
Vita di città
Le emozioni della Pietà a Roma LE FOTO
Una ricca galleria di foto pr percorrere i momenti più importanti del pellegrinaggio
Molfetta - lunedì 23 maggio 2016
7.24
In molti l'hanno definita una "follia", come lo stesso priore dell'Arciconfraternita della Morte, Giuseppe de Candia. Nei fatti lo è stata, una meravigliosa follia giunta nella Capitale dalla nostra Molfetta. Nemmeno gli ornamenti barocchi della Basilica di San Giovanni dei Fiorentini hanno oscurato la bellezza della Pietà: il suo viso come una perla rara incastonata in una ricca montatura risplendeva di luce propria.
Dalle ore 7 di domenica mattina in tanti sono confluiti nella basilica per rendere omaggio, per ammirare e sincerarsi che il il viaggio non avesse sgualcito la nostra Pietà. Il colpo d'occhio, ma anche un colpo al cuore, era inevitabile: l'iniziale straniamento per il luogo insolito è stato subito sostituito da quella commozione mista a orgoglio di concedere al altri di poter posare lo sguardo sulla nostra Madonna.
E di curiosi ce ne sono stati tanti, tantissimi: dalle stesse forze dell'ordine preposte al servizio, che curiose chiedevano cosa fosse quell'evento straordinario a cui stavano presenziando, ai turisti di qualsiasi nazionalità che addirittura si scattavano "selfie" con lo sfondo della processione. Quante volte abbiamo ripetuto e ribadito con vanto "siamo di Molfetta". E quanti molfettesi trapiantati in altre città o all'estero sono accorsi, hanno asciugato dal viso quella lacrima che aveva il sapore salato della nostalgia.
Dopo la santa messa celebrata dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, la processione ha inizio con le stesse modalità del Sabato Santo molfettese, ognuno è al suo posto, la bassa banda in apertura con le note del "ti-tee", la croce, le donne dal capo coperto e composte nel loro lutto, le vesti nere che si allineano in due file parallele attorno al simulacro mentre la banda chiude la processione suonando le marce funebri.
Ma la location è ciò che fa la differenza. Quando il traffico romano si blocca al passaggio dei confratelli, quanto vedi la Pietà stagliarsi solenne davanti a Castel Sant'Angelo o alla Basilica di San Pietro, entra in gioco un'affascinante meccanismo di emozioni che è difficile da raccontare. Nello stesso momento due bellezze eterne – Roma e la Pietà – si coniugano assieme, come se si fossero sempre incontrate, in uno spettacolo irripetibile.
Poi l'attesa e l'Angelus del Papa che saluta i confratelli molfettesi e che risveglia gli animi, ed ancora l'ingresso nella Basilica di San Pietro dalla porta principale, un onore per pochi; e ancora l'attraversamento nella navata centrale fino all'ineguagliabile baldacchino di San Pietro che sembra essere il giusto trono per la Pietà.
Al ritorno il percorso viene fatto a ritroso, il tempo di ammirare la processione da fuochi prospettici differenti che subito si giunge nuovamente alla Basilica di San Giovanni dei Fiorentini ed è il momento della "ritirata", e qui l'emozione e soprattutto la commozione viene liberata in modo catartico.
Le lacrime si mescolano: sono lacrime di gioia di chi sa di aver preso parte ad un evento storico, di soddisfazione del priore per aver portato a termine un'impresa eccezionale; sono le lacrime di chi ancora una volta ha sentito il dolce peso del simulacro sulle spalle; sono le lacrime di chi si dichiara innamorato follemente e morbosamente alla Pietà. Ed è un amore per la vita.
(Foto di Vincenzo Bisceglie)
Dalle ore 7 di domenica mattina in tanti sono confluiti nella basilica per rendere omaggio, per ammirare e sincerarsi che il il viaggio non avesse sgualcito la nostra Pietà. Il colpo d'occhio, ma anche un colpo al cuore, era inevitabile: l'iniziale straniamento per il luogo insolito è stato subito sostituito da quella commozione mista a orgoglio di concedere al altri di poter posare lo sguardo sulla nostra Madonna.
E di curiosi ce ne sono stati tanti, tantissimi: dalle stesse forze dell'ordine preposte al servizio, che curiose chiedevano cosa fosse quell'evento straordinario a cui stavano presenziando, ai turisti di qualsiasi nazionalità che addirittura si scattavano "selfie" con lo sfondo della processione. Quante volte abbiamo ripetuto e ribadito con vanto "siamo di Molfetta". E quanti molfettesi trapiantati in altre città o all'estero sono accorsi, hanno asciugato dal viso quella lacrima che aveva il sapore salato della nostalgia.
Dopo la santa messa celebrata dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, la processione ha inizio con le stesse modalità del Sabato Santo molfettese, ognuno è al suo posto, la bassa banda in apertura con le note del "ti-tee", la croce, le donne dal capo coperto e composte nel loro lutto, le vesti nere che si allineano in due file parallele attorno al simulacro mentre la banda chiude la processione suonando le marce funebri.
Ma la location è ciò che fa la differenza. Quando il traffico romano si blocca al passaggio dei confratelli, quanto vedi la Pietà stagliarsi solenne davanti a Castel Sant'Angelo o alla Basilica di San Pietro, entra in gioco un'affascinante meccanismo di emozioni che è difficile da raccontare. Nello stesso momento due bellezze eterne – Roma e la Pietà – si coniugano assieme, come se si fossero sempre incontrate, in uno spettacolo irripetibile.
Poi l'attesa e l'Angelus del Papa che saluta i confratelli molfettesi e che risveglia gli animi, ed ancora l'ingresso nella Basilica di San Pietro dalla porta principale, un onore per pochi; e ancora l'attraversamento nella navata centrale fino all'ineguagliabile baldacchino di San Pietro che sembra essere il giusto trono per la Pietà.
Al ritorno il percorso viene fatto a ritroso, il tempo di ammirare la processione da fuochi prospettici differenti che subito si giunge nuovamente alla Basilica di San Giovanni dei Fiorentini ed è il momento della "ritirata", e qui l'emozione e soprattutto la commozione viene liberata in modo catartico.
Le lacrime si mescolano: sono lacrime di gioia di chi sa di aver preso parte ad un evento storico, di soddisfazione del priore per aver portato a termine un'impresa eccezionale; sono le lacrime di chi ancora una volta ha sentito il dolce peso del simulacro sulle spalle; sono le lacrime di chi si dichiara innamorato follemente e morbosamente alla Pietà. Ed è un amore per la vita.
(Foto di Vincenzo Bisceglie)