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Cultura, Eventi e Spettacolo

Nasce "Senza Numeri Alla Porta", un nuovo collettivo autoriale

La presentazione del gruppo che parte dalla cultura

Occorrerebbe un tocco di poesia espressa attraverso qualche metafora incipitale frammista ad un briciolo di allitterazione sonora che risvegli richiami emotivi.
Ma è meglio iniziare con una confessione poco "poetica" in senso stretto, eppure veritiera come poche: ahimè, ne siamo sprovvisti!
E non si infurino per questo i poeti e i presunti tali. Loro sono capaci, o si ritengono capaci, di raccontare anche l'orrore attraverso quel mezzo colto e complicatissimo, noi invece abbiamo l'attitudine a raccontare come il reale si rifletta in noi o ciò che il contatto con questo ci lascia. E, in questo momento, pare che il reale stia divenendo sterile. Non lo è perversamente del tutto, ma lo sta diventando. E quella desertificazione urbana che attraversa il nostro centro cittadino si fa metafora di una desertificazione umana, che sostituisce la partecipazione col disinteresse, che trasforma la rete sociale in un concerto muto di monadi e che rende disillusi gli speranzosi, zittendoli.

Potremmo scegliere di interrogarci sul come si sia giunti a questo punto. Ma, prendendo a prestito le parole di Sir Winston Churchill: "se il presente cerca di giudicare il passato, perderà il futuro.".

Ed è su questa citazione che cogliamo l'occasione per presentare alla cittadinanza un nascente collettivo autorale. Indipendente, libero e, cosa fondamentale, spontaneo. Il nome stesso, un acronimo, ne definisce i connotati di base: Senza Numeri Alla Porta o S.N.A.P. Perché, a noi di S.N.A.P., è proprio il futuro che interessa. Accogliendolo nel presente così come dal passato ci viene consegnato, col coraggio necessario a guardarlo così com'è. Sostituendo le analisi volte a colpevolizzare, con l'interesse ad individuare gli elementi da trasformare, ora, perché si generi qualcosa nel domani.

Quindi cosa ci proponiamo?

S.N.A.P., attraverso un'opera di raccolta dei dati, di interpretazione critica e condivisa di questi, cerca di collettivizzare proposte atte a seminare, ad inserire in quel terreno che si inaridisce, germi di cambiamento che, se annaffiati da un'opera pubblica e cittadina, potranno stupirci per ciò che consegneranno al futuro.
Citando ancora Churchill, che sembra oggi non voglia proprio abbandonarci, "il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare.".

Ci atterremo a quanto detto come fosse un mantra: parleremo ed esporremo dati e considerazioni (solo in minima parte e sempre basate sugli argomenti raccolti), tanto quanto ci attendiamo di generare un pacato e fruttuoso dialogo che non veda noi e i cittadini o le associazioni come interlocutori ma che abbia la città come agorà e i suoi abitanti come nodi di una rete tanto solida, quanto estesa.

Sia chiaro, se di reale dobbiamo parlare, siamo ben consci di essere nella fase embrionale di una futura campagna elettorale. Proprio per questo è necessario indicare un punto fermo: S.N.A.P. non è un bacino di raccolta voti e S.N.A.P. non genererà elementi fondati che si inseriranno nella vita politica elettorale cittadina.

In poche parole, questo collettivo autorale non si costituirà mai in una lista civica.

Pur vero che ogni appartenente al collettivo ha opinioni personali e segue, a suo modo e col discrimine della propria individuale visione, la vita politica e declina la partecipazione a questa nei modi e coi mezzi che, liberamente, ritiene più opportuni.

Perché si generi un percorso dialogico, è necessario che la discussione si fondi su un argomento e non su principi pregressi. Questi ispirano la visione di ogni interlocutore, ma non possono essere argomento di discussione. Su questa base, allora, la scelta.

La scelta di un tema iniziale anzi una parola ricorrente tanto abusata da essersi snaturata: cultura

Le modalità e i mezzi scelti per declinare questo tema saranno mostrati, chiari e soprattutto a disposizione di tutti i lettori. Si spera non per un'attività denigratoria, ma per
una più civile e proficua attitudine alla partecipazione e al confronto rispettoso delle posizioni. Lo stesso metodo varrà anche per gli altri argomenti che affronteremo in seguito: inclusione, integrazione sociale, sostenibilità e valorizzazione del territorio solo per citarne alcuni.

Ma, quindi, perché iniziare proprio con la "cultura"?

Non certo per accreditarci come gli unici capaci di apprezzare ciò che dal resto della cittadinanza, parere di alcuni, viene considerato un bisogno secondario o di minor interesse. Questa posizione sarebbe assurda, e per un semplice motivo: non esiste un "resto della cittadinanza": esiste la città, tutta, e noi ne facciamo parte.
Forse, la risposta a questa domanda è già insita nel significato del termine, che deriva dal latino colĕre e che, non a caso, vuol dire "coltivare". Perché, se non a coltivare e collettivizzare, o condividere, idee, trasformandole in buone pratiche di cittadinanza attiva e partecipe, non restando prerogativa di pochi, quale altro scopo avrebbe la cultura in una comunità?

Potremmo utilizzare una moltitudine di argomenti per perorare la scelta della "cultura" come incipit di questo percorso. Ma se è vero che la saggezza popolare non si sbaglia mai e che "non c'è due senza tre", ancora una volta citiamo le parole di Churchill, che, durante la seconda guerra mondiale, quando qualcuno gli propose di tagliare i fondi destinati alla cultura per difendere lo sforzo bellico, lui candidamente domandò: «Ma allora per cosa combattiamo?»
  • "Senza Numeri Alla Porta" collettivo autoriale
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