Molfetta Day: l'omaggio della città ai molfettesi nel mondo
Corteo e Consiglio comunale straordinario in mattinata
Molfetta - domenica 9 settembre 2018
13.42
Sin dalla sua istituzione nel 2003, ad opera della giunta guidata dall'allora sindaco Tommaso Minervini, uno dei fulcri emotivi dei festeggiamenti in occasione della festa patronale è costituito dal "Molfetta Day", ricorrenza celebrativa per i molfettesi residenti all'estero: anche quest'anno, come nei quindici precedenti, il 9 settembre è stato l'occasione per celebrare la "molfettesità" come valore aggregante e caratterizzante di una comunità che non conosce solo i confini cittadini, ma che vive e respira al di là di oceani e continenti, preservando fieramente le proprie origini.
Grande partecipazione, dunque, all'evento organizzato dall'Associazione "Molfettesi nel mondo" e dall'amministrazione comunale, che ha visto dapprima un corteo snodarsi per le varie strade del centro cittadino, per poi concludersi presso l'Aula Consiliare "Gianni Carnicella" per una seduta speciale del Consiglio Comunale.
A mescolare lingue e storie diverse nell'assolata domenica mattina, ancora permeata di luminarie e bancarelle, una nutrita rappresentanza di molfettesi residenti in Australia, Argentina, Usa, Venezuela ed altre parti del globo, ritornati in patria per le celebrazioni cittadine della Festa Patronale: la prima tappa del corteo è stata presso Piazza Vittorio Emanuele con il raduno delle autorità civili e militari, per poi proseguire verso via Bettino Ricasoli e la sede dell'Associazione Molfettesi nel Mondo, dove si sono unite le delegazioni estere con le rispettive bandiere nazionali.
Sosta, quindi, in Villa Comunale, sotto le note degli inni italiano e venezuelano, per la deposizione di una corona d'alloro presso il busto di Simon Bolivar, eroe di vari paesi dell'America latina, ma profondamente legato all'Italia, specie dopo un viaggio a Roma che fece radicare nel suo animo i valori assoluti della difesa della libertà contro l'oppressore, come era accaduto nelle rivolte di schiavi presso l'antica civiltà romana.
L'ultima tappa del corteo è stata, appunto, Palazzo Giovene con una sessione ad hoc del Consiglio Comunale: nei vari interventi, è stato presentato come una sorta di costante di ogni famiglia molfettese quella di avere un parente lontano, emigrato per cercare una vita migliore all'estero. L'emigrazione è, perciò, a pieno titolo nei ricordi una parola positiva, filtrata nelle storie di un popolo che è di curiosi, di naviganti, di gente che, non solo per necessità, ma anche per scelta e fame di nuovo, varca le soglie confortanti della propria abitazione per conoscere il mondo. Questo è tanto più evidente adesso, ai nostri giorni, dove migliaia di giovani cercano lavoro all'estero: un contributo tangibile in tal senso viene dalla generazione Erasmus di cui una piccola rappresentanza proveniente da vari paesi del globo, tra cui Russia, Serbia, Germania e Spagna, ha partecipato alla festa patronale nell'ambito delle iniziative dell'Associazione Molfettesi nel mondo.
La vocazione a spostarsi per la ricerca della propria felicità, è stata perciò definita dal sindaco Tommaso Minervini all'interno del suo intervento come una spinta insopprimibile dell'essere umani, che non può essere ostacolata avanzando delle pretese di sicurezza che confondono altri tratti ben poco edificanti con qualcosa di sacrosanto, ma che non deve assolutamente andar contro l'afflato all'accoglienza, come purtroppo sta accadendo a livello nazionale.
Ampio e doveroso spazio è stato anche dedicato al racconto delle storie provenienti dai concittadini residenti in Venezuela, costretti ad una vita di continue e sempre maggiori privazioni, all'interno di un regime che ha annichilito completamente in pochi anni la ricchezza enorme di un paese come quello sudamericano, meta di tanta emigrazione italiana nel corso del Novecento.
L'incontro si è concluso con un accorato "Bentornati a casa", ribattezzando nuovamente Molfetta come città aperta in entrata ed in uscita, pronta a riabbracciare chi torna in essa dopo anni all'estero, ma anche chi la conosce per la prima volta, giungendo da rive lontane di nuova povertà.