Vita di città
Lascia il lavoro e viaggia per il mondo: la scelta del molfettese Alessandro
Il racconto dopo quasi due anni: «La mia decisione è un inno alla libertà di vivere con passione, coraggio e autenticità»
Molfetta - mercoledì 8 novembre 2023
7.14
Ci sono storie che iniziano grazie al coraggio e poi c'è il coraggio che dà inizio a certe storie. Una di queste è quella di Alessandro Spadavecchia, giovane originario di Molfetta che circa due anni fa ha deciso di lasciare un lavoro a tempo indeterminato e di viaggiare per il mondo.
Oggi, a quasi due anni dall'inizio della sua avventura, Alessandro ha maturato nuove consapevolezze, esplorato nuovi territori e conosciuto nuove persone, avvicinandosi sempre di più alla versione migliore di se stesso che faceva fatica a trovare in un ambiente in cui non sentiva che il suo tempo, la sua anima e le sue esigenze fossero compresi.
Alessandro ha raccontato alla redazione il suo viaggio verso se stesso e verso la libertà.
Cosa ti ha spinto a lasciare il lavoro che facevi per girare il mondo?
«La mia decisione di abbandonare il lavoro che facevo per girare il mondo è stata alimentata da un profondo mal di vivere che mi aveva imprigionato. Gran parte di questo mal di vivere era dovuto al lavoro che facevo. Oltre a questo mi ero reso conto che stavo assistendo inerme allo scorrere inesorabile del tempo, la vita che mi è stata data in dono mi stava scivolando via senza vivere appieno. Questo è il reato peggiore che possiamo commettere contro noi stessi. Giunto al quarto della mia vita, avevo l'amaro sapore dell'incompletezza sulle labbra. Il mio cuore bramava avventure, esplorazioni e nuove prospettive. Prima di tutto, desideravo vedere le meraviglie della Terra che ci circondano e riempirmi di tutta quella umanità che da sempre ho cercato nella mia piccola città. Avevo perso la fiducia nell'umanità e viaggiando, per quello che ho ricevuto, mi sono ricreduto».
Com'era la tua vita prima di questo viaggio?
«Nella mia dimensione precedente, mi sentivo stretto, come se le pareti della mia casa, la fabbrica nella quale lavoravo, mi soffocassero lentamente. La vita aveva perso il suo sapore e il vuoto interiore si faceva sempre più insostenibile. Mi ero reso conto che non potevo evolvere come essere umano. Non avevo amore per nessuno, non provavo gioia per niente e non ridevo mai. Questo mi ha portato a udire un richiamo profondo, un invito a esplorare, a sfidare i confini della mia comfort zone. Avevo sete di nuove esperienze, desideravo una vita autentica, appagante e desideravo realizzare il mio stile di vita ideale. Mi resi conto che la vita non poteva limitarsi a una serie di strade già battute, a persone familiari e a stimoli monotoni. A fare le stesse cose per tutta la vita. L'aspettativa era tirare avanti fino alla pensione e solo allora vivere la vita. Oppure godere di quelle due settimane di ferie all'anno concesse col contagocce. E se la vita ci manda il "conto" prima? Volevo rompere questa monotonia, sfuggire al destino tracciato, e scoprire la bellezza del mondo. La paura di rimpianti futuri, il malessere, la paura di guardare indietro e pentirmi di non aver avuto il coraggio di inseguire i miei sogni, mi spinse a compiere questa scelta radicale». In cosa hai trovato il coraggio per lasciare tutto e partire?
«Il coraggio è emerso dall'urgenza di costruire la mia vita, di riscrivere la mia storia, quella vera che proviene dal cuore e dall'anima e non quella dettata dagli altri e dal sistema. La vita è imprevedibile, sottile. Come dice Vasco Rossi "è un brivido che vola via". Allora ho domandato a me stesso: "vuoi sentirlo quel brivido?" Non volevo attendere la fine dei giorni con una valigia povera di esperienze, ma con un bagaglio pieno di avventure straordinarie, di persone incontrate e di culture abbracciate. La mia decisione era una dichiarazione audace di indipendenza dalla mediocrità, un inno alla libertà di vivere la vita con passione, coraggio e autenticità. Un inno alla vita, con la speranza che la mia storia potesse ispirare gli altri a cambiare la propria esistenza».
Quali sono state finora le tappe del tuo viaggio?
