Neve, la marineria molfettese: «Nessuna voce si è levata a favore del comparto»
Al porto la situazione è sempre critica. I marinai: «In città esistiamo anche noi»
Molfetta - mercoledì 11 gennaio 2017
10.17
Mentre il maltempo e la neve sembrano allontanarsi da Molfetta, a Molfetta, città di mare e di uomini di mare, torna prepotentemente in auge la difficoltà di armatori e pescatori che in questi giorni hanno dovuto fronteggiare il mare in burrasca, il peso della neve sugli scafi oltre alle giornate di lavoro perse.
Come?
Restando sulla Banchina Seminario o su Molo Pennello, in auto, tra cappelli di lana e giacconi, pronti a balzare fuori per evitare che i pescherecci si scontrassero. Tra loro e contro i massi del porto. Oppure ancorando le imbarcazioni al centro del bacino.
Già, il porto. Il porto, ormai, non è più sicuro.
E se fino al 5 gennaio 2017 affermarlo sembrava da matti, adesso affermarlo è un obbligo. Per tutti. Perchè tutti devono avere a cuore le sorti di un settore che tra i lavoratori diretti del mare e l'indotto consente ad almeno un migliaio di famiglie molfettesi di campare.
Che poi è un pò un ossimoro: porto significa sicurezza e protezione ma così non è più. E se si fa un giro proprio sul porto tutti dicono che la situazione è precipitata da quando è partita la costruzione del nuovo porto a due passi dalla Basilica della Madonna dei Martiri che, in queste notti, tanti, troppi hanno sicuramente invocato.
«Mentre si chiede lo stato di calamità naturale, per la nostra agricoltura devastata dal maltempo, nessuna voce si è levata a favore del comparto pesca», afferma l'associazione Sailors che in questi giorni con l'associazione Assopesca e i circoli nautici Ippocampo e Circolo della vela, hanno seguito da vicino «le problematiche legate al maltempo, per immaginare insieme possibili soluzioni e proposte concrete per mitigare i disagi provenienti da emergenze simili in futuro».
«Se i danni non sono stati consistenti è solo perchè noi siamo rimasti a vegliare le nostre barche, e scrivetelo: a vegliare. Non è possibile andare avanti così. Siamo stanchi, già stretti da tanti cavilli burocratici e legislativi che pesano, adesso pure la sicurezza. Non si può tornare a casa dopo giorni e stare con l'ansia che nel porto, cioè nel porto e non al largo, la barca può subire danni. Non è più possibile», è lo sfogo di un armatore.
«Poi siamo tutti bravi a puntare il dito contro la marineria molfettese che si rimpicciolisce. Sono mesi che denunciamo che il porto non è più sicuro, mesi. Allora quando non ci saranno più le barche nel porto nessuno si deve meravigliare. E non mi parlate di investimenti: noi potremmo pure farli sulle nostre barche ma a che servono se poi non sono fatti dove dovrebbero? Sulle vere infrastrutture bisogna intervenire!», afferma un altro.
«E' disponibile la GIGS, che in questi eventi retribuisce in modo straordinario i lavoratori ''anche del mare''. Mentre nessuna sussistenza è prevista alle aziende di pesca. L'auspicio e' che questi fondi ''disponibili" di sussidiarietà siano estesi anche alle aziende del comparto», conclude l'associazione Sailors.
Come?
Restando sulla Banchina Seminario o su Molo Pennello, in auto, tra cappelli di lana e giacconi, pronti a balzare fuori per evitare che i pescherecci si scontrassero. Tra loro e contro i massi del porto. Oppure ancorando le imbarcazioni al centro del bacino.
Già, il porto. Il porto, ormai, non è più sicuro.
E se fino al 5 gennaio 2017 affermarlo sembrava da matti, adesso affermarlo è un obbligo. Per tutti. Perchè tutti devono avere a cuore le sorti di un settore che tra i lavoratori diretti del mare e l'indotto consente ad almeno un migliaio di famiglie molfettesi di campare.
Che poi è un pò un ossimoro: porto significa sicurezza e protezione ma così non è più. E se si fa un giro proprio sul porto tutti dicono che la situazione è precipitata da quando è partita la costruzione del nuovo porto a due passi dalla Basilica della Madonna dei Martiri che, in queste notti, tanti, troppi hanno sicuramente invocato.
«Mentre si chiede lo stato di calamità naturale, per la nostra agricoltura devastata dal maltempo, nessuna voce si è levata a favore del comparto pesca», afferma l'associazione Sailors che in questi giorni con l'associazione Assopesca e i circoli nautici Ippocampo e Circolo della vela, hanno seguito da vicino «le problematiche legate al maltempo, per immaginare insieme possibili soluzioni e proposte concrete per mitigare i disagi provenienti da emergenze simili in futuro».
«Se i danni non sono stati consistenti è solo perchè noi siamo rimasti a vegliare le nostre barche, e scrivetelo: a vegliare. Non è possibile andare avanti così. Siamo stanchi, già stretti da tanti cavilli burocratici e legislativi che pesano, adesso pure la sicurezza. Non si può tornare a casa dopo giorni e stare con l'ansia che nel porto, cioè nel porto e non al largo, la barca può subire danni. Non è più possibile», è lo sfogo di un armatore.
«Poi siamo tutti bravi a puntare il dito contro la marineria molfettese che si rimpicciolisce. Sono mesi che denunciamo che il porto non è più sicuro, mesi. Allora quando non ci saranno più le barche nel porto nessuno si deve meravigliare. E non mi parlate di investimenti: noi potremmo pure farli sulle nostre barche ma a che servono se poi non sono fatti dove dovrebbero? Sulle vere infrastrutture bisogna intervenire!», afferma un altro.
«E' disponibile la GIGS, che in questi eventi retribuisce in modo straordinario i lavoratori ''anche del mare''. Mentre nessuna sussistenza è prevista alle aziende di pesca. L'auspicio e' che questi fondi ''disponibili" di sussidiarietà siano estesi anche alle aziende del comparto», conclude l'associazione Sailors.