Cronaca
Minacciò il coordinatore del “Liberatorio Politico”, rinviato a giudizio
«Gli atti intimidatori fanno diventare più incisiva la nostra azione»
Molfetta - domenica 10 gennaio 2016
La Procura di Trani ha rinviato a giudizio il molfettese A. F., imputato di aver minacciato pubblicamente il coordinatore del "Liberatorio Politico" Matteo d'Ingeo. Per una udienza che è stata fissata per il 5 aprile prossimo presso il Tribunale di Trani.
I fatti di cui l'imputato dovrà rispondere, risalgono al dicembre del 2014. Secondo la denuncia presentata D'Ingeo, fu raggiunto in un noto esercizio commerciale del centro città dall'imputato e apostrofato con toni minacciosi. Perché, questo il motivo, il coordinatore del "Liberatorio" smettesse di fotografare i negozi di ortofrutta. «Ti infilo le dita negli occhi se continui ad occuparti della mia famiglia». Questa una delle frasi proferite all'indirizzo di D'Ingeo.
Come è noto il coordinatore del Liberatorio da anni segnala attraverso una nutrita documentazione fotografica e attraverso numerosi esposti, l'occupazione abusiva di suolo pubblico, fenomeno spesso sottovalutato e minimizzato. Una attività che ha messo nelle condizioni il movimento politico di ricevere "attenzioni" al limite della sicurezza personale. «Già nel marzo del 2012 – si legge in un comunicato a firma del Liberatorio – un parente dell'attuale imputato usò le stesse attenzioni nei confronti di D'Ingeo». Episodi di cui i militanti del "Liberatorio" si dicono ormai abituati.
«L'attività del Liberatorio Politico – conclude il comunicato - dopo questa ennesima minaccia, diventerà ancora più incisiva nel realizzare quel progetto civico più ampio di rispetto delle regole e della convivenza civile che deve essere alla base di una comunità moderna». Nonostante, secondo quanto affermano, la presunta «indifferenza dell'amministrazione comunale rispetto al fenomeno dell'occupazione abusiva di suolo pubblico».
I fatti di cui l'imputato dovrà rispondere, risalgono al dicembre del 2014. Secondo la denuncia presentata D'Ingeo, fu raggiunto in un noto esercizio commerciale del centro città dall'imputato e apostrofato con toni minacciosi. Perché, questo il motivo, il coordinatore del "Liberatorio" smettesse di fotografare i negozi di ortofrutta. «Ti infilo le dita negli occhi se continui ad occuparti della mia famiglia». Questa una delle frasi proferite all'indirizzo di D'Ingeo.
Come è noto il coordinatore del Liberatorio da anni segnala attraverso una nutrita documentazione fotografica e attraverso numerosi esposti, l'occupazione abusiva di suolo pubblico, fenomeno spesso sottovalutato e minimizzato. Una attività che ha messo nelle condizioni il movimento politico di ricevere "attenzioni" al limite della sicurezza personale. «Già nel marzo del 2012 – si legge in un comunicato a firma del Liberatorio – un parente dell'attuale imputato usò le stesse attenzioni nei confronti di D'Ingeo». Episodi di cui i militanti del "Liberatorio" si dicono ormai abituati.
«L'attività del Liberatorio Politico – conclude il comunicato - dopo questa ennesima minaccia, diventerà ancora più incisiva nel realizzare quel progetto civico più ampio di rispetto delle regole e della convivenza civile che deve essere alla base di una comunità moderna». Nonostante, secondo quanto affermano, la presunta «indifferenza dell'amministrazione comunale rispetto al fenomeno dell'occupazione abusiva di suolo pubblico».