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Ospedale di Molfetta a rischio collasso?
Le due verità
Molfetta - giovedì 10 aprile 2014
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La storia del declino è cominciata nel lontano 2012, anno che segnò il declassamento della struttura ospedaliera molfettese per mano del "Piano di Rientro Sanitario". Quest'ultimo, come aveva assicurato il Governatore Vendola, sarebbe stata improntato su criteri oggettivi, primo fra tutti la riconversione degli ospedali inefficienti in strutture territoriali. Tutto ciò nell'ambito di una logica di assistenza e presa in carico dei bisogni delle persone, sulla base dell'utilizzo dei posti letto, dell'appropriatezza e della complessità delle prestazioni. All'indomani di queste rassicurazioni, è arrivata la clamorosa smentita e ancora una volta le logiche della politica hanno prevalso su quelle dell'efficienza. La situazione ad oggi pare avere dei riscontri opposti e negativi visto che, innanzitutto il "Don Tonino Bello" non è più presidio autonomo ma sede distaccata dell'Ospedale San Paolo di Bari e inoltre senza dimenticare che appena un anno fa la regione nell'immobilismo più assoluto da parte dell'assessore regionale ha cancellato l'Unità Operativa Nefrologia e Dialisi.
Sulla questione legata all'Ospedale di Molfetta i pareri di opposizione e maggioranza sono differenti. Neanche a dirlo. Il consigliere comunale di minoranza Mariano Caputo (Molfetta Futura) ha dichiarato: « ciò che sta accadendo all'Ospedale di Molfetta è sotto gli occhi di tutti ma nessuno interviene per superare una criticità che ci porterà ben presto alla chiusura del Presidio che coinvolge un bacino di utenza di 100.000 persone tra Molfetta e Giovinazzo. È da tempo che si chiede di intervenire su alcune criticità riscontrate in ambito ospedaliero e in particolare ci riferiamo ai lunghi ed estenuanti tempi di attesa cui vengono sottoposti i cittadini che hanno bisogno di una visita cardiologica, di una mammografia, visita ortopedica, nefrologica, esame endoscopico, ecc. L'intera comunità - continua Caputo - deve prendere atto dell'arroganza della Regione Puglia che in questi anni ha completamente depotenziato l'Ospedale di Molfetta. Sono scomparsi tutti i Direttori delle strutture complesse di Radiologia, Nefrologia, Pronto soccorso, Laboratorio di Analisi, Ortopedia, Medicina e Cardiologia. Tutte specializzazioni che erano presenti nella nostra struttura e che oggi, con la complicità degli amministratori regionali e di una completa indifferenza dell'amministrazione Natalicchio, sono stati scippati in favore di altre strutture ospedaliere. L'Ospedale di Molfetta ha bisogno di profondi investimenti in apparecchiature poiché mancano Ecografi, Elettrocardiogrammi, una Risonanza Magnetica e chi più ne ha più ne metta».
Più cauto e rassicurante il vice-sindaco Bepi Maralfa: «L'Ospedale di Molfetta dieci anni fa per la Regione era una struttura da chiudere, mentre oggi possiamo dire che diversi reparti del nostro ospedale rappresentano il fiore all'occhiello e un punto di riferimento per i comuni limitrofi, soprattutto grazie alle competenze dei medici in esso impegnati. La sanità regionale ha per anni presentato notorie criticità economico finanziarie che hanno negativamente inciso nell'efficientamento delle strutture sanitarie, anche Molfetta ne ha innegabilmente risentito. Tuttavia ci sono stati anche importanti lavori di ristrutturazione e il personale medico e paramedico sono il valore aggiunto della nostra struttura. Vanno assolutamente sostenuti e difesi in modo tale che tutto possa continuare a funzionare per il meglio. Il futuro dell'Ospedale - prosegue il vicesindaco - non è affatto preoccupante. Si tratta però di battersi per formulare ed attuare piani di interventi nei limiti delle disponibilità delle risorse finanziarie regionali per migliorare gli attuali livelli del servizio. L'assessore Gentile ha ragione quando dice che l'impegno della Regione è massimo per la sanità e che si sta cercando di trarre tutti gli sforzi possibili per razionalizzare le risorse e destinarle secondo criteri di equità fra le varie strutture ospedaliere».
La situazione è complicata ma bisogna spostare l'asse dell'attenzione al diritto alla salute che va garantito a tutti i cittadini, tralasciando logiche di potere che ne hanno offuscato l'inviolabilità di un diritto fondamentale. Complice la gravissima crisi economica, la sanità pugliese e quella locale si ritrova ora sull'orlo del baratro, costretta com'è dai tagli dei posti letto, dal blocco del turnover e delle assunzioni che vanno a ridurre ulteriormente le prestazioni ai cittadini non solo sul versante ospedaliero ma, paradossalmente, anche in quei settori deputati all'assistenza territoriale che, ancora una volta, viene dichiarata come obiettivo primario da raggiungere. In Puglia gli ospedali da riconvertire sono chiusi, anche se non tutti e il prossimo potrebbe essere proprio quello di Molfetta. Eppure la vecchia amministrazione sotto la gestione del senatore Antonio Azzollini aveva promosso il progetto dell'Ospedale Consorziale del "Nord Barese". L'ospedale unico del Nord Barese avrebbe richiamato a se le città di Molfetta, Giovinazzo, Bisceglie, Trani, Corato, Ruvo e Terlizzi.
Sulla Progetto dell'Ospedale Consorziale del "Nord Barese" il consigliere Mariano Caputo ha dichiarato: «quest'iniziativa è oramai divenuta un'utopia visto che nessuna richiesta di finanziamento, nessuna proposta progettuale, nessun confronto pubblico sul tema, nessuna discussione in Consiglio Comunale è stata posta in essere dall'attuale amministrazione comunale di centrosinistra facendo riscontrare una responsabilità politica della Natalicchio».
Sull'iniziativa promossa dalla passata amministrazione Bepi Maralfa ha sottolineato: «nell'organizzazione del sistema sanitario, competenza delegata alle Regioni, la Puglia ha previsto la costruzione di 5 nuovi ospedali, all'avanguardia, con tutte le specializzazioni e comprensoriali. Per il nord barese ha chiesto ai sindaci di individuare un'area, è stata formalizzata una ipotesi in una zona tra Molfetta e Bisceglie. Stiamo valutando di tornare a convocare i sindaci per invitare la Regione ad accelerare la sottoscrizione dell'accordo di programma con il Ministero della Salute da cui deriveranno i soldi per la costruzione. Il diritto alla salute è il più importante e i cittadini meritano di avere i migliori presidi possibili per la loro tutela. Non vi sono amministrazioni e colori politici che tengano. Certo è che il "Don Tonino Bello" è struttura ospedaliera che merita di essere valorizzata prima di ogni altra cosa. Il resto lo consegniamo al futuro nell'auspicio che la nuova progettazione porti maggiori salvaguardie alla salute dei cittadini». La fase di convalescenza non è iniziata ma a quanto pare il ricovero della struttura ospedaliera locale sarà lungo.