Cronaca
Omicidio Parisi, riconosciuta la premeditazione: 22 anni a Farinola
L'uomo fu ucciso nel 2019 e il suo delitto fu premeditato. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Trani
Molfetta - venerdì 19 febbraio 2021
14.00
Per i giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Trani quello di Corrado Parisi, il 47enne assassinato a colpi di pistola il pomeriggio del 7 luglio 2019, a Molfetta, fu un omicidio premeditato. Per questo Sergio Farinola, il 45enne accusato di quel delitto ed attualmente detenuto ai domiciliari per motivi di salute, è stato condannato a 22 anni di reclusione.
La pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Francesco Tosto, aveva chiesto una condanna a 25 anni per l'autore del delitto, avvenuto con premeditazione. Una richiesta accolta dai giudici (presidente Giulia Pavese) che hanno condannato l'imputato, al termine dell'udienza dibattimentale di questa mattina, alla pena di 22 anni di carcere per i reati di omicidio volontario, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, aggravati dalla premeditazione. All'uomo, inoltre, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, è stata anche applicata la libertà vigilata per 3 anni.
Stando alle indagini dei Carabinieri, intervenuti sul posto, Sergio Farinola si sarebbe fatto giustizia da solo al culmine di una lite. Il fatto avvenne all'esterno del bar Meeting di via Capotorti, periferia della città. Farinola impugnò la pistola e aprì il fuoco, sparando tre colpi al torace dell'uomo: Corrado Parisi morì poco dopo l'arrivo in ospedale, al don Tonino Bello. Successivamente Farinola, accompagnato dai suoi legali, Andrea Calò e Angelo Mascolo, si costituì presso gli uffici della Compagnia di Molfetta, dove confessò il delitto, prima di essere condotto nel carcere di Trani.
Nel corso delle udienze sono state ammesse le costituzioni di parte civile dei familiari della vittima: la vedova, i figli, e i germani, assistiti dall'avvocato Marco Di Bartolomeo, e la mamma, difesa dal legale Michele Salvemini. I giudici, nei loro confronti, hanno riconosciuto una provvisionale di 40mila euro alla madre, di 50mila alla moglie e ai tre figli e di 10mila euro ai quattro germani, tutte immediatamente esecutive, e stabilito altresì che il risarcimento dei danni cagionati alle costituite parti civili venga deciso e poi liquidato per intero in un separato giudizio di natura civile.
Per conoscere le argomentazioni dei giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Trani si dovrà attendere il deposito delle motivazioni, previsto entro il termine di 90 giorni. Bisognerà dunque attendere il mese di maggio per conoscere le motivazioni di una sentenza che, come già comunicato dalla difesa del 45enne, sarà impugnata in Appello.
La pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Francesco Tosto, aveva chiesto una condanna a 25 anni per l'autore del delitto, avvenuto con premeditazione. Una richiesta accolta dai giudici (presidente Giulia Pavese) che hanno condannato l'imputato, al termine dell'udienza dibattimentale di questa mattina, alla pena di 22 anni di carcere per i reati di omicidio volontario, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, aggravati dalla premeditazione. All'uomo, inoltre, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, è stata anche applicata la libertà vigilata per 3 anni.
Stando alle indagini dei Carabinieri, intervenuti sul posto, Sergio Farinola si sarebbe fatto giustizia da solo al culmine di una lite. Il fatto avvenne all'esterno del bar Meeting di via Capotorti, periferia della città. Farinola impugnò la pistola e aprì il fuoco, sparando tre colpi al torace dell'uomo: Corrado Parisi morì poco dopo l'arrivo in ospedale, al don Tonino Bello. Successivamente Farinola, accompagnato dai suoi legali, Andrea Calò e Angelo Mascolo, si costituì presso gli uffici della Compagnia di Molfetta, dove confessò il delitto, prima di essere condotto nel carcere di Trani.
Nel corso delle udienze sono state ammesse le costituzioni di parte civile dei familiari della vittima: la vedova, i figli, e i germani, assistiti dall'avvocato Marco Di Bartolomeo, e la mamma, difesa dal legale Michele Salvemini. I giudici, nei loro confronti, hanno riconosciuto una provvisionale di 40mila euro alla madre, di 50mila alla moglie e ai tre figli e di 10mila euro ai quattro germani, tutte immediatamente esecutive, e stabilito altresì che il risarcimento dei danni cagionati alle costituite parti civili venga deciso e poi liquidato per intero in un separato giudizio di natura civile.
Per conoscere le argomentazioni dei giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Trani si dovrà attendere il deposito delle motivazioni, previsto entro il termine di 90 giorni. Bisognerà dunque attendere il mese di maggio per conoscere le motivazioni di una sentenza che, come già comunicato dalla difesa del 45enne, sarà impugnata in Appello.