La storia di Francesco Cifarelli, piccolo martire molfettese della Seconda Guerra Mondiale
Il racconto grazie a suo fratello Luca, attualmente residente a Sidney in Australia
Molfetta - venerdì 24 maggio 2024
6.56
Molfetta 24 aprile 1944. Quel lontano pomeriggio di primavera, quattro bambini di 11 anni, allegri e spensierati stavano andando al teatrino di Pasqualino. A Molfetta il suddetto teatrino era collocato accanto al Duomo di San Corrado, quel giorno andava in scena uno spettacolo per bambini, c'erano le marionette,i pupi Siciliani. Per i più piccoli non c'era divertimento più grande a quei tempi, la notte precedente quei ragazzini non avevano dormito dall'emozione, Francesco in particolare, era molto emozionato, purtroppo però, non poteva immaginare, neanche lontanamente, che quella notte trascorsa insonne sarebbe stata l'ultima a casa. Quella sarebbe stata la sua ultima notte di primavera. Finito lo spettacolo, i quattro ragazzini decisero di costeggiare il porto in direzione Maddonna dei Martiri e andare a giocare in quello che era era il loro parco giochi naturale, quel tratto costiero fatto di scogli e blocchi di cemento nei pressi de la Schial, luogo di stoccaggio e vendita di mitili (attuale ristorante Marechiaro).
Lì i bambini si divertivano a saltare tra gli scogli e i blocchi in cemento sul mare. Erano da poco passate le 19:30 di sera, siamo nel tratto costiero conteso fra la basilica della Madonna dei Martiri e l'attuale molo Pennello. Il mare tutto intorno era intriso dei caldi colori di quel tramonto molfettese tanto caro a Victor Hugo e al pittore Corrado Giaquinto, un tramonto che per il povero Francesco non sarebbe stato dolce, quello, purtroppo, sarebbe stato l ultimo tramonto della sua vita. I bambini saltando qua e la su quei blocchi, si addentrarono in un'area "No Limits" di un accampamento di soldati inglesi, lì c'era un deposito di munizioni, una zona inaccessibile per i non autorizzati. Il cielo tutto intorno andava ormai svestendosi dei colori del tramonto per indossare le scure vesti della notte, le prime stelle cominciavano a puntinare l'abbraccio notturno che stava stringendosi sulla città, di li a poco, un'altra stella si sarebbe aggiunta a quel cielo... Una sentinella inglese, in quell' imbrunire notò le sagome di quei ragazzini che saltavano sugli scogli, forse tradita dalla scarsa visuale interpretò ostile quell'atteggiamento e lanciò un avvertimento affinché i bambini se ne andassero.
I bambini non capirono quell'avvertimento pronunciato in una lingua per loro incomprensibile e continuarono a giocare come se nulla fosse. Il soldato inglese allora pronunciò nuovamente nella sua lingua, e per ben altre due volte, il comando a voce alta ma quei ragazzini senza capirlo continuarono ancora a giocare. All' ultimo richiamo del soldato seguì il sordo rumore della otturatore del suo fucile, poi uno sparo e il grido di dolore del povero Francesco. Lui cadde tra gli scogli, ferito gravemente ad una gamba, senza più rialzarsi. Gli altri ragazzini impauriti, riuscirono a fuggire prima che il soldato inglese caricasse nuovamente il fucile, dopodiché altri due colpi sempre in quella direzione colpirono il cemento, ma gli altri tre fortunatamente erano già lontani. I tre che riuscirono a scappare, tornarono ognuno alle proprie case in stato di shock senza riferire niente ai propri genitori dell'accaduto, Francesco invece rimase tutta la notte tra gli scogli, da solo a morire dissanguato, con quella ferita che perdeva sempre più sangue e che disperatamente cercava di comprimere con le manine anch'esse sporche di sangue. Francesco rimase li a contorcersi, piangendo dal dolore durante quelle lunghe ore disperate di agonia mentre la notte diventava per lui sempre più fredda. Nel mentre che Francesco moriva i suoi genitori, Donato e Angela, non vedendolo arrivare, cominciarono a cercarlo.
