Cronaca
Ossidatore termico, una soluzione per distruggere gli ordigni bellici sui fondali molfettesi?
Di prossima installazione, a Civitavecchia, servirà a distruggere gli ordigni risalenti alla II guerra mondiale
Molfetta - lunedì 11 agosto 2014
9.22
Un ossidatore termico per distruggere gli ordigni bellici nel nostro mare, residui della seconda guerra mondiale ancora presenti dentro le nostre acque, sui nostri fondali. Potrebbe essere questa la soluzione al problema delle armi chimiche presenti a ridosso delle zone costieri pugliesi. Forse.
La cosa sarebbe al vaglio delle autorità italiane.
L'impegno dello Stato italiano volto a distruggere gli ordigni risale al 1997, l'anno di ratifica della Convenzione di Parigi sulla proibizione delle armi chimiche. Secondo il trattato internazionale «tali armi avrebbero dovuto essere distrutte nel rispetto di una particolare procedura entro il 31 dicembre 2012. Tuttavia all'Italia è stata concessa una deroga temporale, per il prosieguo dell'attività di distruzione delle suddette armi, senza la prescrizione di una data stabilita, né a breve né a medio termine».
Bisogna dunque procedere quanto prima. Per procedere alle operazioni è stato deciso di acquisire e installare (a Civitavecchia) un ossidatore termico che andrebbe subito distinto da quello che è più comunemente denominato inceneritore.
I dubbi e qualche timore restano considerando gli eventuali potenziali rischi per la cittadinanza, anche se dai "Palazzi romani" arrivano rassicurazioni sull'eventuale utilizzo di un ossidatore termico che risulterebbe preferibile ad altri sistemi per la demilitarizzazione di munizionamento a caricamento speciale. Qualora non si procedesse all'acquisizione e, di conseguenza, non si potesse procedere alla distruzione di tutte le armi chimiche ancora stoccate, l'Italia risulterebbe comunque non ottemperante ad una convenzione internazionale alla quale ha aderito. Insomma una questione di primaria importanza che potrebbe vedere nell'ossidatore termico una soluzione pratica anche per le nostre zone marine costiere.
La cosa sarebbe al vaglio delle autorità italiane.
L'impegno dello Stato italiano volto a distruggere gli ordigni risale al 1997, l'anno di ratifica della Convenzione di Parigi sulla proibizione delle armi chimiche. Secondo il trattato internazionale «tali armi avrebbero dovuto essere distrutte nel rispetto di una particolare procedura entro il 31 dicembre 2012. Tuttavia all'Italia è stata concessa una deroga temporale, per il prosieguo dell'attività di distruzione delle suddette armi, senza la prescrizione di una data stabilita, né a breve né a medio termine».
Bisogna dunque procedere quanto prima. Per procedere alle operazioni è stato deciso di acquisire e installare (a Civitavecchia) un ossidatore termico che andrebbe subito distinto da quello che è più comunemente denominato inceneritore.
I dubbi e qualche timore restano considerando gli eventuali potenziali rischi per la cittadinanza, anche se dai "Palazzi romani" arrivano rassicurazioni sull'eventuale utilizzo di un ossidatore termico che risulterebbe preferibile ad altri sistemi per la demilitarizzazione di munizionamento a caricamento speciale. Qualora non si procedesse all'acquisizione e, di conseguenza, non si potesse procedere alla distruzione di tutte le armi chimiche ancora stoccate, l'Italia risulterebbe comunque non ottemperante ad una convenzione internazionale alla quale ha aderito. Insomma una questione di primaria importanza che potrebbe vedere nell'ossidatore termico una soluzione pratica anche per le nostre zone marine costiere.