«Papa Francesco mi ha stretto la mano e mi ha detto di pregare»
La testimonianza di un ragazzo che il 20 aprile ha incontrato il Pontefice
Molfetta - venerdì 27 aprile 2018
Il 20 aprile 2018 sarà in eterno una giornata storica. E tutti noi che l'abbiamo vissuta ne capiremo l'unicità tra qualche tempo, quando le emozioni lasceranno spazio alla razionalità.
La testimonianza che vi proponiamo è quella di un ragazzo disabile, ai piedi dell'altare e a cui Papa Francesco ha impartito la Sua benedizione, regalando anche un rosario e scambiando qualche parola.
Lo ha fatto con tutte le persone meno fortunate che erano lì, pronte a stringergli la mano. Non si è tirato indietro, anzi. Ma ha avuto parole di conforto per tutti.
«L'unicità dell'evento, credo, abbia suscitato l'interesse anche di coloro che, come me, non sono assidui partecipanti delle pubbliche manifestazioni religiose.
Il binomio don Tonino Bello – Papa Francesco ha fatto da "molla". Dovevo esserci !!
Assunte le informazioni, grazie alla disponibilità degli operatori e dei religiosi della Parrocchia san Pio X, ho ottenuto il famoso e tanto agognato "pass" di accesso per assistere alla messa celebrata da Francesco, qui nella mia città, per rivivere – o nel mio caso vivere per la prima volta – la stessa giornata di aprile 1993 in cui l'intera città di Molfetta si fermò per partecipare alle esequie di don Tonino, l'amatissimo Vescovo prematuramente scomparso.
Giunto al varco di accesso, con immensa trepidazione prendo posto nel settore assegnatomi, sul lato sinistro del palco su cui sarebbe salito il Papa per la celebrazione e, fortunatamente, a pochissima distanza. Cinque ore dopo, finalmente, l'arrivo del Papa a Molfetta!!!
Non l'ho visto immediatamente, ma avere la certezza che ormai fosse qui mi ha dato un'emozione fortissima, riempiendo in pochi istanti il vuoto dell'attesa. Ascoltare la sua voce e vederlo a pochi metri da me mi ha riempito l'animo di gioia. Le parole del Santo Padre provocano in ciascuno riflessioni ed emozioni differenti; ho avvertito nelle sue parole il tono del buon consiglio, come quello che il genitore sa dare al proprio figlio. Lui non ha predicato. Ha consigliato qual è la giusta visione e la strada da seguire, per la vita.
Ecco la similitudine con don Tonino, che, purtroppo, non ho conosciuto ma di cui ho apprezzato la modernità di pensiero. Lui che ha aperto le stanze del Seminario ai poveri e che ha offerto il suo letto agli ultimi; Papa Francesco che esce dal Palazzo Apostolico e va negli stessi luoghi in cui quel Vescovo è vissuto ed ha parlato di "chiesa del grembiule", come già Bergoglio, da parroco, negli stessi anni, aveva fatto nella parte opposta del mondo. Papa Francesco sente don Tonino simile a lui; e forse sa che i molfettesi rivedono in lui, nei suoi gesti e nelle sue parole il loro indimenticabile Vescovo.
E penso: se dovesse scendere fra noi e potessi parlargli, cosa potrei dirgli? E se potessi stringere la sua mano, cosa proverei? Terminata la Messa, il Papa scende dal palco dalla parte opposta rispetto alla mia posizione, facendo svanire in me, per un attimo, la speranza di un abbraccio.
Esco velocemente dal settore, seguendo le voci di coloro che acclamano il nome del Pontefice, mi dirigo verso di loro e me lo ritrovo a pochi passi. A piedi, che incontra e saluta la gente. Mi viene incontro, tendo la mia mano e lui l'afferra, mi parla, mi chiede di pregare per lui e mi accarezza. Il cuore mi batte forte, la voce mi si rompe dall'emozione e riesco solo a dire: Grazie.
