Cronaca
La tartaruga Petrolina liberata in mare dopo le cure
L'esemplare di caretta caretta è tornato in libertà dopo essere stato curato a Molfetta
Molfetta - venerdì 12 ottobre 2018
19.24
Al Circolo della Vela di Bisceglie, ieri pomeriggio, è arrivata un'ospite speciale. È una giovane tartaruga della specie caretta caretta, l'hanno chiamata Petrolina, ed è tornata in mare Adriatico dopo una disavventura.
«Petrolina è stata recuperata in difficoltà, oltre 5 mesi fa, da alcuni diportisti a Giovinazzo - ha spiegato Pasquale Salvemini ai microfoni del TG3 Puglia - mentre una delle sue due pinne posteriori erano avvolte in un sacco di nylon». I volontari del WWF Puglia accertarono sin da subito la mancanza di una pinna posteriore ed una lesione importante alla seconda pinna posteriore causata da una busta in nylon.
Una delle due pinne è stata, purtroppo, amputata a causa dei fili di nylon che componevano il sacco dopo essere stata curata dai veterinari del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari che collaborano con la rete di volontari del WWF Puglia: «Tra noi e l'Università degli Studi di Bari - ha spiegato Salvemini - è attivo un protocollo d'intesa, sottoscritto all'inizio del 2018, che riguarda l'attività di ricerca scientifica, cura e promozione delle tartarughe marine».
Petrolina, infatti, è stata curata a Molfetta, presso il centro di recupero tartarughe marine, dove si cerca di curare gli esemplari marini incappati negli strumenti da pesca, nelle reti abbandonate alla deriva, negli ami di palangari o, peggio ancora, che abbiano ingoiato pezzi e buste di plastica di cui, purtroppo, il mare è ormai pieno. Le tartarughe marine, infatti, le scambiano per meduse. Una vera piaga che uccide molte tartarughe ogni anno.
«Queste plastiche - ha spiegato il medico Antonio Di Bello - vanno ad occludere il canale digerente e portano alla morte. Inoltre plastiche, fili e corde possono purtroppo determinare l'intrappolamento del collo e delle pinne sino a provocare il decesso dell'animale». La piccola Petrolina senza una pinna, ieri, ha ripreso a nuotare ed ora è finalmente libera.
«Una tartaruga piccola, ma particolarmente forte - è il commento conclusivo di Salvemini - che in pochi mesi è riuscita a recuperare l'utilizzo dell'unica pinna posteriore a disposizione».
«Petrolina è stata recuperata in difficoltà, oltre 5 mesi fa, da alcuni diportisti a Giovinazzo - ha spiegato Pasquale Salvemini ai microfoni del TG3 Puglia - mentre una delle sue due pinne posteriori erano avvolte in un sacco di nylon». I volontari del WWF Puglia accertarono sin da subito la mancanza di una pinna posteriore ed una lesione importante alla seconda pinna posteriore causata da una busta in nylon.
Una delle due pinne è stata, purtroppo, amputata a causa dei fili di nylon che componevano il sacco dopo essere stata curata dai veterinari del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari che collaborano con la rete di volontari del WWF Puglia: «Tra noi e l'Università degli Studi di Bari - ha spiegato Salvemini - è attivo un protocollo d'intesa, sottoscritto all'inizio del 2018, che riguarda l'attività di ricerca scientifica, cura e promozione delle tartarughe marine».
Petrolina, infatti, è stata curata a Molfetta, presso il centro di recupero tartarughe marine, dove si cerca di curare gli esemplari marini incappati negli strumenti da pesca, nelle reti abbandonate alla deriva, negli ami di palangari o, peggio ancora, che abbiano ingoiato pezzi e buste di plastica di cui, purtroppo, il mare è ormai pieno. Le tartarughe marine, infatti, le scambiano per meduse. Una vera piaga che uccide molte tartarughe ogni anno.
«Queste plastiche - ha spiegato il medico Antonio Di Bello - vanno ad occludere il canale digerente e portano alla morte. Inoltre plastiche, fili e corde possono purtroppo determinare l'intrappolamento del collo e delle pinne sino a provocare il decesso dell'animale». La piccola Petrolina senza una pinna, ieri, ha ripreso a nuotare ed ora è finalmente libera.
«Una tartaruga piccola, ma particolarmente forte - è il commento conclusivo di Salvemini - che in pochi mesi è riuscita a recuperare l'utilizzo dell'unica pinna posteriore a disposizione».