«Il mio viaggio è stato un'epica avventura attraverso terre completamente sconosciute e lontane, geograficamente e culturalmente, iniziato dalle romantiche strade di Parigi alle maestose torri di Praga, ho assaporato la bellezza e la storia di Francia e Repubblica Ceca. Ma un richiamo più forte mi ha guidato verso il sud-est asiatico. Avevo sentito tanto parlare della vita che scorre lenta da quelle parti, dei sorrisi accoglienti, del buon cibo e soprattutto di tutti coloro che per motivi più o meno simili ai miei si erano curati l'anima. Così ho attraversato 5 nazioni e visitato circa 50 città. Il vero viaggio, e direi anche il colpo di testa, è iniziato con un biglietto di sola andata per la Thailandia. Ho abbracciato l'ignoto, viaggiando senza una mappa precisa né piani prestabiliti. Mi sono affidato alla vita, alle correnti sagge e intelligenti dell'Universo, e ho scoperto che la vera essenza di un luogo risiede nelle persone che lo abitano. Ho conosciuto anime gentili lungo la strada, ho condiviso risate e racconti, ho imparato dalla diversità culturale e ho conosciuto i sapori autentici. Ma, cosa più importante, ho conosciuto me stesso e ho imparato a sorridere. Talvolta ho incontrato anche l'amore. Poi l'autostop in Cambogia e le serene risaie del Laos, i vibranti mercati del Vietnam, le foreste della Malesia e le spiagge incantate dell'Indonesia hanno plasmato la mia anima, insegnandomi che il mondo è vasto e affascinante, che l'avventura è la linfa vitale dell'essere umano. Ogni tappa è stata una lezione di vita, un capitolo scritto con passione e coraggio. Viaggiando tra queste nazioni ho scritto anche un libro che spero veda la luce quanto prima». Cos'hai imparato fino a oggi grazie a quest'esperienza?
«Viaggiando si apprendono molte lezioni di vita preziose perché si viene costantemente esposti a nuove culture, modi di pensare e stili di vita. Questa esposizione all'altro, all'altrove, ci insegna a vedere il mondo attraverso occhi diversi. La lezione di vita principali che ho appreso viaggiando è l'accettazione della diversità. Ho imparato ad abbracciare le differenze culturali, religiose e sociali perché ho ricevuto tanto da chi non aveva quasi nulla nemmeno per sé. Sono stato aiutato da persone appartenenti a religioni che nel nostro piccolo mondo si credono pericolose. Tutto ciò mi ha insegnato la tolleranza e mi ha aperto la mente. Ho imparato a essere flessibile e ad adattarmi poiché gli imprevisti e i cambiamenti sono all'ordine del giorno in viaggio. Ho imparato anche a essere autonomo e più responsabile, a prendermi cura di me stesso, a prendere decisioni e risolvere problemi. In viaggio ho sviluppato la gratitudine per quello che già possiedo senza darlo per scontato, perché ho potuto assistere a realtà che sono in condizioni davvero tristi, oltre il limite della dignità umana. Da queste esperienze è nata in me la voglia di fare beneficenza ogni volta che ne ho l'occasione».
Parallelamente alle sue esperienze, Alessandro porta avanti un blog personale, "Pensiero Vagabondo", che potremmo definire un 'raccoglitore speciale" dei momenti che sta vivendo e degli insegnamenti tratti.
Cosa rappresenta il tuo blog "Pensiero-Vagabondo"?
«Il mio blog rappresenta uno spazio speciale in cui condivido messaggi importanti rivolti a tutte le persone che si sentono intrappolate in uno stile di vita che non rispecchia i loro sogni. È anche un rifugio virtuale in cui mostro la bellezza del mondo che ci circonda attraverso le mie esperienze. Nel blog si possono trovare articoli di crescita personale, ispirati dai libri che ho letto e che ho considerato preziosi insegnamenti. La mia speranza è che questi contenuti possano essere di ispirazione per chi li legge. Il blog include anche una mappa interattiva che traccia i luoghi che ho visitato e le foto che ho catturato durante il mio viaggio. Questo l'ho pensato in modo tale da permettere alle persone di esplorare il mondo attraverso le immagini e le storie».
Con quest'attività riesci a coprire le spese necessarie a condurre lo stile di vita che hai scelto?
«Il mio blog non monetizza al momento. Ho finanziato il mio viaggio scrivendo articoli per un noto tour operator, che mi ha permesso di mantenere la mia indipendenza».
Le tue prossime tappe?
