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Vita di città

Mercatini di san Nicola e dilemmi di cioccolato

La festa è alle porte e la corsa al "piatto" è iniziata. molfettesi tipo alle prese con dolciumi

L'attesa cresce, i preparativi fervono, la curiosità è ormai alle stelle. A parte qualche ritardatario tutto è pronto per la festività più attesa, san Nicola. Che tu sia un bimbo delle elementari, un ragazzo di liceo, un uomo e padre, una nonna, poco importa; la prerogativa è essere di Molfetta e credere che un santo la notte del 6 dicembre scenda dal camino, passi attraverso la cappa della cucina, s'insinui nel buco della serratura con al seguito un sacco pieno di regali. E non dimentichiamo il fatto che debba essere rigorosamente vestito da marinaio, come recita la canzone popolare.

In questi giorni a Molfetta ci sono i mercatini di san Nicola, uno in zona Levante l'altro a piazza Paradiso e quale occasione migliore per acquistare il fantomatico "piatto" (ma anche un cestino, un vassoio, una ciotola, qualsiasi cosa capace di contenere cose, ci siamo capiti) pieno di dolci, caramelle, cioccolata che bambini e adulti trovano la mattina del giorno X. E proprio in questi giorni si sta consumando quella che annualmente è una vera e propria corsa a riempire questo benedetto piatto. L'altro giorno mi è capitato di fare un giro ai mercatini: al costo di 5 euro puoi acquistare un piatto di plastica (quelli che sembrano dei sottopiatti scadenti per cene finte-eleganti) con al centro posate tre o quattro barrette di cioccolato, il tutto avvolto da abbondante pellicola trasparente, quella da cestini, a mo' di uovo di Pasqua con tanto di nastro rosso malamente arricciato. Con 10 euro ti porti addirittura a casa un cestino che sembra traboccare di cioccolatini e dolciumi ma che inesorabilmente presenta sotto la sorpresa: circa tre quarti di paglietta increspata che fa solo volume. Una tristezza infinita, insomma. Ci sono poi i piatti componibili: due pezzi 2 euro, quattro pezzi 4 euro, un affarone praticamente. C'è il carbone di zucchero che i soliti burloni fanno trovare per scherzo a chi secondo san Nicola si è comportato male durante l'anno; dopo naturalmente tirano fuori il piatto vero pieno di ogni leccornia, alla faccia della "meritocrazia". Oltre ai vassoi contenenti biscotti al burro avvolti in pellicola totalmente ricoperta di condensa e goccioline di vapore (non immagino nemmeno la fragranza di quei biscotti), ci sono, a onor del vero, bancarelle che propongono una vasta scelta di dolciumi fortunatamente ben conservati.

Osservare la gente che compra dolciumi per il piatto è secondo me la parte più interessante. Ero, qualche giorno fa, al supermercato del centro commerciale che per l'occasione ha allestito una vasta area dedicata a dolci e giocattoli presso l'entrata. Lì si possono vedere persone aggirarsi tra gli espositori, ferme immobili con aria perplessa davanti all'ardua scelta di un gianduiotto classico o uno fondente, devastate dal dilemma tra quantità a basso prezzo o qualità ad un prezzo leggermente più alto. Una delle sfide più ardue continua ad essere la scelta tra cioccolato al latte o fondente: ho visto un uomo con due confezioni in mano fissarle per molto tempo, titubante, con la fronte quasi imperlata di sudore fino a quando non è giunta la moglie a salvarlo afferrando le due confezione e scaraventandole del carrello, semplice, no? Ci sono anche quelli che del cioccolato "non gliene può fregare di meno", corrono dietro a confezioni sfavillanti, fiocchi grossi quanto la testa di Babbo Natale, scatole di latta pacchiane, involucri voluminosi e chi se ne frega se alla fine acquistano solo una misera manciata di cioccolatini, è l'occhio ad avere la meglio, è un ego frivolo ma grande quanto una casa ad essere soddisfatto. Gli indecisi sono una costante irrinunciabile: "un pezzo per parte" è la loro regola d'oro, un singolo cioccolatino per gusto, che se per caso assaggi uno che ti fa impazzire finisce lì, fatti passare la voglia perché tanto un altro uguale nel mucchio non lo troverai mai; rassegnati e vai avanti.

Il reparto caramelle può riservare sempre qualche sorpresa: i colori sgargianti degli involucri possono avere effetti psichedelici, lo scricchiolio delle confezioni diventa un richiamo della foresta e dopo poco sembri quasi ipnotizzato dalla varietà dei gusti. In queste occasioni particolari tra le corsie trovi sempre delle promoter, generalmente donne tra i 40 e i 50 anni con sorriso triste e un camice bianco di cui ignori l'utilità, che ti propongono di assaggiare prodotti che puoi trovare ogni giorno ma che spacciano per la novità del secolo. Naturalmente, come una costante matematica, lì dove c'è una degustazione gratis il simpaticone di turno è sempre presente, quello che pur di mangiarne maggiore quantità possibile affermerebbe di non aver mai assaggiato la Nutella; oppure quello che "un assaggino è per me, l'altro lo prendo per il bambino", il quale quasi inevitabilmente si ritrova a bocca asciutta a osservare il genitore che s'ingozza (perché al figlio fa male, ma la madre e il padre si sacrificano per lui).

Le ultime categorie sono quella dei precisini e di quelli che il fastidio di perdere tempo a comporre il piatto proprio non vogliono averlo. I primi vanno in pasticceria convinti di avere un cioccolato purissimo, un cioccolato artigianale di qualità superiore perché se proprio il peccato devono farlo, allora meglio farlo bene e con gusto. I secondi si recano sempre in pasticceria ma solo perché i piatti lì sono belli, pieni e soprattutto pronti da portar via, in pratica fantasia zero.

Insomma, ce ne sono per tutti i gusti, proprio come i cioccolatini.
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