Politica
Michele Emiliano e l'ospedale di Molfetta tra scandalo giudiziario e piano di riordino
Le parole del Presidente della Regione Puglia a Tommaso Minervini
Molfetta - venerdì 19 luglio 2019
Le ore caldissime dell'ospedale di Molfetta viaggiano sui binari della cronaca giudiziaria e delle scelte, ormai note da tempo e forse incontrovertibili, circa il piano di riordino.
Binari che, per stessa ammissione del numero uno della Regione Puglia, quel fatidico lunedì 11 luglio 2019 hanno viaggiato più che paralleli, quasi unici.
«Quelli che non vanno a lavorare e non hanno voglia di farlo bisogna licenziarli: d'altra parte, voglio solo ricordare che c'è qualcuno dei nostri dipendenti che si lamenta del fatto che viene trasferito grazie al piano di riordino, per esempio nei PTA, i Presidi Territoriali di Assistenza: questi sono i dipendenti che vogliono i vecchi ospedali come funzionavano una volta e che vanno a protestare dai sindaci quando noi ristrutturiamo e riorganizziamo un po' per migliorare le strutture sanitarie. Avete visto come si comportano? E quindi abbiamo proprio ragione alle volte a mettere in atto il piano di riordino perché se un'organizzazione come quella di un ospedale riesce a sopportare gente che non va a lavorare o si assenta così facilmente, evidentemente quelli sono ospedali che vanno ridimensionati anche perché è evidente che servono a meno, perché non non c'è altra spiegazione», tuonava Emiliano (https://www.molfettaviva.it/notizie/siamo-contenti-che-siano-finiti-in-galera-perche-quello-e-il-posto-che-si-meritano/).
Che la vicenda giudiziaria fatta di arresti e sospensione (tenuto conto del principio di non colpevolezza fino alla eventuale sentenza di condanna, ad oggi lontano dall'essere deliberata, ndr) sia stata tra i motivi scatenanti della decisione sulle sorti del "Monsignor Bello"? Si, è la risposta che in molti si sono dati dopo le esternazioni del presidente.
Presidente che, poi, ha raddrizzato il tiro. Lo si capisce perfettamente a leggere la missiva inviata a Tommaso Minervini e pubblicata sul sito del Comune di Molfetta per volontà dello stesso primo cittadino.
«Si comprendono le sue preoccupazioni rispetto alle ultime vicende giudiziarie , pur nella consapevolezza della correttezza professionale e della dedizione dei dipendenti che quotidianamente prestano servizio presso l'ospedale di Molfetta», scrive, «Ma è altrettanto vero che simili atteggiamenti vanno condannati nel rispetto degli altri lavoratori ed è opportuno che la giustizia faccia il suo corso».
«Si conferma l'impegno a reperire risorse pubbliche o forme di finanziamento alternative previste dalla vigente normativa in materia, necessarie alla realizzazione di quanto da lei richiesto e che trova la totale condivisione», è precisato a proposito delle sorti dell'ospedale del nord barese con l'impegno a mantenere quanto promesso circa il protocollo sottoscritto.
Binari che, per stessa ammissione del numero uno della Regione Puglia, quel fatidico lunedì 11 luglio 2019 hanno viaggiato più che paralleli, quasi unici.
«Quelli che non vanno a lavorare e non hanno voglia di farlo bisogna licenziarli: d'altra parte, voglio solo ricordare che c'è qualcuno dei nostri dipendenti che si lamenta del fatto che viene trasferito grazie al piano di riordino, per esempio nei PTA, i Presidi Territoriali di Assistenza: questi sono i dipendenti che vogliono i vecchi ospedali come funzionavano una volta e che vanno a protestare dai sindaci quando noi ristrutturiamo e riorganizziamo un po' per migliorare le strutture sanitarie. Avete visto come si comportano? E quindi abbiamo proprio ragione alle volte a mettere in atto il piano di riordino perché se un'organizzazione come quella di un ospedale riesce a sopportare gente che non va a lavorare o si assenta così facilmente, evidentemente quelli sono ospedali che vanno ridimensionati anche perché è evidente che servono a meno, perché non non c'è altra spiegazione», tuonava Emiliano (https://www.molfettaviva.it/notizie/siamo-contenti-che-siano-finiti-in-galera-perche-quello-e-il-posto-che-si-meritano/).
Che la vicenda giudiziaria fatta di arresti e sospensione (tenuto conto del principio di non colpevolezza fino alla eventuale sentenza di condanna, ad oggi lontano dall'essere deliberata, ndr) sia stata tra i motivi scatenanti della decisione sulle sorti del "Monsignor Bello"? Si, è la risposta che in molti si sono dati dopo le esternazioni del presidente.
Presidente che, poi, ha raddrizzato il tiro. Lo si capisce perfettamente a leggere la missiva inviata a Tommaso Minervini e pubblicata sul sito del Comune di Molfetta per volontà dello stesso primo cittadino.
«Si comprendono le sue preoccupazioni rispetto alle ultime vicende giudiziarie , pur nella consapevolezza della correttezza professionale e della dedizione dei dipendenti che quotidianamente prestano servizio presso l'ospedale di Molfetta», scrive, «Ma è altrettanto vero che simili atteggiamenti vanno condannati nel rispetto degli altri lavoratori ed è opportuno che la giustizia faccia il suo corso».
«Si conferma l'impegno a reperire risorse pubbliche o forme di finanziamento alternative previste dalla vigente normativa in materia, necessarie alla realizzazione di quanto da lei richiesto e che trova la totale condivisione», è precisato a proposito delle sorti dell'ospedale del nord barese con l'impegno a mantenere quanto promesso circa il protocollo sottoscritto.