«Al momento mi trovo in Australia per lavoro. Nel futuro desidero fare un Road the Trip dell'Australia e poi continuare con il mio giro del mondo, ripartendo dal Messico per poi percorrere tutto il Sud America. Poi ci saranno il Nord Africa, l'Asia centrale, l'India e concludere dove tutto ebbe inizio: Bangkok. Mi auguro che la vita mi mandi un'anima affine con la quale condividere questo viaggio perché come disse il famoso viaggiatore, Christopher McCandless: "La felicità è vera se condivisa". Dopo quasi due anni di viaggio posso dire che aveva ragione».
Oggi, a quasi due anni dall'inizio della sua avventura, Alessandro ha maturato nuove consapevolezze, esplorato nuovi territori e conosciuto nuove persone, avvicinandosi sempre di più alla versione migliore di se stesso che faceva fatica a trovare in un ambiente in cui non sentiva che il suo tempo, la sua anima e le sue esigenze fossero compresi.
Alessandro ha raccontato alla redazione il suo viaggio verso se stesso e verso la libertà.
Cosa ti ha spinto a lasciare il lavoro che facevi per girare il mondo?
«La mia decisione di abbandonare il lavoro che facevo per girare il mondo è stata alimentata da un profondo mal di vivere che mi aveva imprigionato. Gran parte di questo mal di vivere era dovuto al lavoro che facevo. Oltre a questo mi ero reso conto che stavo assistendo inerme allo scorrere inesorabile del tempo, la vita che mi è stata data in dono mi stava scivolando via senza vivere appieno. Questo è il reato peggiore che possiamo commettere contro noi stessi. Giunto al quarto della mia vita, avevo l'amaro sapore dell'incompletezza sulle labbra. Il mio cuore bramava avventure, esplorazioni e nuove prospettive. Prima di tutto, desideravo vedere le meraviglie della Terra che ci circondano e riempirmi di tutta quella umanità che da sempre ho cercato nella mia piccola città. Avevo perso la fiducia nell'umanità e viaggiando, per quello che ho ricevuto, mi sono ricreduto».
Com'era la tua vita prima di questo viaggio?
«Nella mia dimensione precedente, mi sentivo stretto, come se le pareti della mia casa, la fabbrica nella quale lavoravo, mi soffocassero lentamente. La vita aveva perso il suo sapore e il vuoto interiore si faceva sempre più insostenibile. Mi ero reso conto che non potevo evolvere come essere umano. Non avevo amore per nessuno, non provavo gioia per niente e non ridevo mai. Questo mi ha portato a udire un richiamo profondo, un invito a esplorare, a sfidare i confini della mia comfort zone. Avevo sete di nuove esperienze, desideravo una vita autentica, appagante e desideravo realizzare il mio stile di vita ideale. Mi resi conto che la vita non poteva limitarsi a una serie di strade già battute, a persone familiari e a stimoli monotoni. A fare le stesse cose per tutta la vita. L'aspettativa era tirare avanti fino alla pensione e solo allora vivere la vita. Oppure godere di quelle due settimane di ferie all'anno concesse col contagocce. E se la vita ci manda il "conto" prima? Volevo rompere questa monotonia, sfuggire al destino tracciato, e scoprire la bellezza del mondo. La paura di rimpianti futuri, il malessere, la paura di guardare indietro e pentirmi di non aver avuto il coraggio di inseguire i miei sogni, mi spinse a compiere questa scelta radicale». In cosa hai trovato il coraggio per lasciare tutto e partire?
«Il coraggio è emerso dall'urgenza di costruire la mia vita, di riscrivere la mia storia, quella vera che proviene dal cuore e dall'anima e non quella dettata dagli altri e dal sistema. La vita è imprevedibile, sottile. Come dice Vasco Rossi "è un brivido che vola via". Allora ho domandato a me stesso: "vuoi sentirlo quel brivido?" Non volevo attendere la fine dei giorni con una valigia povera di esperienze, ma con un bagaglio pieno di avventure straordinarie, di persone incontrate e di culture abbracciate. La mia decisione era una dichiarazione audace di indipendenza dalla mediocrità, un inno alla libertà di vivere la vita con passione, coraggio e autenticità. Un inno alla vita, con la speranza che la mia storia potesse ispirare gli altri a cambiare la propria esistenza».
Quali sono state finora le tappe del tuo viaggio?
