Chiesa locale
L'ex sindaco di Lampedusa a Molfetta per “Volti rivolti. L’umanità che fa bene”
L’Azione Cattolica della Diocesi apre la campagna di adesione per il biennio 2019/2020
Molfetta - domenica 31 marzo 2019
"Volti", sguardi, "rivolti" verso gli altri. Parte proprio da quei volti, rivolti verso il futuro, verso "L'umanità che fa bene", la campagna di adesione dell'Azione Cattolica Diocesi di Molfetta per il biennio 2019/2020.
Per l'inizio di tale campagna, per affrontare con concretezza il tema dell'accoglienza, l'Azione cattolica ha promosso un incontro, tenutosi nei giorni scorsi in una gremita Aula Magna del Seminario Regionale, con la partecipazione dell'ex sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini e il Direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, che hanno dialogato con il giornalista Rai, Vito Giannulo.
Un incontro, in cui senza sconti per nessuno, sono state dette parole chiare in tema di accoglienza e di immigrazione, non si sono nascosti dietro un dito, ma hanno affrontato il tema dell'immigrazione, dell'emigrazione e dell'accoglienza a 360 gradi, non trascurando alcun aspetto.
Forte e chiaro i due relatori hanno spiegato «sono emergenze create ad hoc per distrarre dai problemi reali», creando nel Paese un clima di razzismo molto forte. Parafrasando un detto: "fa più rumore un gruppo di migranti che arriva, che tanti italiani che partono" per altre nazioni per trovare quello che l'Italia non riesce più a dare. Don Gianni, avendo avuto esperienze dirette all'estero con i nostri connazionali, dice perentorio: «c'è tanto rancore sociale da parte di chi vive all'estero».
Altro dato che i relatori hanno fatto rilevare è il forte scarto fra la realtà e la percezione di questi sbarchi mediati dall'informazione. «In questo momento- ha detto Nicolini- in Italia non ci sono più di 180 mila rifugiati, gli altri sono passati dal nostro Paese non come meta, ma come transito».
L'ex sindaco di Lampedusa non le manda a dire al mondo della politica, senza esclusione di colpi per nessuno, anche per il suo partito affermando «la sinistra non ha avuto il coraggio, la responsabilità di assumere posizioni precise, e negli anni in cui è stata al governo avrebbe dovuto riformare il sistema di accoglienza». E aggiunge: «i numeri che l'invasione non c'è non suscita una rassicurazione, perché il modo in cui è stata gestita l'accoglienza, come emergenza, ha determinato condizioni di tensione sociale, l'imbarbarimento delle coscienze, per questo dobbiamo ritornare all'etica, ad una visione altra dell'accoglienza. Per esempio in Svezia hanno degli standard di accoglienza che noi ci sogniamo».
Parlando della sua esperienza di primo cittadino di Lampedusa ricorda che la vera emergenza era non solo quella degli sbarchi, ma anche quella della città, «la prima vera emergenza grave che ho dovuto affrontare è stata quella dell'approvvigionamento idrico, dell'illuminazione del molo, il creare dei luoghi dove fare le visite, non ultimo la necessità di mettere dei bagni per queste persone che dovevano attendere ore prima di essere visitati».
Nello sguardo, e soprattutto nelle parole della Nicolini, forte è il senso di impotenza davanti ai tanti sguardi, ai tanti volti rivolti verso una nuova vita, o dei tanti che non sono sopravvissuti. Racconta di bambini, donne, uomini, bisognosi di tutto, anche di uno sguardo fraterno.
Il naufragio del 3 ottobre l'ha segnata profondamente, ricorda i volti, gli sguardi e il dolore dei sopravvissuti, ma anche i volti, gli sguardi di coloro che hanno dovuto recuperare quegli uomini, quelle donne e quei bambini da quel barcone a 50 metri di profondità.
Presente all'incontro anche il vescovo della Diocesi di Molfetta, mons. Domenico Cornacchia, che ha detto, raccontando anche delle sue personalissime esperienze personali: «il rumore fa poco bene, ma anche il bene fa poco rumore, e sono convinto che il bene c'è».
