Cronaca
Non abusarono sessualmente dei loro figli, assolti dopo 3 anni
Marito e moglie furono arrestati nel 2017 e condannati a 12 e 3 anni. Assolti dalla Corte d'Appello
Molfetta - martedì 12 aprile 2022
16.16
Una coppia di coniugi del nord barese (il 43enne S.M. e la 39enne G.G.) è stata scagionata dall'accusa infamante di avere abusato dei propri figli minori: due fratellini avrebbero vissuto per molto tempo in una «dimensione di aberrazione sessuale», per gli inquirenti, fatta di abusi, violenze, botte e sottomissione psicologica.
Dopo 3 anni la Corte di Appello di Bari ha ribaltato la sentenza del Tribunale - già annullata con rinvio dalla Cassazione - che, nel 2019, aveva condannato in primo grado il papà dei due bambini a 12 anni di reclusione: l'uomo, difeso dall'avvocato Consiglia Carrieri, è stato assolto «perché i fatti non sussistono» dai reati di corruzione di minore e violenza sessuale e ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia. La pena è stata così ridimensionata: 3 anni e 6 mesi. Una pena, peraltro, già scontata.
Assolta «per non aver commesso il fatto» la madre, già in precedenza scagionata dal Tribunale da due reati più gravi che le erano stati contestati, ossia quello di corruzione di minore e violenza sessuale aggravata. La condanna a 3 anni per maltrattamenti in famiglia fu confermata in Appello. La donna, difesa dall'avvocato Giuseppe Arzillo, ha però impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio, assolvendo la donna dalla residua imputazione.
Una triste storia quella dei due bambini di un comune del nord barese e dei suoi genitori, arrestati dai Carabinieri su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, con l'accusa di aver esercitato violenze sessuali nei confronti dei due bambini, all'epoca dei fatti di 5 e di 9 anni. Per il padre, all'epoca dei fatti di 38 anni, si aprirono le porte del carcere, mentre la madre, che aveva 34 anni, fu confinata ai domiciliari.
Era l'8 novembre 2017 quando la coppia fu arrestata dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria. Stando alle indagini della Procura della Repubblica di Bari, sotto il coordinamento del pubblico ministero Simona Filoni, i due bambini, affetti da problemi psichici, sarebbero stati indotti a compiere e a subire atti sessuali, ad assistere ai rapporti dei genitori e in alcune occasioni a essere coinvolti negli stessi, a guardare film porno e a subire quotidianamente maltrattamenti fisici.
Sarebbero stati trattati come «oggetti», veri e propri «strumenti di piacere» nelle mani dell'uomo che li definiva «di sua proprietà» fu scritto nelle imputazioni. I due bambini, da luglio 2016, sono all'interno di una comunità su disposizione del Tribunale per i Minorenni di Bari, allontanati da quei genitori che, sempre secondo gli inquirenti, li costringevano a subire quotidianamente maltrattamenti fisici e botte, facendoli vivere in una condizione di scarsa igiene e non sana nutrizione.
L'inchiesta penale è cominciata proprio grazie alle segnalazioni degli educatori della comunità. Attraverso l'ascolto protetto dei due bambini, infatti, la Procura di Bari ha raccolto i dettagli di questa «indecente vicenda» come la definirono gli inquirenti, sviluppatasi «in un ambiente domestico, in quel luogo sacro che avrebbe dovuto per i bambini costituire un rifugio sicuro - si legge negli atti - in un contesto ambientale coincidente con quello di un nucleo familiare degradato e svilito».
Il 43enne e la 39enne, in primo grado condannati a 12 e 3 anni, sono stati assolti «perché i fatti non sussistono» (il padre) e «per non aver commesso il fatto» (la madre). Ma i due figli, che erano stati loro tolti, non sono mai tornati a casa. Oggi hanno 10 e 14 anni e conducono le loro vite altrove con altre famiglie.
Dopo 3 anni la Corte di Appello di Bari ha ribaltato la sentenza del Tribunale - già annullata con rinvio dalla Cassazione - che, nel 2019, aveva condannato in primo grado il papà dei due bambini a 12 anni di reclusione: l'uomo, difeso dall'avvocato Consiglia Carrieri, è stato assolto «perché i fatti non sussistono» dai reati di corruzione di minore e violenza sessuale e ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia. La pena è stata così ridimensionata: 3 anni e 6 mesi. Una pena, peraltro, già scontata.
Assolta «per non aver commesso il fatto» la madre, già in precedenza scagionata dal Tribunale da due reati più gravi che le erano stati contestati, ossia quello di corruzione di minore e violenza sessuale aggravata. La condanna a 3 anni per maltrattamenti in famiglia fu confermata in Appello. La donna, difesa dall'avvocato Giuseppe Arzillo, ha però impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio, assolvendo la donna dalla residua imputazione.
Una triste storia quella dei due bambini di un comune del nord barese e dei suoi genitori, arrestati dai Carabinieri su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, con l'accusa di aver esercitato violenze sessuali nei confronti dei due bambini, all'epoca dei fatti di 5 e di 9 anni. Per il padre, all'epoca dei fatti di 38 anni, si aprirono le porte del carcere, mentre la madre, che aveva 34 anni, fu confinata ai domiciliari.
Era l'8 novembre 2017 quando la coppia fu arrestata dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria. Stando alle indagini della Procura della Repubblica di Bari, sotto il coordinamento del pubblico ministero Simona Filoni, i due bambini, affetti da problemi psichici, sarebbero stati indotti a compiere e a subire atti sessuali, ad assistere ai rapporti dei genitori e in alcune occasioni a essere coinvolti negli stessi, a guardare film porno e a subire quotidianamente maltrattamenti fisici.
Sarebbero stati trattati come «oggetti», veri e propri «strumenti di piacere» nelle mani dell'uomo che li definiva «di sua proprietà» fu scritto nelle imputazioni. I due bambini, da luglio 2016, sono all'interno di una comunità su disposizione del Tribunale per i Minorenni di Bari, allontanati da quei genitori che, sempre secondo gli inquirenti, li costringevano a subire quotidianamente maltrattamenti fisici e botte, facendoli vivere in una condizione di scarsa igiene e non sana nutrizione.
L'inchiesta penale è cominciata proprio grazie alle segnalazioni degli educatori della comunità. Attraverso l'ascolto protetto dei due bambini, infatti, la Procura di Bari ha raccolto i dettagli di questa «indecente vicenda» come la definirono gli inquirenti, sviluppatasi «in un ambiente domestico, in quel luogo sacro che avrebbe dovuto per i bambini costituire un rifugio sicuro - si legge negli atti - in un contesto ambientale coincidente con quello di un nucleo familiare degradato e svilito».
Il 43enne e la 39enne, in primo grado condannati a 12 e 3 anni, sono stati assolti «perché i fatti non sussistono» (il padre) e «per non aver commesso il fatto» (la madre). Ma i due figli, che erano stati loro tolti, non sono mai tornati a casa. Oggi hanno 10 e 14 anni e conducono le loro vite altrove con altre famiglie.