Politica
Molfetta, panico economico-finanziario: sforato il patto di stabilità?
La vicenda e le dichiarazioni del sindaco
Molfetta - martedì 1 aprile 2014
16.37
«Questo potrebbe portarci nelle prossime settimane a sforare il patto di stabilità con gravissime conseguenze per la città, che pagherebbe con l'aumento delle tasse le indicazioni divergenti dei ministeri». Questo il passaggio più importante della dichiarazione del sindaco di Molfetta, sulla tenaglia economico-finanziaria che potrebbe falciare le gambe del Comune per i prossimi anni. Una pesantissima scure che bloccherebbe la maggior parte della attività comunali e delle opere pubbliche, impedendo le assunzioni e la contrazione di mutui o prestiti.
Eppure, nella prima parte della sua dichiarazione, il Sindaco dichiara che il Comune «ha certificato al Ministero dell'Economia e delle Finanze di aver rispettato il Patto di Stabilità e di Crescita Interno per il 2013 chiudendo con un risultato positivo di 2,6 milioni di euro»: un patto «che tiene». A conti fatti, però, la situazione sembra essere un'altra.
Numerose sono le ombre addensatisi sul Comune di Molfetta che mai dal 2006 era stato investito da questa seria problematica, mantenendosi sempre entro i limiti imposti per il rispetto del patto di stabilità. Tra l'altro, l'attuale attivo di 2,6milioni di euro stride con la denuncia dei debiti fuori bilancio, propagandati nel dicembre 2013 dall'amministrazione.
Analizzando dichiarazioni e atti amministrativi, il reale problema sembra la contabilizzazione dei 33milioni di euro del mutuo per la costruzione del nuovo porto, come eseguita nel 2011 dalla giunta guidata dal senatore Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio del Senato: infatti, il mutuo era stato spostato dal Titolo V («Debiti del bilancio») al Titolo IV («Trasferimenti»), proprio per impedire che il Comune sforasse le ferree percentuali del patto di stabilità. Questa allocazione era stata anche confermata dal Dipartimento della Ragioneria Generale, non solo nel 2011, ma anche lo scorso 17 settembre 2014.
Il cortocircuito sarebbe emerso proprio negli ultimi mesi, dopo l'approvazione del Bilancio di previsione 2013 lo scorso 5 dicembre 2013 da parte del Consiglio Comunale di Molfetta: il giorno dopo, il Dipartimento non solo ha mutato il suo orientamento, ma, allegando la nota del Ministero dell'Interno, ha anche invitato il Comune «a voler trasmettere nuove certificazioni relative al rispetto del Patto di Stabilità interno» a partire dal 2011 per le spese del porto al Titolo V.
Da cosa è potuto dipendere questo mutamento dopo ben due anni di silenzio? Revisionismo contabile o politico? La stessa relazione perizia tecnica contabile dell'ispettore del MEF considera il Titolo V come la corretta contabilizzazione del mutuo.
Per di più, dopo il Ministero, la Corte dei Conti ha avviato una istruttoria sul rendiconto 2011, non si sa se motu proprio o stimolata dalla stessa amministrazione (che, in questo secondo caso, avrebbe innescato un vero e proprio suicidio contabile). Da questo momento, è iniziato il lento e inesorabile calvario della giunta ancora in carica che, essendo prossima la scadenza di invio della certificazione del patto di stabilità interno il Comune, a fine marzo ha invitato i Ministeri delle Finanze e dell'Interno a offrire una soluzione univoca perché, in caso contrario, il Comune si sarebbe uniformato a quanto contabilizzato al 31 dicembre 2013, collocando il mutuo del porto sempre al Titolo IV delle entrate.
Sono stati giorni convulsi quelli dell'ultima settimana di marzo, tant'è che alcuni membri dell'amministrazione sono stati a Roma e il 27 marzo è stata convocata una giunta straordinaria in cui, secondo indiscrezioni, il sindaco stesso avrebbe presentato le sue dimissioni per la pesante situazione contabile, poi ritirate. Secondo quanto stabilito nella conseguente delibera giuntale n.84/14, il Comune si prepara a certificare il patto di stabilità per il 2013 con una variante sostanziale. «Non possiamo non tenere conto delle osservazioni e dei pareri che sono arrivati in questi mesi – ha dichiarato il sindaco -. Nella delibera di giunta abbiamo allora dato mandato al dirigente del Settore Economico-Finanziario di inserire nello schema del Rendiconto di gestione del 2013 i fondi del mutuo per il porto al Titolo V delle entrate (ovvero tra i debiti del bilancio, differentemente da quanto realizzato fino al 2012, ndr)».
Pare anche che un'alta carica del Consiglio comunale abbia contattato il senatore Azzollini per la risoluzione di questa intricata situazione. Non si conoscono gli esiti di tale intervento, ma non è difficile immaginare che qualche canale diplomatico si sia finalmente aperto.
Nei due giorni successivi, le comunicazioni del Collegio dei Revisori dei Conti e del Dirigente del settore Economico-Finanziario hanno solo puntualizzato la situazione perché, secondo i due organi, sarebbe opportuno «prudenzialmente riallocare le risorse derivanti dal mutuo ex L. 350/2003 al titolo V dell'entrata di bilancio».
