Il marketing territoriale perchè è vergognoso che un Sindaco dica di essere il Sindaco solo di una parte della città o che vada davanti alle telecamere a screditarla», afferma ancora Pasquale Mancini.
«Molfetta si rimette in moto sì con la sinergia tra il pubblico e il privato ma soprattutto coinvolgendo il volontariato, capitalizzando il lavoro dei volontari: per esempio perchè il Parco di Mezzogiorno non si può dare agli scout per riqualificarlo? O anche la Villa Comunale: perchè non rivitalizzarla coinvolgendo dei gruppi sportivi o a delle associazioni di anziani per occuparla con delle attività. Lama Martina è una splendida palestra a cielo aperto: ci sono i bikers che la frequentano e sanno già come si potrebbe creare una pista ciclabile».
«Noi siamo un gruppo civico che dialoga con la città prima di tutto per capire concretamente quali sono i problemi e che soluzioni dare. Poi dialoghiamo anche con le altre realtà che la città ha spontaneamente prodotto e che abbiano le nostre caratteristiche. Abbiamo grande imbarazzo a dialogare con chi ha partecipato alla fase terminale della Giunta Natalicchi, con chi non ha esitato a cuocere la città a fuoco lento per giochi di potere. Giovanni Abbattista, Serena la Ghezza e Francesco Bellifemine sono gli unici che recupererei e con cui dialogherei perché si sono impegnati per la città».
«Chi si avvicina alle "Officine Molfetta" è il benvenuto ma gli viene chiesto un patto d'impegno disinteressato verso la città; deve sapere che la cosa importante è che il Sindaco non può essere onniscente: deve chiedere e prendere il meglio da ognuno dei suoi collaboratori. Io posso dare questo alla città, e parla il mio vissuto: far crescere un team che stia tra la gente e dia qualcosa alle sue richieste perchè il sindaco deve coordinare. Enzo de Cosmo è stato un grande sindaco da questo punto di vista: un primus inter pares. Altro mio punto di riferimento è Gianni Carnicella di cui ammiro il coraggio per le scelte amministrative. Solo in questa maniera si risolvono i problemi concreti di Molfetta», conclude Mancini.
Già, proprio via Baccarini, esempio di come andrebbe gestito il commercio a Molfetta. «I fitti sono bassi, la gente circola mentre, con un bando che prevede il rifacimento di Corso Umberto in oltre 600 giorni, si rischia concretamente di far morire le attività». Per cui, «io chiederei ai proprietari dei locali di ridurre i prezzi dell'affitto, magari garantendo con un fondo comunale almeno il 20%. Ma l'area deve essere completa, con le attività legate al food perchè altrimenti di sera la zona è morta».
Un'idea che non può prescindere dai comparti commerciali, piccole aree dislocate già sul territorio, ognuna con una sua tradizione, in cui le attività sono una di fianco all'altra e i commercianti si sostengono a vicenda, «come quelle di Via San Francesco d'Assisi, Corso Fornari, come ne stanno tante in città: bisogna andare da questi commercianti, chiedere ciò di cui hanno bisogno come una panchina, una luce, un posto per disabili per fare in modo che aprano attività». Ed ecco allora anche le vie del gusto e delle autoproduzioni come i piccoli locali in cui gli agricoltori vendono direttamente il proprio prodotto nelle strade tra Via Roma e Piazza Roma, per esempio.
Senza però tralasciare alcune eccellenze che già ci sono e che pochi conoscono, come il distretto della meccanica, «un fiore all'occhiello: bene, a Molfetta non c'è una scuola di meccanica ed è una assurdità perchè il Comune dovrebbe impegnarsi a realizzarla» oppure la pesca con un vero e proprio assessorato al mare «tenendo conto prima di tutto delle esigenze logistiche e poi anche commerciali del settore, dei marinai che ogni giorno sono sul porto». Inoltre la sistemazione di tutto il litorale ( secondo Mancini unico, da Ponente a Levante), i cantieri navali, la zona turistica.
Spazio anche a delle dinamiche sociali che favoriscano il recupero dei ragazzi provenienti da realtà disagiate. E qui c'è tutto il passato nel mondo del volontariato di Mancini.
«Sono fondamentali i quartieri, secondo me: occorrono dei veri assistenti sociali di quartiere, perché i ragazzi vanno recuperati tutti insieme e basta lasciarne uno indietro per rendere vano il lavoro fatto sugli altri».
Ma qual è la ricetta per fare tutto ciò?
«Il marketing territoriale perchè è vergognoso che un Sindaco dica di essere il Sindaco solo di una parte della città o che vada davanti alle telecamere a screditarla», afferma ancora Pasquale Mancini.
«Molfetta si rimette in moto sì con la sinergia tra il pubblico e il privato ma soprattutto coinvolgendo il volontariato, capitalizzando il lavoro dei volontari: per esempio perchè il Parco di Mezzogiorno non si può dare agli scout per riqualificarlo? O anche la Villa Comunale: perchè non rivitalizzarla coinvolgendo dei gruppi sportivi o a delle associazioni di anziani per occuparla con delle attività. Lama Martina è una splendida palestra a cielo aperto: ci sono i bikers che la frequentano e sanno già come si potrebbe creare una pista ciclabile».
«Noi siamo un gruppo civico che dialoga con la città prima di tutto per capire concretamente quali sono i problemi e che soluzioni dare. Poi dialoghiamo anche con le altre realtà che la città ha spontaneamente prodotto e che abbiano le nostre caratteristiche. Abbiamo grande imbarazzo a dialogare con chi ha partecipato alla fase terminale della Giunta Natalicchi, con chi non ha esitato a cuocere la città a fuoco lento per giochi di potere. Giovanni Abbattista, Serena la Ghezza e Francesco Bellifemine sono gli unici che recupererei e con cui dialogherei perché si sono impegnati per la città».
«Chi si avvicina alle "Officine Molfetta" è il benvenuto ma gli viene chiesto un patto d'impegno disinteressato verso la città; deve sapere che la cosa importante è che il Sindaco non può essere onniscente: deve chiedere e prendere il meglio da ognuno dei suoi collaboratori. Io posso dare questo alla città, e parla il mio vissuto: far crescere un team che stia tra la gente e dia qualcosa alle sue richieste perchè il sindaco deve coordinare. Enzo de Cosmo è stato un grande sindaco da questo punto di vista: un primus inter pares. Altro mio punto di riferimento è Gianni Carnicella di cui ammiro il coraggio per le scelte amministrative. Solo in questa maniera si risolvono i problemi concreti di Molfetta», conclude Mancini.