Cronaca
Lotta agli abusivi, il Liberatorio scrive alla Procura e alla Prefettura
Le richieste: liberazione di strade e marciapiedi e verifica delle condizioni igienico sanitarie della merce esposta
Molfetta - martedì 12 agosto 2014
7.20
E' una estate turbolenta quella che la città sta vivendo circa la lotta al commercio abusivo di ogni genere alimentare: dalla frutta, alla verdura fino al pesce e, soprattutto nel week end, anche frutti di mare.
Dopo le diverse segnalazioni corredate da video e foto di bancarelle fatiscenti e in pieno stato di illegalità, le minacce di un venditore ai giornalisti di MolfettaViva che cercavano di documentare quanto stava accadendo, l'ultimo passo è l'atto che il Liberatorio Politico ha indirizzato non soltanto al Sindaco ma anche al Prefetto e al Procuratore.
Nel documento si chiede a chiare lettere «l'intervento immediato degli agenti di Polizia Municipale, per liberare strade e marciapiedi, ripristinando la viabilità e facendo rispettare la sentenza di Cassazione n.6108/14 del 10 febbraio 2014», cioè il provvedimento con cui la Suprema Corte ha ritenuto condannabile il venditore di merce esposta agli agenti atmosferici e inquinanti dell'aria senza assicurare la loro idonea conservazione.
E ancora, nell'atto è fatto l'elenco delle vie e degli spazi in cui il fenomeno è presente, una vera e propria mappa del commercio abusivo e illegale molfettese: via Bari, via Capitan Magrone angolo via Capitan Azzarita, via Baccarini, via Rattazzi, via Di Vagno angolo via Calabrese, via Massimo d'Azeglio, via Immacolata angolo via Matteucci, via Immacolata, via Palestro e via Crocifisso.
Dalla documentazione allegata dal Liberatorio Politico, uno dei casi più eclatanti risulterebbe quello su via Pia dove vengono venduti prodotti ittici su un carrello a ridosso di cantieri edili.
La situazione, dunque, è ormai intollerabile: decoro urbano, sicura viabilità stradale e pedonale, pulizia e igiene delle strade oltre che qualità dei prodotti alimentari venduti e poi consumati, rispetto dei commercianti in regola che molto vengono danneggiati da questa concorrenza senza norme e perciò con prezzi più convenienti, sono i punti cardine da non poter più trascurare e in nome dei quali l'intervento di chi di dovere non può essere rimandato oltre.
Dopo le diverse segnalazioni corredate da video e foto di bancarelle fatiscenti e in pieno stato di illegalità, le minacce di un venditore ai giornalisti di MolfettaViva che cercavano di documentare quanto stava accadendo, l'ultimo passo è l'atto che il Liberatorio Politico ha indirizzato non soltanto al Sindaco ma anche al Prefetto e al Procuratore.
Nel documento si chiede a chiare lettere «l'intervento immediato degli agenti di Polizia Municipale, per liberare strade e marciapiedi, ripristinando la viabilità e facendo rispettare la sentenza di Cassazione n.6108/14 del 10 febbraio 2014», cioè il provvedimento con cui la Suprema Corte ha ritenuto condannabile il venditore di merce esposta agli agenti atmosferici e inquinanti dell'aria senza assicurare la loro idonea conservazione.
E ancora, nell'atto è fatto l'elenco delle vie e degli spazi in cui il fenomeno è presente, una vera e propria mappa del commercio abusivo e illegale molfettese: via Bari, via Capitan Magrone angolo via Capitan Azzarita, via Baccarini, via Rattazzi, via Di Vagno angolo via Calabrese, via Massimo d'Azeglio, via Immacolata angolo via Matteucci, via Immacolata, via Palestro e via Crocifisso.
Dalla documentazione allegata dal Liberatorio Politico, uno dei casi più eclatanti risulterebbe quello su via Pia dove vengono venduti prodotti ittici su un carrello a ridosso di cantieri edili.
La situazione, dunque, è ormai intollerabile: decoro urbano, sicura viabilità stradale e pedonale, pulizia e igiene delle strade oltre che qualità dei prodotti alimentari venduti e poi consumati, rispetto dei commercianti in regola che molto vengono danneggiati da questa concorrenza senza norme e perciò con prezzi più convenienti, sono i punti cardine da non poter più trascurare e in nome dei quali l'intervento di chi di dovere non può essere rimandato oltre.