Andarono prima al teatrino di Pasqualino dove trovarono il guardiano. Questo, nel dubbio che il ragazzino si fosse addormentato rimanendo rinchiuso all'interno del capanno, apri lo stesso, ma di lui nessuna traccia. I genitori di Francesco allora girarono per diverse ore durante la notte, passarono anche molto vicino lì dove lui stava morendo, ma il bambino sembrava essere scomparso nel nulla, in quel nulla della notte mentre la città dormiva... All'alba, al risveglio della città, il piccolo Francesco era già morto, da quel giorno lui sarebbe diventato per sempre una stella in quel cielo di vite spezzate al quale idealmente amiamo volgere i nostri sguardi a ricordo dei nostri cari defunti. Il corpo di Francesco fu ritrovato solo due giorni dopo, quasi nascosto in mezzo agli scogli. Appena ritrovato il cadavere, i soldati inglesi non vollero far accedere nessuno in quell'area, c'erano difficoltà nelle comunicazioni e nessuno che facesse da interprete nella lingua. Fu così allora che intervenne Luca Cifarelli, il bisnonno, storico orologiaio di via Domenico Picca in Molfetta, un uomo alquanto audace, lui era già stato decorato durante la prima guerra mondiale come cavaliere di Vittorio Veneto, aveva lavorato alcuni anni in America e conosceva benissimo la lingua inglese. Fu lui a trattare la consegna del corpo del piccolo Francesco con i soldati inglesi, questi gli dettero l'ok e lui saltellando sugli scogli andò a recuperare quel piccolo corpicino senza vita , se lo caricò sulle spalle e lo riportò a riva tra le braccia di Angela, quella madre disperata che poté abbracciare suo figlio per l'ultima volta. Alla fine di questa triste storia rimangono tanti interrogativi ai quali non avremo mai risposta certa.
È mai possibile che il soldato inglese non abbia avuto alternativa al far fuoco su quel bambino? Perché quel bambino è stato lasciato agonizzante tra gli scogli invece di essere soccorso? In seguito, la signora Chiarella Angela Maria, nonché proprietaria de la Schial, avrebbe riferito ad Angela e Donato (genitori del povero piccolo Francesco) ,di aver sentito dei lamenti durante la notte tra il 24 e il 25 aprile, provenire proprio da quegli scogli ma senza capire di cosa si trattasse. Tra le tante domande che spontaneamente sorgono da questa vicenda, alle quali forse non troveremo mai una risposta certa, si profilano solo poche ,amare ed atroci certezze, tra queste il fatto che quel povero bambino è morto lì da solo, senza conforto. Cosa abbia passato in quelle drammatiche ore di agonia in preda al dolore e alla paura possiamo solo immaginarlo , ciò che ha passato , solo lui avrebbe potuto raccontarcelo.
Questa è la storia di Francesco Cifarelli, un bambino molfettese con tanta gioia di vivere, una vittima come tante di quella vile guerra che ama ritorcersi sui più deboli e indifesi. Una storia come tante sepolte nell'oblio di una memoria a volte dimenticata a volte nascosta, una storia come tante sulle quali, insieme al supporto degli "Eredi della storia di Molfetta" e del presidente Cavalier Sergio Ragno, ci impegneremo ad accendere un faro e portare alla conoscenza di tutti, nel più breve tempo possibile. Questa in particolare è la storia di Francesco, un piccolo martire della nostra città al quale gli fu negato il diritto di vivere felicemente la propria infanzia.
Questo è il racconto di suo cugino Corrado. Per la ricostruzione di questa storia è invece doveroso ringraziare Luca Cifarelli, fratello di Francesco, attualmente residente a Sidney, in Australia.
Lì i bambini si divertivano a saltare tra gli scogli e i blocchi in cemento sul mare. Erano da poco passate le 19:30 di sera, siamo nel tratto costiero conteso fra la basilica della Madonna dei Martiri e l'attuale molo Pennello. Il mare tutto intorno era intriso dei caldi colori di quel tramonto molfettese tanto caro a Victor Hugo e al pittore Corrado Giaquinto, un tramonto che per il povero Francesco non sarebbe stato dolce, quello, purtroppo, sarebbe stato l ultimo tramonto della sua vita. I bambini saltando qua e la su quei blocchi, si addentrarono in un'area "No Limits" di un accampamento di soldati inglesi, lì c'era un deposito di munizioni, una zona inaccessibile per i non autorizzati. Il cielo tutto intorno andava ormai svestendosi dei colori del tramonto per indossare le scure vesti della notte, le prime stelle cominciavano a puntinare l'abbraccio notturno che stava stringendosi sulla città, di li a poco, un'altra stella si sarebbe aggiunta a quel cielo... Una sentinella inglese, in quell' imbrunire notò le sagome di quei ragazzini che saltavano sugli scogli, forse tradita dalla scarsa visuale interpretò ostile quell'atteggiamento e lanciò un avvertimento affinché i bambini se ne andassero.