L'emozione provata non si può tradurre in parole, né troverebbe spazio su di un foglio. E' un turbinio di sensazioni che permane nel profondo, che scuote l'essere e ne mette in discussione le certezze.
Resta in me la gratitudine per un gesto non scontato, unico e – forse – irripetibile».
La testimonianza che vi proponiamo è quella di un ragazzo disabile, ai piedi dell'altare e a cui Papa Francesco ha impartito la Sua benedizione, regalando anche un rosario e scambiando qualche parola.
Lo ha fatto con tutte le persone meno fortunate che erano lì, pronte a stringergli la mano. Non si è tirato indietro, anzi. Ma ha avuto parole di conforto per tutti.
«L'unicità dell'evento, credo, abbia suscitato l'interesse anche di coloro che, come me, non sono assidui partecipanti delle pubbliche manifestazioni religiose.
Il binomio don Tonino Bello – Papa Francesco ha fatto da "molla". Dovevo esserci !!
Assunte le informazioni, grazie alla disponibilità degli operatori e dei religiosi della Parrocchia san Pio X, ho ottenuto il famoso e tanto agognato "pass" di accesso per assistere alla messa celebrata da Francesco, qui nella mia città, per rivivere – o nel mio caso vivere per la prima volta – la stessa giornata di aprile 1993 in cui l'intera città di Molfetta si fermò per partecipare alle esequie di don Tonino, l'amatissimo Vescovo prematuramente scomparso.
Giunto al varco di accesso, con immensa trepidazione prendo posto nel settore assegnatomi, sul lato sinistro del palco su cui sarebbe salito il Papa per la celebrazione e, fortunatamente, a pochissima distanza. Cinque ore dopo, finalmente, l'arrivo del Papa a Molfetta!!!
Non l'ho visto immediatamente, ma avere la certezza che ormai fosse qui mi ha dato un'emozione fortissima, riempiendo in pochi istanti il vuoto dell'attesa. Ascoltare la sua voce e vederlo a pochi metri da me mi ha riempito l'animo di gioia. Le parole del Santo Padre provocano in ciascuno riflessioni ed emozioni differenti; ho avvertito nelle sue parole il tono del buon consiglio, come quello che il genitore sa dare al proprio figlio. Lui non ha predicato. Ha consigliato qual è la giusta visione e la strada da seguire, per la vita.
Ecco la similitudine con don Tonino, che, purtroppo, non ho conosciuto ma di cui ho apprezzato la modernità di pensiero. Lui che ha aperto le stanze del Seminario ai poveri e che ha offerto il suo letto agli ultimi; Papa Francesco che esce dal Palazzo Apostolico e va negli stessi luoghi in cui quel Vescovo è vissuto ed ha parlato di "chiesa del grembiule", come già Bergoglio, da parroco, negli stessi anni, aveva fatto nella parte opposta del mondo. Papa Francesco sente don Tonino simile a lui; e forse sa che i molfettesi rivedono in lui, nei suoi gesti e nelle sue parole il loro indimenticabile Vescovo.
E penso: se dovesse scendere fra noi e potessi parlargli, cosa potrei dirgli? E se potessi stringere la sua mano, cosa proverei? Terminata la Messa, il Papa scende dal palco dalla parte opposta rispetto alla mia posizione, facendo svanire in me, per un attimo, la speranza di un abbraccio.
Esco velocemente dal settore, seguendo le voci di coloro che acclamano il nome del Pontefice, mi dirigo verso di loro e me lo ritrovo a pochi passi. A piedi, che incontra e saluta la gente. Mi viene incontro, tendo la mia mano e lui l'afferra, mi parla, mi chiede di pregare per lui e mi accarezza. Il cuore mi batte forte, la voce mi si rompe dall'emozione e riesco solo a dire: Grazie.
L'emozione provata non si può tradurre in parole, né troverebbe spazio su di un foglio. E' un turbinio di sensazioni che permane nel profondo, che scuote l'essere e ne mette in discussione le certezze.
Resta in me la gratitudine per un gesto non scontato, unico e – forse – irripetibile».