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Cronaca
Omicidio De Gennaro, de Pasquale condannato a 16 anni di reclusione
Emessa la sentenza, nel processo discusso col rito abbreviato, per il 30enne accusato dell'episodio avvenuto a Molfetta
Molfetta - venerdì 14 febbraio 2025
8.43
Una condanna a 16 anni di reclusione in primo grado: è il verdetto emesso ieri a carico di Onofrio de Pasquale, 30enne, accusato di omicidio volontario per aver ucciso a coltellate Dario De Gennaro, di 23 anni, a Molfetta, il 15 febbraio 2024: quel giorno, il giovane uscì di casa e fu ritrovato, ventiquattrore dopo, cadavere.
La sentenza è stata emessa dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, al termine del processo discusso in abbreviato che ha permesso all'imputato, che rispondeva anche di tentata soppressione di cadavere e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. L'uomo, reo confesso, rinchiuso a Taranto e difeso dagli avvocati Andrea Calò e Dario Iurlaro, è stato dichiarato interdetto dai pubblici uffici.
Riconosciuto, inoltre, il risarcimento dei danni da quantificarsi e liquidarsi in separata sede nei confronti delle quattro costituite parti civili: la mamma e la sorella, assistite dall'avvocato Michele Salvemini, e i due fratelli, difesi dagli avvocati Giuseppe Germinario e Fabio Petruzzella. Stando all'inchiesta, de Pasquale, che si costituì dopo poche ore, ammise di avere colpito De Gennaro dopo un alterco a «colpi di coltello, cagionandone il decesso», forse solo per cercare di difendersi.
Fu proprio lui, all'indomani del delitto, ad indicare dove si trovava il corpo, riposto all'interno di una nicchia della sua abitazione, al civico 27 di via Immacolata: de Pasquale, dopo averlo accoltellato, «compiva atti idonei e diretti a sopprimere, distruggere e a sottrarre» il corpo del 23enne. Per questo «dopo aver cagionato la morte di De Gennaro avvolgeva il cadavere all'interno di coperte e di cellophane, lo riponeva in una nicchia dell'abitazione e poi iniziava a formare del cemento».
Inoltre si sarebbe procurato anche dei mattoni forati da usare per murare la nicchia. Quella in cui de Pasquale, «deteneva marijuana che vendeva al dettaglio per conto di De Gennaro». I militari, infatti, nel corso della perquisizione sulla scena del crimine, oltre ad un coltello con una lama di 15 centimetri, recuperarono 121 bustine in cellophane con 158 grammi di marijuana, ulteriori 10 grammi della stessa droga per totali 123 dosi, altre 35 di marijuana e un bilancino di precisione.
Il movente sarebbe da ricondursi ai contrasti nella gestione del mercato della droga in città. Fra 90 giorni, intanto, si conosceranno le motivazioni della sentenza. «Prendiamo atto della sentenza - hanno detto i due legali dell'imputato, Calò e Iurlaro - e attendiamo di leggere le motivazioni per valutare un eventuale appello».
La sentenza è stata emessa dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, al termine del processo discusso in abbreviato che ha permesso all'imputato, che rispondeva anche di tentata soppressione di cadavere e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. L'uomo, reo confesso, rinchiuso a Taranto e difeso dagli avvocati Andrea Calò e Dario Iurlaro, è stato dichiarato interdetto dai pubblici uffici.
Riconosciuto, inoltre, il risarcimento dei danni da quantificarsi e liquidarsi in separata sede nei confronti delle quattro costituite parti civili: la mamma e la sorella, assistite dall'avvocato Michele Salvemini, e i due fratelli, difesi dagli avvocati Giuseppe Germinario e Fabio Petruzzella. Stando all'inchiesta, de Pasquale, che si costituì dopo poche ore, ammise di avere colpito De Gennaro dopo un alterco a «colpi di coltello, cagionandone il decesso», forse solo per cercare di difendersi.
Fu proprio lui, all'indomani del delitto, ad indicare dove si trovava il corpo, riposto all'interno di una nicchia della sua abitazione, al civico 27 di via Immacolata: de Pasquale, dopo averlo accoltellato, «compiva atti idonei e diretti a sopprimere, distruggere e a sottrarre» il corpo del 23enne. Per questo «dopo aver cagionato la morte di De Gennaro avvolgeva il cadavere all'interno di coperte e di cellophane, lo riponeva in una nicchia dell'abitazione e poi iniziava a formare del cemento».
Inoltre si sarebbe procurato anche dei mattoni forati da usare per murare la nicchia. Quella in cui de Pasquale, «deteneva marijuana che vendeva al dettaglio per conto di De Gennaro». I militari, infatti, nel corso della perquisizione sulla scena del crimine, oltre ad un coltello con una lama di 15 centimetri, recuperarono 121 bustine in cellophane con 158 grammi di marijuana, ulteriori 10 grammi della stessa droga per totali 123 dosi, altre 35 di marijuana e un bilancino di precisione.
Il movente sarebbe da ricondursi ai contrasti nella gestione del mercato della droga in città. Fra 90 giorni, intanto, si conosceranno le motivazioni della sentenza. «Prendiamo atto della sentenza - hanno detto i due legali dell'imputato, Calò e Iurlaro - e attendiamo di leggere le motivazioni per valutare un eventuale appello».