«Il mio viaggio è stato un'epica avventura attraverso terre completamente sconosciute e lontane, geograficamente e culturalmente, iniziato dalle romantiche strade di Parigi alle maestose torri di Praga, ho assaporato la bellezza e la storia di Francia e Repubblica Ceca. Ma un richiamo più forte mi ha guidato verso il sud-est asiatico. Avevo sentito tanto parlare della vita che scorre lenta da quelle parti, dei sorrisi accoglienti, del buon cibo e soprattutto di tutti coloro che per motivi più o meno simili ai miei si erano curati l'anima. Così ho attraversato 5 nazioni e visitato circa 50 città. Il vero viaggio, e direi anche il colpo di testa, è iniziato con un biglietto di sola andata per la Thailandia. Ho abbracciato l'ignoto, viaggiando senza una mappa precisa né piani prestabiliti. Mi sono affidato alla vita, alle correnti sagge e intelligenti dell'Universo, e ho scoperto che la vera essenza di un luogo risiede nelle persone che lo abitano. Ho conosciuto anime gentili lungo la strada, ho condiviso risate e racconti, ho imparato dalla diversità culturale e ho conosciuto i sapori autentici. Ma, cosa più importante, ho conosciuto me stesso e ho imparato a sorridere. Talvolta ho incontrato anche l'amore. Poi l'autostop in Cambogia e le serene risaie del Laos, i vibranti mercati del Vietnam, le foreste della Malesia e le spiagge incantate dell'Indonesia hanno plasmato la mia anima, insegnandomi che il mondo è vasto e affascinante, che l'avventura è la linfa vitale dell'essere umano. Ogni tappa è stata una lezione di vita, un capitolo scritto con passione e coraggio. Viaggiando tra queste nazioni ho scritto anche un libro che spero veda la luce quanto prima». Cos'hai imparato fino a oggi grazie a quest'esperienza?
«Viaggiando si apprendono molte lezioni di vita preziose perché si viene costantemente esposti a nuove culture, modi di pensare e stili di vita. Questa esposizione all'altro, all'altrove, ci insegna a vedere il mondo attraverso occhi diversi. La lezione di vita principali che ho appreso viaggiando è l'accettazione della diversità. Ho imparato ad abbracciare le differenze culturali, religiose e sociali perché ho ricevuto tanto da chi non aveva quasi nulla nemmeno per sé. Sono stato aiutato da persone appartenenti a religioni che nel nostro piccolo mondo si credono pericolose. Tutto ciò mi ha insegnato la tolleranza e mi ha aperto la mente. Ho imparato a essere flessibile e ad adattarmi poiché gli imprevisti e i cambiamenti sono all'ordine del giorno in viaggio. Ho imparato anche a essere autonomo e più responsabile, a prendermi cura di me stesso, a prendere decisioni e risolvere problemi. In viaggio ho sviluppato la gratitudine per quello che già possiedo senza darlo per scontato, perché ho potuto assistere a realtà che sono in condizioni davvero tristi, oltre il limite della dignità umana. Da queste esperienze è nata in me la voglia di fare beneficenza ogni volta che ne ho l'occasione».
Parallelamente alle sue esperienze, Alessandro porta avanti un blog personale, "Pensiero Vagabondo", che potremmo definire un 'raccoglitore speciale" dei momenti che sta vivendo e degli insegnamenti tratti.
Cosa rappresenta il tuo blog "Pensiero-Vagabondo"?
«Il mio blog rappresenta uno spazio speciale in cui condivido messaggi importanti rivolti a tutte le persone che si sentono intrappolate in uno stile di vita che non rispecchia i loro sogni. È anche un rifugio virtuale in cui mostro la bellezza del mondo che ci circonda attraverso le mie esperienze. Nel blog si possono trovare articoli di crescita personale, ispirati dai libri che ho letto e che ho considerato preziosi insegnamenti. La mia speranza è che questi contenuti possano essere di ispirazione per chi li legge. Il blog include anche una mappa interattiva che traccia i luoghi che ho visitato e le foto che ho catturato durante il mio viaggio. Questo l'ho pensato in modo tale da permettere alle persone di esplorare il mondo attraverso le immagini e le storie».
Con quest'attività riesci a coprire le spese necessarie a condurre lo stile di vita che hai scelto?
«Il mio blog non monetizza al momento. Ho finanziato il mio viaggio scrivendo articoli per un noto tour operator, che mi ha permesso di mantenere la mia indipendenza».
Le tue prossime tappe?
«Al momento mi trovo in Australia per lavoro. Nel futuro desidero fare un Road the Trip dell'Australia e poi continuare con il mio giro del mondo, ripartendo dal Messico per poi percorrere tutto il Sud America. Poi ci saranno il Nord Africa, l'Asia centrale, l'India e concludere dove tutto ebbe inizio: Bangkok. Mi auguro che la vita mi mandi un'anima affine con la quale condividere questo viaggio perché come disse il famoso viaggiatore, Christopher McCandless: "La felicità è vera se condivisa". Dopo quasi due anni di viaggio posso dire che aveva ragione».