I bambini non capirono quell'avvertimento pronunciato in una lingua per loro incomprensibile e continuarono a giocare come se nulla fosse. Il soldato inglese allora pronunciò nuovamente nella sua lingua, e per ben altre due volte, il comando a voce alta ma quei ragazzini senza capirlo continuarono ancora a giocare. All' ultimo richiamo del soldato seguì il sordo rumore della otturatore del suo fucile, poi uno sparo e il grido di dolore del povero Francesco. Lui cadde tra gli scogli, ferito gravemente ad una gamba, senza più rialzarsi. Gli altri ragazzini impauriti, riuscirono a fuggire prima che il soldato inglese caricasse nuovamente il fucile, dopodiché altri due colpi sempre in quella direzione colpirono il cemento, ma gli altri tre fortunatamente erano già lontani. I tre che riuscirono a scappare, tornarono ognuno alle proprie case in stato di shock senza riferire niente ai propri genitori dell'accaduto, Francesco invece rimase tutta la notte tra gli scogli, da solo a morire dissanguato, con quella ferita che perdeva sempre più sangue e che disperatamente cercava di comprimere con le manine anch'esse sporche di sangue. Francesco rimase li a contorcersi, piangendo dal dolore durante quelle lunghe ore disperate di agonia mentre la notte diventava per lui sempre più fredda. Nel mentre che Francesco moriva i suoi genitori, Donato e Angela, non vedendolo arrivare, cominciarono a cercarlo.
Andarono prima al teatrino di Pasqualino dove trovarono il guardiano. Questo, nel dubbio che il ragazzino si fosse addormentato rimanendo rinchiuso all'interno del capanno, apri lo stesso, ma di lui nessuna traccia. I genitori di Francesco allora girarono per diverse ore durante la notte, passarono anche molto vicino lì dove lui stava morendo, ma il bambino sembrava essere scomparso nel nulla, in quel nulla della notte mentre la città dormiva... All'alba, al risveglio della città, il piccolo Francesco era già morto, da quel giorno lui sarebbe diventato per sempre una stella in quel cielo di vite spezzate al quale idealmente amiamo volgere i nostri sguardi a ricordo dei nostri cari defunti. Il corpo di Francesco fu ritrovato solo due giorni dopo, quasi nascosto in mezzo agli scogli. Appena ritrovato il cadavere, i soldati inglesi non vollero far accedere nessuno in quell'area, c'erano difficoltà nelle comunicazioni e nessuno che facesse da interprete nella lingua. Fu così allora che intervenne Luca Cifarelli, il bisnonno, storico orologiaio di via Domenico Picca in Molfetta, un uomo alquanto audace, lui era già stato decorato durante la prima guerra mondiale come cavaliere di Vittorio Veneto, aveva lavorato alcuni anni in America e conosceva benissimo la lingua inglese. Fu lui a trattare la consegna del corpo del piccolo Francesco con i soldati inglesi, questi gli dettero l'ok e lui saltellando sugli scogli andò a recuperare quel piccolo corpicino senza vita , se lo caricò sulle spalle e lo riportò a riva tra le braccia di Angela, quella madre disperata che poté abbracciare suo figlio per l'ultima volta. Alla fine di questa triste storia rimangono tanti interrogativi ai quali non avremo mai risposta certa.
È mai possibile che il soldato inglese non abbia avuto alternativa al far fuoco su quel bambino? Perché quel bambino è stato lasciato agonizzante tra gli scogli invece di essere soccorso? In seguito, la signora Chiarella Angela Maria, nonché proprietaria de la Schial, avrebbe riferito ad Angela e Donato (genitori del povero piccolo Francesco) ,di aver sentito dei lamenti durante la notte tra il 24 e il 25 aprile, provenire proprio da quegli scogli ma senza capire di cosa si trattasse. Tra le tante domande che spontaneamente sorgono da questa vicenda, alle quali forse non troveremo mai una risposta certa, si profilano solo poche ,amare ed atroci certezze, tra queste il fatto che quel povero bambino è morto lì da solo, senza conforto. Cosa abbia passato in quelle drammatiche ore di agonia in preda al dolore e alla paura possiamo solo immaginarlo , ciò che ha passato , solo lui avrebbe potuto raccontarcelo.
Questa è la storia di Francesco Cifarelli, un bambino molfettese con tanta gioia di vivere, una vittima come tante di quella vile guerra che ama ritorcersi sui più deboli e indifesi. Una storia come tante sepolte nell'oblio di una memoria a volte dimenticata a volte nascosta, una storia come tante sulle quali, insieme al supporto degli "Eredi della storia di Molfetta" e del presidente Cavalier Sergio Ragno, ci impegneremo ad accendere un faro e portare alla conoscenza di tutti, nel più breve tempo possibile. Questa in particolare è la storia di Francesco, un piccolo martire della nostra città al quale gli fu negato il diritto di vivere felicemente la propria infanzia.
Questo è il racconto di suo cugino Corrado. Per la ricostruzione di questa storia è invece doveroso ringraziare Luca Cifarelli, fratello di Francesco, attualmente residente a Sidney, in Australia.