Sanità
Mauro Cives, una borsa di studio da Veronesi per lo studio del tumore al pancreas
L'oncologo molfettese intervistato dalla Fondazione sulle sue ricerche
Molfetta - mercoledì 16 marzo 2016
8.19
Il dottor Mauro Cives è stato intervistato da Chiara Segrè per la Fondazione Umberto Veronesi: il trentaduenne oncologo molfettese, infatti, ha ricevuto una borsa di studio proprio dalla Fondazione e nel 2016 sarà impegnato nella ricerca sul tumore al pancreas presso l'Università di Bari.
"Il mio obiettivo è caratterizzare la genetica dei tumori neuroendocrini del pancreas rispettivamente più piccoli e più grandi di 2 cm di diametro. Questa soglia, infatti, consente generalmente di distinguere tumori a buona e cattiva prognosi, tuttavia ancora non è chiaro perché", spiega, "la mia ricerca vuole valutare la quantità e tipologia di mutazioni geniche nei tumori di diametro inferiore e superiore ai 2 cm, e correlandole con l'aggressività della malattia. Ciò consentirà di chiarire se geni diversi vengono inattivati secondo una sequenza precisa durante la crescita del tumore e se la mutazione di particolari geni predice un comportamento più aggressivo della neoplasia".
Il dottor Cives poi si racconta. Dagli studi al Liceo Classico che gli hanno lasciato l'amore per la ricerca che per per è rappresentato da "Ulisse, colui che ha osato navigare in acque ignote per amore della conoscenza", al suo amore per la scienza partito "da bambino, quando l'Aids imperversava sulla scena mondiale, pensavo di voler salvare vite umane attraverso la ricerca. Poi la mia famiglia è stata direttamente toccata dal cancro, e ciò ha rafforzato in me la voglia di dedicarmi alla scienza medica in prima persona", fino all'esperienza in Florida "una delle esperienze umanamente e professionalmente più importanti della mia vita. Mi ha insegnato che ogni convinzione e ogni comportamento sono figli della cultura locale. Che non esiste una verità assoluta, e bisogna guardare gli eventi sempre da differenti prospettive. Inevitabilmente, è scattato il confronto con l'Italia e il dispiacere per le criticità che attanagliano nel nostro Paese il "sistema ricerca". Pur eccellente per alcuni versi, necessita un'iniezione di libertà", senza tralasciare la passione per la musica visto che "sono diplomato in flauto traverso al conservatorio di Bari. Fino a qualche anno fa, suonavo in diverse orchestre, anche se ora il lavoro in corsia e in laboratorio occupa tutto il mio tempo".
"Sono un medico oltre che un ricercatore. Da medico posso aiutare un paziente alla volta, ogni giorno. Da ricercatore, so che un giorno le mie ricerche avranno contribuito ad aiutare migliaia di persone", conclude.
"Il mio obiettivo è caratterizzare la genetica dei tumori neuroendocrini del pancreas rispettivamente più piccoli e più grandi di 2 cm di diametro. Questa soglia, infatti, consente generalmente di distinguere tumori a buona e cattiva prognosi, tuttavia ancora non è chiaro perché", spiega, "la mia ricerca vuole valutare la quantità e tipologia di mutazioni geniche nei tumori di diametro inferiore e superiore ai 2 cm, e correlandole con l'aggressività della malattia. Ciò consentirà di chiarire se geni diversi vengono inattivati secondo una sequenza precisa durante la crescita del tumore e se la mutazione di particolari geni predice un comportamento più aggressivo della neoplasia".
Il dottor Cives poi si racconta. Dagli studi al Liceo Classico che gli hanno lasciato l'amore per la ricerca che per per è rappresentato da "Ulisse, colui che ha osato navigare in acque ignote per amore della conoscenza", al suo amore per la scienza partito "da bambino, quando l'Aids imperversava sulla scena mondiale, pensavo di voler salvare vite umane attraverso la ricerca. Poi la mia famiglia è stata direttamente toccata dal cancro, e ciò ha rafforzato in me la voglia di dedicarmi alla scienza medica in prima persona", fino all'esperienza in Florida "una delle esperienze umanamente e professionalmente più importanti della mia vita. Mi ha insegnato che ogni convinzione e ogni comportamento sono figli della cultura locale. Che non esiste una verità assoluta, e bisogna guardare gli eventi sempre da differenti prospettive. Inevitabilmente, è scattato il confronto con l'Italia e il dispiacere per le criticità che attanagliano nel nostro Paese il "sistema ricerca". Pur eccellente per alcuni versi, necessita un'iniezione di libertà", senza tralasciare la passione per la musica visto che "sono diplomato in flauto traverso al conservatorio di Bari. Fino a qualche anno fa, suonavo in diverse orchestre, anche se ora il lavoro in corsia e in laboratorio occupa tutto il mio tempo".
"Sono un medico oltre che un ricercatore. Da medico posso aiutare un paziente alla volta, ogni giorno. Da ricercatore, so che un giorno le mie ricerche avranno contribuito ad aiutare migliaia di persone", conclude.