A questa disastrosa situazione, si aggiunge anche il procedimento penale pendente al Tribunale di Trani, dopo il sequestro del cantiere del porto e le relative indagini sulla presunta distrazione dei finanziamenti statali. Insomma, ad oggi, il destino del Comune di Molfetta sembra segnato, salvo interventi e accordi al Ministero o ulteriori mutamenti di orientamento da parte del Ministero.
Eppure, nella prima parte della sua dichiarazione, il Sindaco dichiara che il Comune «ha certificato al Ministero dell'Economia e delle Finanze di aver rispettato il Patto di Stabilità e di Crescita Interno per il 2013 chiudendo con un risultato positivo di 2,6 milioni di euro»: un patto «che tiene». A conti fatti, però, la situazione sembra essere un'altra.
Numerose sono le ombre addensatisi sul Comune di Molfetta che mai dal 2006 era stato investito da questa seria problematica, mantenendosi sempre entro i limiti imposti per il rispetto del patto di stabilità. Tra l'altro, l'attuale attivo di 2,6milioni di euro stride con la denuncia dei debiti fuori bilancio, propagandati nel dicembre 2013 dall'amministrazione.
Analizzando dichiarazioni e atti amministrativi, il reale problema sembra la contabilizzazione dei 33milioni di euro del mutuo per la costruzione del nuovo porto, come eseguita nel 2011 dalla giunta guidata dal senatore Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio del Senato: infatti, il mutuo era stato spostato dal Titolo V («Debiti del bilancio») al Titolo IV («Trasferimenti»), proprio per impedire che il Comune sforasse le ferree percentuali del patto di stabilità. Questa allocazione era stata anche confermata dal Dipartimento della Ragioneria Generale, non solo nel 2011, ma anche lo scorso 17 settembre 2014.
Il cortocircuito sarebbe emerso proprio negli ultimi mesi, dopo l'approvazione del Bilancio di previsione 2013 lo scorso 5 dicembre 2013 da parte del Consiglio Comunale di Molfetta: il giorno dopo, il Dipartimento non solo ha mutato il suo orientamento, ma, allegando la nota del Ministero dell'Interno, ha anche invitato il Comune «a voler trasmettere nuove certificazioni relative al rispetto del Patto di Stabilità interno» a partire dal 2011 per le spese del porto al Titolo V.
Da cosa è potuto dipendere questo mutamento dopo ben due anni di silenzio? Revisionismo contabile o politico? La stessa relazione perizia tecnica contabile dell'ispettore del MEF considera il Titolo V come la corretta contabilizzazione del mutuo.
Per di più, dopo il Ministero, la Corte dei Conti ha avviato una istruttoria sul rendiconto 2011, non si sa se motu proprio o stimolata dalla stessa amministrazione (che, in questo secondo caso, avrebbe innescato un vero e proprio suicidio contabile). Da questo momento, è iniziato il lento e inesorabile calvario della giunta ancora in carica che, essendo prossima la scadenza di invio della certificazione del patto di stabilità interno il Comune, a fine marzo ha invitato i Ministeri delle Finanze e dell'Interno a offrire una soluzione univoca perché, in caso contrario, il Comune si sarebbe uniformato a quanto contabilizzato al 31 dicembre 2013, collocando il mutuo del porto sempre al Titolo IV delle entrate.
Sono stati giorni convulsi quelli dell'ultima settimana di marzo, tant'è che alcuni membri dell'amministrazione sono stati a Roma e il 27 marzo è stata convocata una giunta straordinaria in cui, secondo indiscrezioni, il sindaco stesso avrebbe presentato le sue dimissioni per la pesante situazione contabile, poi ritirate. Secondo quanto stabilito nella conseguente delibera giuntale n.84/14, il Comune si prepara a certificare il patto di stabilità per il 2013 con una variante sostanziale. «Non possiamo non tenere conto delle osservazioni e dei pareri che sono arrivati in questi mesi – ha dichiarato il sindaco -. Nella delibera di giunta abbiamo allora dato mandato al dirigente del Settore Economico-Finanziario di inserire nello schema del Rendiconto di gestione del 2013 i fondi del mutuo per il porto al Titolo V delle entrate (ovvero tra i debiti del bilancio, differentemente da quanto realizzato fino al 2012, ndr)».
Pare anche che un'alta carica del Consiglio comunale abbia contattato il senatore Azzollini per la risoluzione di questa intricata situazione. Non si conoscono gli esiti di tale intervento, ma non è difficile immaginare che qualche canale diplomatico si sia finalmente aperto.
Nei due giorni successivi, le comunicazioni del Collegio dei Revisori dei Conti e del Dirigente del settore Economico-Finanziario hanno solo puntualizzato la situazione perché, secondo i due organi, sarebbe opportuno «prudenzialmente riallocare le risorse derivanti dal mutuo ex L. 350/2003 al titolo V dell'entrata di bilancio».
A questa disastrosa situazione, si aggiunge anche il procedimento penale pendente al Tribunale di Trani, dopo il sequestro del cantiere del porto e le relative indagini sulla presunta distrazione dei finanziamenti statali. Insomma, ad oggi, il destino del Comune di Molfetta sembra segnato, salvo interventi e accordi al Ministero o ulteriori mutamenti di orientamento da parte del Ministero.