Cronaca
Le mani dei clan baresi sull'area metropolitana, ma non su Molfetta
È dunque ancora forte il controllo di alcune famiglie, protagoniste della primavera criminale degli anni '90?
Molfetta - giovedì 8 febbraio 2018
12.48
Da Bari al controllo degli affari illeciti nei comuni dell'hinterland, tra cui Molfetta, attraverso alleanze - o lotte - con i gruppi malavitosi locali. A fotografare gli interessi dei clan, con i conseguenti tentativi di espansione dei diversi gruppi, è la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.
Nel capoluogo di regione «il panorama criminale - si legge a pagina 152 della relazione relativa al primo semestre del 2017 - continua ad essere caratterizzato dall'assenza di un organo verticistico condiviso e dall'operatività di agguerriti gruppi criminali, basati essenzialmente su vincoli familiari, non legati tra loro gerarchicamente e con capacità di rigenerarsi velocemente attraverso nuove alleanze a reclutamenti».
«In tale scenario, che vede molti dei capi clan baresi detenuti, la presenza di tensioni e conflitti avrebbe favorito l'ascesa di giovani leve, sempre più interessate a conquistare spazi criminali. Parallelamente, - prosegue - si colgono segnali di espansione della criminalità barese verso i comuni dell'hinterland, anche nella prospettiva di sviluppare affari con imprenditori e amministratori locali compiacenti».
Non solo: «La criminalità organizzata, oltre a prediligere il racket delle estorsioni con particolare attenzione al settore edile, è sempre attiva nelle rapine e nel traffico degli stupefacenti, contesto in cui interagisce anche con numerose realtà criminali della provincia. La pluralità dei reati predatori caratterizzati da un "pendolarismo criminale" che porta addirittura fuori regione, rendono difficoltosa la riconducibilità di tali attività alla criminalità comune».
A caratterizzare l'assetto della criminalità barese, dunque, non è soltanto la presenza di differenti gruppi criminali, in cui si registrano i tentativi di ascesa delle giovani leve, ma anche la tendenza all'estensione degli affari illeciti in provincia. «La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 156 - sembra favorire l'interazione criminale tra il capoluogo ed i comuni della provincia».
«Le attività delittuose commesse in provincia, maggiormente nell'area metropolitana, - continua - risultano, infatti, fortemente legate a quelle del capoluogo, e risultano particolarmente evidenti allorquando si verificano fibrillazioni, cambi o cessioni di potere ai vertici dei clan. Quest'ultimi cercano costantemente di estendere sui comuni vicini la propria influenza criminale, affiancando, proteggendo o insidiando i gruppi autoctoni».
E Molfetta? Stando alla fotografia scattata dall'Antimafia, a Molfetta non c'è nessuno tentativo di espansione dei gruppi criminali baresi. Evidentemente, la città, è ancora sotto il feroce controllo di alcune famiglie, protagoniste della primavera criminale della città degli anni '90.
Nel capoluogo di regione «il panorama criminale - si legge a pagina 152 della relazione relativa al primo semestre del 2017 - continua ad essere caratterizzato dall'assenza di un organo verticistico condiviso e dall'operatività di agguerriti gruppi criminali, basati essenzialmente su vincoli familiari, non legati tra loro gerarchicamente e con capacità di rigenerarsi velocemente attraverso nuove alleanze a reclutamenti».
«In tale scenario, che vede molti dei capi clan baresi detenuti, la presenza di tensioni e conflitti avrebbe favorito l'ascesa di giovani leve, sempre più interessate a conquistare spazi criminali. Parallelamente, - prosegue - si colgono segnali di espansione della criminalità barese verso i comuni dell'hinterland, anche nella prospettiva di sviluppare affari con imprenditori e amministratori locali compiacenti».
Non solo: «La criminalità organizzata, oltre a prediligere il racket delle estorsioni con particolare attenzione al settore edile, è sempre attiva nelle rapine e nel traffico degli stupefacenti, contesto in cui interagisce anche con numerose realtà criminali della provincia. La pluralità dei reati predatori caratterizzati da un "pendolarismo criminale" che porta addirittura fuori regione, rendono difficoltosa la riconducibilità di tali attività alla criminalità comune».
A caratterizzare l'assetto della criminalità barese, dunque, non è soltanto la presenza di differenti gruppi criminali, in cui si registrano i tentativi di ascesa delle giovani leve, ma anche la tendenza all'estensione degli affari illeciti in provincia. «La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 156 - sembra favorire l'interazione criminale tra il capoluogo ed i comuni della provincia».
«Le attività delittuose commesse in provincia, maggiormente nell'area metropolitana, - continua - risultano, infatti, fortemente legate a quelle del capoluogo, e risultano particolarmente evidenti allorquando si verificano fibrillazioni, cambi o cessioni di potere ai vertici dei clan. Quest'ultimi cercano costantemente di estendere sui comuni vicini la propria influenza criminale, affiancando, proteggendo o insidiando i gruppi autoctoni».
E Molfetta? Stando alla fotografia scattata dall'Antimafia, a Molfetta non c'è nessuno tentativo di espansione dei gruppi criminali baresi. Evidentemente, la città, è ancora sotto il feroce controllo di alcune famiglie, protagoniste della primavera criminale della città degli anni '90.