Politica
Paola Natalicchio e l'analisi politica dall'Italia a Molfetta: l'ex sindaco parla sulla pagine di "La Repubblica"
Sulle sue dimissioni: «Perseguitata dal Pd»; sul 4 marzo: «Abbiamo imbarcato i cattivi sulla barca diventando una zattera»
Molfetta - lunedì 2 aprile 2018
E' una lunga intervista quella che Paola Natalicchio rilascia a Concita de Gregorio per "La Repubblica".
Sostanzialmente il primo intervento pubblico dell'ex sindaco dopo le dimissioni dalla segreteria di Sinistra Italiana, dopo il 4 marzo (Natalicchio sosteneva Leu) e che non dimentica i passaggi su Molfetta: dalla primavera del 2013 che portò l'allora "solo" giornalista a candidarsi a primo cittadino della propria città natia fino ai giorni terribili delle dimissioni e al conseguente periodo di commissariamento del Comune prima dell'arrivo di Tommaso Minervini.
L'addio alla segreteria di Sinistra Italiana (partito che però rappresenta in Consiglio comunale) è arrivato all'indomani del voto politico e dell'esperienza con Liberi e uguali.
«Abbiamo imbarcato i cattivi sulla barca dei buoni. E siamo diventati una zattera», sintetizza mentre la stretta attualità in Puglia prevede «Emiliano, principe delle larghe intese locali».
Ed è su questo punto che Molfetta torna prepotentemente in auge.
«Quando mi sono insediata (a Sindaco, ndr) era il tempo di Italia bene comune, il patto tra Vendola e Bersani. Il Pd era nella mia maggioranza. Dopo, tutto è cambiato molto rapidamente: sono iniziate le larghe intese, il Pd sui territori si è innamorato dell'idea di conquistare il centro, poi pezzi di destra».
Ma cosa successe, esattamente, in città?
«Il Pd mi ha letteralmente perseguitata perchè non facessi un piano regolatore in riduzione, cioè che riducesse l'edificazione prevista nel 2001. Bisognava mantenere gli interessi degli imprenditori locali, evidentemente», racconta Natalicchio a Concita de Gregorio.
Adesso il ruolo di Consigliere, nell'opposizione di centrosinistra, nella massima assise cittadina, «un impegno preso con gli elettori. Mettere le mani nelle cose mi ricorda sempre perchè faccio politica», racconta da matricola in Scienze dell'amministrazione e delle politiche pubbliche.
Sostanzialmente il primo intervento pubblico dell'ex sindaco dopo le dimissioni dalla segreteria di Sinistra Italiana, dopo il 4 marzo (Natalicchio sosteneva Leu) e che non dimentica i passaggi su Molfetta: dalla primavera del 2013 che portò l'allora "solo" giornalista a candidarsi a primo cittadino della propria città natia fino ai giorni terribili delle dimissioni e al conseguente periodo di commissariamento del Comune prima dell'arrivo di Tommaso Minervini.
L'addio alla segreteria di Sinistra Italiana (partito che però rappresenta in Consiglio comunale) è arrivato all'indomani del voto politico e dell'esperienza con Liberi e uguali.
«Abbiamo imbarcato i cattivi sulla barca dei buoni. E siamo diventati una zattera», sintetizza mentre la stretta attualità in Puglia prevede «Emiliano, principe delle larghe intese locali».
Ed è su questo punto che Molfetta torna prepotentemente in auge.
«Quando mi sono insediata (a Sindaco, ndr) era il tempo di Italia bene comune, il patto tra Vendola e Bersani. Il Pd era nella mia maggioranza. Dopo, tutto è cambiato molto rapidamente: sono iniziate le larghe intese, il Pd sui territori si è innamorato dell'idea di conquistare il centro, poi pezzi di destra».
Ma cosa successe, esattamente, in città?
«Il Pd mi ha letteralmente perseguitata perchè non facessi un piano regolatore in riduzione, cioè che riducesse l'edificazione prevista nel 2001. Bisognava mantenere gli interessi degli imprenditori locali, evidentemente», racconta Natalicchio a Concita de Gregorio.
Adesso il ruolo di Consigliere, nell'opposizione di centrosinistra, nella massima assise cittadina, «un impegno preso con gli elettori. Mettere le mani nelle cose mi ricorda sempre perchè faccio politica», racconta da matricola in Scienze dell'amministrazione e delle politiche pubbliche.