Antonio Azzollini
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Politica

Legge sul bilancio: Antonio Azzollini interviene in Senato

«Questa legge di bilancio merita il nostro voto contrario»


Signor Presidente, colleghe e colleghi, ho vissuto durante la sessione in Commissione bilancio una situazione un po' paradossale: il disegno di legge di bilancio al nostro esame è stato connotato, nel suo ingresso, da una nota di aggiornamento che ha ulteriormente scostato il cosiddetto obiettivo a medio termine, il che significa in parole povere maggior deficit; è stato connotato da circa 16 miliardi per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (per non aumentare l'IVA abbiamo dovuto impegnare tutte queste risorse) e, nel corso del dibattito, da una lettera dell'Unione europea che ci mette in allerta, segnalando che, nel corso del 2018, abbiamo problemi - quantifica l'Unione Europea - per 3,5 miliardi di euro. Non sto parlando delle polemiche, ma di lettere ufficiali, il che significa che un'attenzione rigorosa avrebbe dovuto essere esercitata su questo disegno di legge di bilancio, perché il quadro complessivo di finanza pubblica non rasserena.

Invece a cosa si sono dedicati in particolare il dibattito e l'attività emendativa della Commissione bilancio? A tutte misure di secondario rilievo nell'ordine di un miliardo e mezzo di euro, tutte o quasi tutte dedicate alla spesa corrente e sempre in aumento della spesa corrente stessa. Questo nonostante fosse già stato segnalato nel Documento di economia e finanza che la spesa corrente era aumentata di 2,5 miliardi, dai 164 miliardi del 2016 a 166,7 miliardi del 2017, grandezze delle quali già si teneva conto in sede europea.
A fronte di ciò, tra le parole che sono state usate per questo disegno di legge di bilancio, ve ne è una bruttissima, colleghe e colleghi: «statizzazione». Sono andato a vedere sul «Devoto-Oli» - e non ci credevo - e poi sono andato a controllare anche sul dizionario «Treccani»: statizzazione è una parola poco usata, desueta, che significa statalizzazione. Non abbiamo dato a questo nostro intendimento nemmeno la dignità della parola comune e forse, per tentare surrettiziamente di nasconderla, abbiamo parlato di statizzazione: abbiamo cioè dato nuova spesa corrente, crescente e strutturale al nuovo bilancio, così irrigidendolo e ponendo le premesse per chi verrà dopo di trovarsi una situazione di finanza pubblica ancora più deteriorata.
Infine, avendo a disposizione il Governo poche centinaia di milioni di euro (non sembrino tantissimi, visto che per il quadro di finanza - come ho detto prima - ci sono problemi che riguardano molti miliardi di euro) il Governo aveva dinanzi a sé una scelta: o non usare ulteriori risorse per tentare il risanamento del bilancio o scommettere di usare risorse che abbiano una funzione di miglioramento dell'economia e, quindi, un effetto indiretto di miglioramento dei conti pubblici. No.

L'altra questione surreale che abbiamo vissuto è che è stata spezzata questa già esigua dotazione di fondi in tante piccole diramazioni del tutto inutili.

Ne faccio due esempi. La questione del superticket vale in tutto 60 milioni di euro. Questa è la cifra stanziata dal Governo, che forse per il superticket durerà qualche giorno di utilizzo. È, quindi, una misura totalmente inefficace. Per la questione bonus bebè - uso il termine giornalistico - per l'aiuto alle famiglie di minor reddito che fanno un altro figlio diamo una dotazione di 25 milioni di euro, cioè 480 euro l'anno. Credo che per un bimbo con 40 euro al mese si provvede per due o tre giorni. Certamente non è somma sufficiente per un mese.

Il Governo non è stato capace di fare una scelta: li do alle nuove nascite per le famiglie, all'abbattimento del superticket o ad altro. Preso dalle esigenze elettorali ha sgravato questa manovra, rendendola così inefficiente. Allora, non abbiamo posto rimedio ai guai strutturali, che già sì profilano all'orizzonte, secondo quanto ci dice l'Unione europea, e alle risorse che disponevamo non abbiamo dato nessun indirizzo anticiclico e, quindi, capace di aiutare lo sviluppo. Abbiamo fatto una cosa tutta sgranocchiata. Di contro, abbiamo certamente aumentato la spesa pubblica con una serie di stabilizzazioni, statizzazioni o stabilizzazioni, che dir si voglia. Signor Presidente, attenzione perché ciò significa dimenticare un concetto che, a mio avviso, è l'unico necessario reintrodurre in Italia perché si traduce, in termini culturali, in merito e, in termini economici, in produttività, che sono le uniche due cose di cui l'Italia necessita. Quando si fanno provvedimenti generalizzati il merito non c'entra e, anzi, viene penalizzato. Così questa legge di bilancio merita il nostro voto contrario e speriamo che sia l'ultima non della storia d'Italia perché ci sarà quella del prossimo anno, ma l'ultima di questo Governo di sinistra.
  • Antonio Azzollini
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