Cronaca
Maxi truffa sul porto di Molfetta, assoluzioni-bis per Azzollini e Balducci
L'ex sindaco prosciolto anche in secondo grado perché «il fatto non sussiste». Respinte le richieste della Procura di Trani e di una parte civile
Molfetta - sabato 23 marzo 2024
8.54
Assolti in primo grado sulla presunta maxi-truffa collegata alla realizzazione del nuovo porto di Molfetta, avevano rinunciato alla prescrizione. Avevano chiesto di essere sentiti, in modo da consentire al Tribunale di Trani di avere una visione completa della realtà, riuscendo infine ad ottenere un'assoluzione, poi impugnata.
Ieri la prima sezione penale della Corte d'Appello di Bari (presidente Ornella Gozzo), ha confermato le assoluzioni dell'ex senatore e sindaco Antonio Azzollini e dell'ingegnere Vincenzo Balducci. Il collegio di secondo grado ha rigettato gli atti d'appello presentati dal pubblico ministero Giovanni Lucio Vaira e da una parte civile, rappresentata dal comitato Bonifica Molfetta, confermando per entrambi le assoluzioni in primo grado, con formula piena, «perché il fatto non sussiste».
Una sentenza, quella di ieri, che per i collegi difensivi dei due imputati ristabilisce la verità dopo anni di sofferenze e di ingiusta esposizione alla pubblica gogna. «Entrambi, infatti, hanno avuto il coraggio, fra i pochissimi imputati italiani di rinunciare alla prescrizione, chiedendo di essere giudicati nel merito», ha affermato dopo la sentenza l'avvocato Felice Petruzzella, difensore di Azzollini. Anche Balducci, assistito dall'avvocato Rinaldo Alvisi, aveva rinunciato alla prescrizione.
«Ci vuole molto coraggio. Loro, e in modo particolare Azzollini che ha rinunciato alla prescrizione quando gli contestavano 18 reati - ha detto ancora Petruzzella -, hanno lottato per arrivare fino in fondo, ottenendo delle sentenze di merito che hanno sgombrato il campo da qualsiasi dubbio sulla vicenda. E tutto ciò è costato un allungamento dei tempi giudiziari: il processo, infatti, le cui indagini sono iniziate nel 2009, si è concluso soltanto nel 2024, ben 15 anni dopo», ha concluso.
Nel 2013 le indagini portarono ad un'operazione con due arresti, il sequestro dell'opera e dei finanziamenti non ancora utilizzati. Erano 28 le persone imputate per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, falso, abuso d'ufficio, rifiuto di atti d'ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture, violazioni ambientali e paesaggistiche e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici, attentato alla sicurezza dei trasporti; più 5 società in qualità di persone giuridiche.
Per l'accusa, Azzollini avrebbe appaltato nel 2007 i lavori per 72 milioni di euro. Costo lievitato infine a 147 milioni. Gran parte dei finanziamenti pubblici, riteneva la Procura, sarebbero stati distratti dal Comune che li avrebbe utilizzati per far quadrare il suo bilancio. Accuse che il primo e il secondo grado hanno smontato.
Ieri la prima sezione penale della Corte d'Appello di Bari (presidente Ornella Gozzo), ha confermato le assoluzioni dell'ex senatore e sindaco Antonio Azzollini e dell'ingegnere Vincenzo Balducci. Il collegio di secondo grado ha rigettato gli atti d'appello presentati dal pubblico ministero Giovanni Lucio Vaira e da una parte civile, rappresentata dal comitato Bonifica Molfetta, confermando per entrambi le assoluzioni in primo grado, con formula piena, «perché il fatto non sussiste».
Una sentenza, quella di ieri, che per i collegi difensivi dei due imputati ristabilisce la verità dopo anni di sofferenze e di ingiusta esposizione alla pubblica gogna. «Entrambi, infatti, hanno avuto il coraggio, fra i pochissimi imputati italiani di rinunciare alla prescrizione, chiedendo di essere giudicati nel merito», ha affermato dopo la sentenza l'avvocato Felice Petruzzella, difensore di Azzollini. Anche Balducci, assistito dall'avvocato Rinaldo Alvisi, aveva rinunciato alla prescrizione.
«Ci vuole molto coraggio. Loro, e in modo particolare Azzollini che ha rinunciato alla prescrizione quando gli contestavano 18 reati - ha detto ancora Petruzzella -, hanno lottato per arrivare fino in fondo, ottenendo delle sentenze di merito che hanno sgombrato il campo da qualsiasi dubbio sulla vicenda. E tutto ciò è costato un allungamento dei tempi giudiziari: il processo, infatti, le cui indagini sono iniziate nel 2009, si è concluso soltanto nel 2024, ben 15 anni dopo», ha concluso.
Nel 2013 le indagini portarono ad un'operazione con due arresti, il sequestro dell'opera e dei finanziamenti non ancora utilizzati. Erano 28 le persone imputate per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, falso, abuso d'ufficio, rifiuto di atti d'ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture, violazioni ambientali e paesaggistiche e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici, attentato alla sicurezza dei trasporti; più 5 società in qualità di persone giuridiche.
Per l'accusa, Azzollini avrebbe appaltato nel 2007 i lavori per 72 milioni di euro. Costo lievitato infine a 147 milioni. Gran parte dei finanziamenti pubblici, riteneva la Procura, sarebbero stati distratti dal Comune che li avrebbe utilizzati per far quadrare il suo bilancio. Accuse che il primo e il secondo grado hanno smontato.