Politica
Paola Natalicchio: "Niente giri di parole, abbiamo perso"
Il sindaco commenta i risultati del referendum
Molfetta - lunedì 18 aprile 2016
7.15
"Non mi piacciono i giri di parole. Non mi piace la mistificazione della realtà. Non mi piace usare il fondotinta della propaganda per coprire l'evidenza di come sono andate le cose. Abbiamo perso il referendum, come da copione, anzi peggio del copione". E' ancora sera quando il sindaco Paola Natalicchio alza bandiera bianca e posta questo messaggio sulla sua pagina Facebook. Ammette la sconfitta, Natalicchio, seppur con grande rammarico. Le sue parole fotografano bene quello il risultato bruciante per quella parte della sinistra che aveva sostenuto il "sì".
Già alle 19 Natalicchio aveva notato come il dato di Molfetta dell'affluenza "non fa onore al nostro orgoglio di città marittima" ponendo l'accento su un'affluenza in linea con quella nazionale ma molto al di sotto rispetto all'affluenza fatta registrare a Bari e in tutta la Puglia.
"Sette italiani su dieci sono rimasti a casa -- osserva il sindaco a urne chiuse --. Il loro disimpegno trova l'applauso convinto del Presidente del Consiglio, le battute sguaiate di parlamentari che festeggiano dagli spalti di una classe politica che rivendica di essere riuscita a boicottare la democratica partecipazione. Niente da ridere, niente da festeggiare. Il tutto mentre Molfetta conferma una crisi elettorale che suscita amarezza. Solo 15.900 votanti, il 32,3 percento a fronte di dati provinciali e regionali ben più alti. Peggio delle elezioni europee del 2014, che pure col 34 percento furono un segnale grave di crisi del voto d'opinione. Molfetta delude. Attaccano il mare suo e abbassa la testa. Nella città regina della pesca adriatica, del turismo "blu", della passione per le battaglie ambientali. Nella città dei marittimi, dei naviganti, dei cittadini incollati al tramonto a fissare l'orizzonte, dell'odore del sale nell'aria, del vento in faccia, del faro bianco, dei frangiflutti a largo e delle aste notturne al mercato. Orgoglio a bassa carica, nessun sussulto identitario, nessuna energia dal basso verso l'alto, nessuna spinta vera di disinteressata passione. Grazie a chi ha votato, a chi ha lavorato sodo in queste settimane, a chi ha sentito addosso il dovere di una battaglia giusta, senza indecisione. Ma peccato, peccato davvero".
Già alle 19 Natalicchio aveva notato come il dato di Molfetta dell'affluenza "non fa onore al nostro orgoglio di città marittima" ponendo l'accento su un'affluenza in linea con quella nazionale ma molto al di sotto rispetto all'affluenza fatta registrare a Bari e in tutta la Puglia.
"Sette italiani su dieci sono rimasti a casa -- osserva il sindaco a urne chiuse --. Il loro disimpegno trova l'applauso convinto del Presidente del Consiglio, le battute sguaiate di parlamentari che festeggiano dagli spalti di una classe politica che rivendica di essere riuscita a boicottare la democratica partecipazione. Niente da ridere, niente da festeggiare. Il tutto mentre Molfetta conferma una crisi elettorale che suscita amarezza. Solo 15.900 votanti, il 32,3 percento a fronte di dati provinciali e regionali ben più alti. Peggio delle elezioni europee del 2014, che pure col 34 percento furono un segnale grave di crisi del voto d'opinione. Molfetta delude. Attaccano il mare suo e abbassa la testa. Nella città regina della pesca adriatica, del turismo "blu", della passione per le battaglie ambientali. Nella città dei marittimi, dei naviganti, dei cittadini incollati al tramonto a fissare l'orizzonte, dell'odore del sale nell'aria, del vento in faccia, del faro bianco, dei frangiflutti a largo e delle aste notturne al mercato. Orgoglio a bassa carica, nessun sussulto identitario, nessuna energia dal basso verso l'alto, nessuna spinta vera di disinteressata passione. Grazie a chi ha votato, a chi ha lavorato sodo in queste settimane, a chi ha sentito addosso il dovere di una battaglia giusta, senza indecisione. Ma peccato, peccato davvero".