Vita di città
Michele Consueto ricorda don Salvatore Pappagallo: «Sacrificio e tenacia»
La testimonianza di uno dei suoi collaboratori più stretti in quella "lotta all'analfabetismo musicale"
Molfetta - lunedì 17 giugno 2024
Non un solo ricordo, ma tanti ricordi legati tutti allo stesso intendimento: quello di tramandare l'amore per la musica.
Questo l'incipit delle parole con cui Michele Consueto, per anni braccio destro di don Salvatore Pappagallo, oggi rivive la figura del sacerdote e musicista molfettese che ci ha lasciati il 17 giugno del 2011.
Ma le sue non erano semplici lezioni di musica.
«Sin da subito ha condotto la sua personale lotta all'analfabetismo musicale - come la chiamava lui - e lo faceva in tutti i modi. Naturalmente il tutto non si può ottenere senza risorse e quindi era una battaglia continua con chi, secondo lui, poteva aiutare i famosi "analfabeti musicali"».
Un aiuto che non si fermava di fronte a nulla.
«Ogni piccolo passo era sempre costellato da insistenze e sacrifici. Sacrifici nell'individuare personale che, come lui, si impegnava alla buona riuscita dell'evento, senza pretendere e percepire nessun compenso, morale e finanziario. Sacrifici per convincere qualche volontario a sponsorizzare l'evento. Io che sono stato per molti anni al suo fianco come collaboratore, ho visto con quanto sacrificio, passione e tenacia ha realizzato per alcuni anni il Festival del Mediterraneo».
Ma non è l'unica esperienza che Consueto porta nel cuore.
«Siamo stati anche a Loreto (in foto, 24 aprile 1992), dove abbiamo suonato e cantato con formazioni Corali e strumentali" di tutto il mondo. Anche quella, che si rivelò una bellissima esperienza, era costata a don Salvatore tante insistenze, telefonate e dinieghi da parte di chi non capiva l'importanza dell'evento». Indelebili anche i ricordi legati alla Savio.
«Si deve anche alla sua tenacia se sono stati istituiti i corsi di strumento musicale nella scuola media "san Domenico Savio". Un ultimo ricordo, forse suo obiettivo principale, era che i suoi allievi non abbandonassero mai lo studio della musica, anche puntando al professionismo. Le prove del Coro Salepico, poi, erano continue ricerche della perfezione e per questo, non mancavano i vari richiami verbali a chi non si compenetrava nel ruolo. Tutto era "sacrificio", che solo i successi potevano ripagare».
Questo l'incipit delle parole con cui Michele Consueto, per anni braccio destro di don Salvatore Pappagallo, oggi rivive la figura del sacerdote e musicista molfettese che ci ha lasciati il 17 giugno del 2011.
La lotta all'analfabetismo musicale
«Ancor prima del 1977 - data di fondazione della scuola di musica A. Dvorak - don Salvatore aveva cominciato, in un pianterreno di via Tenente Ragno a Molfetta, a impartire lezioni agli alunni che si affacciavano a quella che era l'embrione dell'Associazione A. Dvorak. Molti ragazzi, e non solo, cominciarono così ad assaporare i primi rudimenti della teoria musicale».Ma le sue non erano semplici lezioni di musica.
«Sin da subito ha condotto la sua personale lotta all'analfabetismo musicale - come la chiamava lui - e lo faceva in tutti i modi. Naturalmente il tutto non si può ottenere senza risorse e quindi era una battaglia continua con chi, secondo lui, poteva aiutare i famosi "analfabeti musicali"».
Un aiuto che non si fermava di fronte a nulla.
«Ogni piccolo passo era sempre costellato da insistenze e sacrifici. Sacrifici nell'individuare personale che, come lui, si impegnava alla buona riuscita dell'evento, senza pretendere e percepire nessun compenso, morale e finanziario. Sacrifici per convincere qualche volontario a sponsorizzare l'evento. Io che sono stato per molti anni al suo fianco come collaboratore, ho visto con quanto sacrificio, passione e tenacia ha realizzato per alcuni anni il Festival del Mediterraneo».
Le esperienze
«Ho avuto il piacere di suonare sotto la sua direzione in un concerto nella Cappella Superiore di Assisi, prima del terremoto. Non potrò mai dimenticare quando, suonando durante le prove, ho potuto ammirare, vis-à-vis, i vari capolavori di Giotto che adornavano la Cappella».Ma non è l'unica esperienza che Consueto porta nel cuore.
«Siamo stati anche a Loreto (in foto, 24 aprile 1992), dove abbiamo suonato e cantato con formazioni Corali e strumentali" di tutto il mondo. Anche quella, che si rivelò una bellissima esperienza, era costata a don Salvatore tante insistenze, telefonate e dinieghi da parte di chi non capiva l'importanza dell'evento». Indelebili anche i ricordi legati alla Savio.
«Si deve anche alla sua tenacia se sono stati istituiti i corsi di strumento musicale nella scuola media "san Domenico Savio". Un ultimo ricordo, forse suo obiettivo principale, era che i suoi allievi non abbandonassero mai lo studio della musica, anche puntando al professionismo. Le prove del Coro Salepico, poi, erano continue ricerche della perfezione e per questo, non mancavano i vari richiami verbali a chi non si compenetrava nel ruolo. Tutto era "sacrificio", che solo i successi potevano ripagare».