Speciale
La scommessa di tre giovani: ecco il Trappistventotto
Non solo grandi marchi: se si cerca la birra buona, c'è quella dei monaci trappisti. A Giovinazzo
Molfetta - venerdì 27 ottobre 2017
21.42
Non solo i soliti nomi famosi del settore: la buona birra passa anche per i monaci trappisti. Che da ieri, nel centro storico di Giovinazzo, rappresentano una rarità nell'immenso panorama della bevanda più amata al mondo.
Sono birre artigianali legate ad antichi processi "segreti" che rimangono spesso all'interno delle Abbazie da diversi secoli. Birre impegnative (non adatte a palati abituati a bionde da supermercato, nda), servite da tre giovani imprenditori giovinazzesi: i fratelli Gaetano e Giosafat Marzella e Giovanni Ignomiriello. Con il loro entusiasmo, ma anche con le loro capacità e professionalità, sono riusciti ad aprire una singolare attività, il Trappistventotto.
In via Spirito Santo n. 28, proprio lì dove c'era la chiesa di Santa Maria della Neve risalente al XIII secolo e sconsacrata da tempo, è nato, all'interno di una serata arricchita anche dal body painting, la pittura sul corpo e l'esaltazione delle forme femminili, un originale risto-pub dalle grandi potenzialità (nelle foto di Antonio Verriello), in un momento di crisi locale, dove è più facile vedere negozi e attività che chiudono che nuove imprese che aprono.
Un locale dal gusto ricercato, in cui le varie tipologie di birra trappista (le bevande sono prodotte dai monaci e sono 11 in tutto il mondo, nda) sono prodotte con ingredienti semplici e genuini, a testimonianza dello stretto legame con la terra. La scommessa è iniziata, ma il sogno è quello di costruire un futuro nella propria Giovinazzo, puntando anche sulla rivitalizzazione del nostro centro storico attraverso un'idea di fondo: la sua valorizzazione turistica.
Ma quella di Gaetano, Giosafat e Giovanni (i quali non hanno voluto lasciare la loro terra, ma hanno deciso di restarvi e di investire, ndr), non è una scommessa, come desiderano sottolineare, ma un investimento nel futuro, fiduciosi che il loro prodotto ha tutte le qualità di incontrare i favori del mercato.
Sono birre artigianali legate ad antichi processi "segreti" che rimangono spesso all'interno delle Abbazie da diversi secoli. Birre impegnative (non adatte a palati abituati a bionde da supermercato, nda), servite da tre giovani imprenditori giovinazzesi: i fratelli Gaetano e Giosafat Marzella e Giovanni Ignomiriello. Con il loro entusiasmo, ma anche con le loro capacità e professionalità, sono riusciti ad aprire una singolare attività, il Trappistventotto.
In via Spirito Santo n. 28, proprio lì dove c'era la chiesa di Santa Maria della Neve risalente al XIII secolo e sconsacrata da tempo, è nato, all'interno di una serata arricchita anche dal body painting, la pittura sul corpo e l'esaltazione delle forme femminili, un originale risto-pub dalle grandi potenzialità (nelle foto di Antonio Verriello), in un momento di crisi locale, dove è più facile vedere negozi e attività che chiudono che nuove imprese che aprono.
Un locale dal gusto ricercato, in cui le varie tipologie di birra trappista (le bevande sono prodotte dai monaci e sono 11 in tutto il mondo, nda) sono prodotte con ingredienti semplici e genuini, a testimonianza dello stretto legame con la terra. La scommessa è iniziata, ma il sogno è quello di costruire un futuro nella propria Giovinazzo, puntando anche sulla rivitalizzazione del nostro centro storico attraverso un'idea di fondo: la sua valorizzazione turistica.
Ma quella di Gaetano, Giosafat e Giovanni (i quali non hanno voluto lasciare la loro terra, ma hanno deciso di restarvi e di investire, ndr), non è una scommessa, come desiderano sottolineare, ma un investimento nel futuro, fiduciosi che il loro prodotto ha tutte le qualità di incontrare i favori del mercato.