Una serata pregna di significato, ricca di spunti di riflessione e di grandi emozioni, le parole conclusive di don Gianni racchiudono non solo il senso dell'incontro ma danno anche la proiezione per il futuro: «il Santo Padre dice: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Per l'inizio di tale campagna, per affrontare con concretezza il tema dell'accoglienza, l'Azione cattolica ha promosso un incontro, tenutosi nei giorni scorsi in una gremita Aula Magna del Seminario Regionale, con la partecipazione dell'ex sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini e il Direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, che hanno dialogato con il giornalista Rai, Vito Giannulo.
Un incontro, in cui senza sconti per nessuno, sono state dette parole chiare in tema di accoglienza e di immigrazione, non si sono nascosti dietro un dito, ma hanno affrontato il tema dell'immigrazione, dell'emigrazione e dell'accoglienza a 360 gradi, non trascurando alcun aspetto.
Forte e chiaro i due relatori hanno spiegato «sono emergenze create ad hoc per distrarre dai problemi reali», creando nel Paese un clima di razzismo molto forte. Parafrasando un detto: "fa più rumore un gruppo di migranti che arriva, che tanti italiani che partono" per altre nazioni per trovare quello che l'Italia non riesce più a dare. Don Gianni, avendo avuto esperienze dirette all'estero con i nostri connazionali, dice perentorio: «c'è tanto rancore sociale da parte di chi vive all'estero».
Altro dato che i relatori hanno fatto rilevare è il forte scarto fra la realtà e la percezione di questi sbarchi mediati dall'informazione. «In questo momento- ha detto Nicolini- in Italia non ci sono più di 180 mila rifugiati, gli altri sono passati dal nostro Paese non come meta, ma come transito».
L'ex sindaco di Lampedusa non le manda a dire al mondo della politica, senza esclusione di colpi per nessuno, anche per il suo partito affermando «la sinistra non ha avuto il coraggio, la responsabilità di assumere posizioni precise, e negli anni in cui è stata al governo avrebbe dovuto riformare il sistema di accoglienza». E aggiunge: «i numeri che l'invasione non c'è non suscita una rassicurazione, perché il modo in cui è stata gestita l'accoglienza, come emergenza, ha determinato condizioni di tensione sociale, l'imbarbarimento delle coscienze, per questo dobbiamo ritornare all'etica, ad una visione altra dell'accoglienza. Per esempio in Svezia hanno degli standard di accoglienza che noi ci sogniamo».
Parlando della sua esperienza di primo cittadino di Lampedusa ricorda che la vera emergenza era non solo quella degli sbarchi, ma anche quella della città, «la prima vera emergenza grave che ho dovuto affrontare è stata quella dell'approvvigionamento idrico, dell'illuminazione del molo, il creare dei luoghi dove fare le visite, non ultimo la necessità di mettere dei bagni per queste persone che dovevano attendere ore prima di essere visitati».
Nello sguardo, e soprattutto nelle parole della Nicolini, forte è il senso di impotenza davanti ai tanti sguardi, ai tanti volti rivolti verso una nuova vita, o dei tanti che non sono sopravvissuti. Racconta di bambini, donne, uomini, bisognosi di tutto, anche di uno sguardo fraterno.
Il naufragio del 3 ottobre l'ha segnata profondamente, ricorda i volti, gli sguardi e il dolore dei sopravvissuti, ma anche i volti, gli sguardi di coloro che hanno dovuto recuperare quegli uomini, quelle donne e quei bambini da quel barcone a 50 metri di profondità.
Presente all'incontro anche il vescovo della Diocesi di Molfetta, mons. Domenico Cornacchia, che ha detto, raccontando anche delle sue personalissime esperienze personali: «il rumore fa poco bene, ma anche il bene fa poco rumore, e sono convinto che il bene c'è».
Una serata pregna di significato, ricca di spunti di riflessione e di grandi emozioni, le parole conclusive di don Gianni racchiudono non solo il senso dell'incontro ma danno anche la proiezione per il futuro: «il Santo Padre dice: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».