Cronaca
Ostuni, traffico di finti Rolex. A rivenderli era un 40enne di Molfetta
Chiusa l’indagine su "Lo Scrigno": il molfettese, con un reddito di 600 euro, ha versato in banca 108mila euro
Molfetta - lunedì 9 dicembre 2019
8.21
Sono almeno 50 i Rolex falsi venduti da Giuseppe Pannofino, proprietario di "Lo Scrigno" di Ostuni, una insegna notissima tra gli appassionati di orologi di lusso, poi finiti al polso di clienti ignari, ma anche nelle vetrine di negozi importanti in tutta la Puglia.
La Procura della Repubblica di Brindisi ha chiuso l'indagine che nell'aprile 2018 portò in manette 6 persone tra cui il tarantino Egidio Stevens Saracino (finito in carcere) e Giuseppe Pannofino, proprietario di "Lo Scrigno". Ora gli indagati sono 9 - nell'inchiesta compare anche il nome di un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro - e rispondono tutti, a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione.
L'ultima ipotesi - secondo quanto riporta La Gazzetta del Mezzogiorno - riguarda un altro gioielliere, titolare del negozio di orologi usati dell'aeroporto di Bari. Secondo l'accusa lui avrebbe consapevolmente comprato due Rolex falsi da Pannofino. L'indagine, partita a seguito di una verifica fiscale a "Lo Scrigno", punta a dimostrare che i Rolex venduti da Pannofino erano in realtà assemblati con pezzi in parte falsi, costruiti a Napoli, ma venduti sempre come veri.
Circa 50 le vendite nel mirino, che sono state ricostruite o attraverso i documenti fiscali, o con i racconti degli interessati o anche da quanto emerso attraverso le intercettazioni telefoniche. Secondo l'accusa era Saracino a far costruire gli orologi a Napoli - assemblati con pezzi in parte originali e in parte falsi e a un occhio poco esperto il trucco poteva sfuggire - facendoli poi consegnare (visto che lui era ai domiciliari) da alcuni corrieri a Pannofino.
A rivenderli era anche un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro che in un anno ha versato in banca 108mila euro in contanti girandone 103mila a Pannofino. Il gioielliere di Ostuni è tornato in libertà la scorsa estate, con un provvedimento del giudice per le indagini preliminari poi impugnato dalla Procura della Repubblica di Brindisi e annullato a settembre, ora in Corte di Cassazione.
Resta in sospeso l'accusa di truffa perché per contestarla servono le querele degli acquirenti, ma in pochi hanno denunciato Pannofino e gli altri gioiellieri che nel corso degli anni si sono approvvigionati da lui, mentre tanti altri Rolex sono finiti chissà dove, alcune volte venduti probabilmente a turisti.
La Procura della Repubblica di Brindisi ha chiuso l'indagine che nell'aprile 2018 portò in manette 6 persone tra cui il tarantino Egidio Stevens Saracino (finito in carcere) e Giuseppe Pannofino, proprietario di "Lo Scrigno". Ora gli indagati sono 9 - nell'inchiesta compare anche il nome di un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro - e rispondono tutti, a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione.
L'ultima ipotesi - secondo quanto riporta La Gazzetta del Mezzogiorno - riguarda un altro gioielliere, titolare del negozio di orologi usati dell'aeroporto di Bari. Secondo l'accusa lui avrebbe consapevolmente comprato due Rolex falsi da Pannofino. L'indagine, partita a seguito di una verifica fiscale a "Lo Scrigno", punta a dimostrare che i Rolex venduti da Pannofino erano in realtà assemblati con pezzi in parte falsi, costruiti a Napoli, ma venduti sempre come veri.
Circa 50 le vendite nel mirino, che sono state ricostruite o attraverso i documenti fiscali, o con i racconti degli interessati o anche da quanto emerso attraverso le intercettazioni telefoniche. Secondo l'accusa era Saracino a far costruire gli orologi a Napoli - assemblati con pezzi in parte originali e in parte falsi e a un occhio poco esperto il trucco poteva sfuggire - facendoli poi consegnare (visto che lui era ai domiciliari) da alcuni corrieri a Pannofino.
A rivenderli era anche un 40enne di Molfetta, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro che in un anno ha versato in banca 108mila euro in contanti girandone 103mila a Pannofino. Il gioielliere di Ostuni è tornato in libertà la scorsa estate, con un provvedimento del giudice per le indagini preliminari poi impugnato dalla Procura della Repubblica di Brindisi e annullato a settembre, ora in Corte di Cassazione.
Resta in sospeso l'accusa di truffa perché per contestarla servono le querele degli acquirenti, ma in pochi hanno denunciato Pannofino e gli altri gioiellieri che nel corso degli anni si sono approvvigionati da lui, mentre tanti altri Rolex sono finiti chissà dove, alcune volte venduti probabilmente a turisti.