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Natalicchio: "Sì, mi dimetto veramente". A meno che...

La decisione del sindaco dimissionario causata dai malumori del Pd

Niente passo indietro, nessun dietrofront dell'ultim'ora. Paola Natalicchio nonostante la campagna social contraddistinta dall'hashtag: #paolanonmollare non è disponibile a rivalutare la sua scelta. "Abbiamo deciso di tornare qui - commenta il sindaco - dove 25 mesi fa mi avete proclamata sindaco. Al punto di partenza".

Il sindaco di Molfetta, caduto sotto i colpi delle faide interne al centro-sinistra, spiega la sua decisione che sembra irremovibile. «Quella degli ultimi giorni è una storia semplice - dice - con il Pd che ha deciso di far valere la forza dei numeri. Mi dimetto perché non mi faccio guastare né ricattare. Non voglio parlare un minuto di più con questa classe dirigente del Pd". "Il 2 luglio 2015 - si sfoga - arrivano le dimissioni dell'assessore al commercio Tommaso Spadavecchia che in seguito mi dice: non sono personali, non prendertela con me. E' il partito che ha deciso».

A innescare la crisi al Comune di Molfetta è stata l'uscita dal partito dell'ex assessore regionale Guglielmo Minervini (seguito poi da alcuni ex iscritti del Pd come Giovanni Abbattista, tutti di fede minerviniana): «Tante persone sono state messe alla porta. I problemi sono nati con le dimissioni dell'ormai ex segretario del Pd Giulio Calvani. Appena ha detto addio al partito Guglielmo Minervini candidato alle regionali con "Noi a sinistra" a Molfetta si è svolto un congresso lampo dal quale diviene segretario Piero de Nicolo».

«Nei mesi precedenti - continua - sono nate in questa città due associazioni dal nome "Cambia Verso" e "Molfetta Riformista" (sorridi alla nuova Molfetta ironizza il sindaco). I guai per questa amministrazione, cominciano con l'incidente delle assunzioni alla Molfetta Multiservizi con conseguenti dimissioni di Piero de Nicolo che mi dice: queste sono le dimissioni dalla Multiservizi. Se le accetti saranno problemi". "Ho i testimoni. - spiega Paola Natalicchio - Di lì è cominciato tutto».

Subito quindi è arrivata la richiesta di rimpasto fatta dai democratici con l'imbarazzo della Natalicchio. È cominciato un gioco di accuse e ricatti. «Ero disponibile al rimpasto - spiega il sindaco - una città non può cadere per una poltrona. Ho chiamato il capogruppo del Pd Giulio Germinario per dirgli che avevo accettato il rimpasto pur di salvare la città». «Poi giovedì 16 luglio mentre la mia giunta è riunita è in corso un'iniziativa dell'associazione "Cambia Verso", vicina al Pd, con Lillino Di Gioia (sorridi alla nuova Molfetta ironizza nuovamente il sindaco) affiancato dalla consigliere e presidente della commissione Urbanistica Annalisa Altomare che apprendo per ammissione dello stesso de Nicolo si sia dimessa».

«Sempre quella sera - spiega Natalicchio - anche il consigliere Roberto la Grasta mi dice: sindaco anche io ho pensato di dimettermi dalla Commissione Affari Generali perchè Maralfa, Gadaleta e Abbattista non si presentano». «Roberto la Grasta - dice il sindaco - era candidato nel 2013 con Signora Molfetta e poi ha preso un autobus ed è andato nel Pd. Ma visto che quelli di Signora Molfetta sono signori per davvero gli abbiamo lasciato pure la Commissione».

«Saverio Patimo invece - racconta la Natalicchio - nella Commissione Socialità sul centro anziani (dolorosamente chiuso) ha contestato che noi avessimo premeditato già di chiuderlo. Questo è il Partito democratico, questa è la classe dirigente dell'attuale Pd».
Sulle dimissioni: «Mi chiedono: ti dimetti veramente? Sì, mi dimetto veramente veramente. Nella vita, a volte, bisogna fermare la giostra, soprattutto se uno ha mal di stomaco. Il Pd sta facendo il partito con la calcolatrice in mano. Abbiamo sopportato finchè è stato possibile. La condizione per poter continuare a fare il sindaco - conclude - è che cambi la classe dirigente di questo Pd perchè io con Piero de Nicolo, Annalisa Altomare e Lillino Di Gioia non voglio avere nulla a che fare».

(La foto è della pagina facebook "Paola non mollare").
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