Metodo mafioso riconosciuto a clan del Gargano. Soddisfazione dell’Antiracket Molfetta
L'associazione già costituita parte civile nel processo "Tre Moschettieri"
Molfetta - mercoledì 21 febbraio 2018
2.59
È una sentenza che potrebbe essere definita "storica" quella giunta in questi giorni nell'ambito del processo "Tre Moschettieri" ai danni di alcuni elementi di spicco della malavita del Gargano. La Seconda Sezione della Corte d'Appello di Bari ha infatti riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso – andando dunque a riformulare la sentenza pronunciata dal Tribunale di Foggia nel marzo del 2015 – e condannato per reati legati ad attività estorsive gli imputati Luigi Notarangelo a 7 anni di reclusione e 2.600 euro di multa, Giuseppe Notarangelo a 6 anni e 8 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa, e Girolamo Perna a 3 anni e 4 mesi e 1.000 euro di multa previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche sulla contestata aggravante.
Le continue estorsioni perpetrate dal clan Notarangelo – con al vertice il boss Angelo "cintaridd" Notarangelo, morto ammazzato nel gennaio 2015 – ai danni di alcuni imprenditori di strutture turistiche e ristorative del territorio di Vieste, risalgono addirittura al 2008 fino al 2011. Sono state proprio le vittime a porre fine a tale situazione insostenibile che stava devastando le loro attività denunciando gli estorsori grazie all'aiuto dell'Associazione Antiracket presente sul territorio.
Una presenza, quella dell'antiracket, costante in questa vicenda che ha segnato il territorio garganico. La F.A.I. (Federazione Antiracket Italiana) si è costituita parte civile attraverso l'avvocato Angela Maralfa, assieme all'Associazione Antiracket di Vieste e altresì al Comune di Vieste al Ministero dell'Interno.
Alla lettura della sentenza il presidente della F.A.I. – Antiracket Molfetta Associazione Regionale, nonché vicepresidente nazionale, Renato de Scisciolo, ha espresso la sua soddisfazione per un verdetto che si potrebbe definire "esemplare", il trionfo della legalità e una rinnovata fiducia nella giustizia.
Questa è però solo la vittoria di una singola battaglia nel foggiano, dove ancora tanta strada deve essere percorsa per debellare fenomeni criminali legati ad attività di racket e usura. Un territorio in cui si sta cercando di piantare profonde radici di legalità a partire da una fitta campagna prevenzioni e di inviti alla denuncia. Solo in questo modo i risultati potranno fiorire rigogliosi.
Le continue estorsioni perpetrate dal clan Notarangelo – con al vertice il boss Angelo "cintaridd" Notarangelo, morto ammazzato nel gennaio 2015 – ai danni di alcuni imprenditori di strutture turistiche e ristorative del territorio di Vieste, risalgono addirittura al 2008 fino al 2011. Sono state proprio le vittime a porre fine a tale situazione insostenibile che stava devastando le loro attività denunciando gli estorsori grazie all'aiuto dell'Associazione Antiracket presente sul territorio.
Una presenza, quella dell'antiracket, costante in questa vicenda che ha segnato il territorio garganico. La F.A.I. (Federazione Antiracket Italiana) si è costituita parte civile attraverso l'avvocato Angela Maralfa, assieme all'Associazione Antiracket di Vieste e altresì al Comune di Vieste al Ministero dell'Interno.
Alla lettura della sentenza il presidente della F.A.I. – Antiracket Molfetta Associazione Regionale, nonché vicepresidente nazionale, Renato de Scisciolo, ha espresso la sua soddisfazione per un verdetto che si potrebbe definire "esemplare", il trionfo della legalità e una rinnovata fiducia nella giustizia.
Questa è però solo la vittoria di una singola battaglia nel foggiano, dove ancora tanta strada deve essere percorsa per debellare fenomeni criminali legati ad attività di racket e usura. Un territorio in cui si sta cercando di piantare profonde radici di legalità a partire da una fitta campagna prevenzioni e di inviti alla denuncia. Solo in questo modo i risultati potranno fiorire rigogliosi.