Politica
Pino Amato in maggioranza. I GD insorgono, l'ex amministrazione Natalicchio tuona
Le reazioni alla notizia delle scorse ore
Molfetta - lunedì 31 agosto 2020
Pino Amato è da circa quarantotto ore nella maggioranza dopo aver sostenuto la candidatura a sindaco di Isa de Bari che nel 2017 correva per il centrodestra e dopo essere stato all'opposizione dell'amministrazione Minervini per circa metà mandato.
Amato con Enzo Spadavecchia e con Peppino de Nicolò torna a far vivere la lista "Popolari per Molfetta".
Le reazioni non sono mancate.
"Tale notizia si somma ai repentini cambi di schieramento di molti membri della maggioranza consiliare, che alle prossime elezioni regionali sosterranno la candidatura di Saverio Tammacco nella coalizione di centrodestra a sostegno di Raffaele Fitto. Lo stesso Tammacco che alle scorse regionali si candidò con Michele Emiliano, per poi tornare nelle fila del centrodestra nell'imminente sfida regionale proprio per restare fedele al suo principio di realtà e lealtà", scrivono i Giovani Democratici.
"Pare evidente che sia in corso un'operazione trasformista che stia svelando il reale colore politico della maggioranza di Tommaso Minervini, sempre più lontana dal centrosinistra e chiaramente avversa al candidato Michele Emiliano sostenuto dal Partito Democratico. Intanto, il silenzio del primo cittadino sui recenti movimenti politici comincia ad essere assordante. È sconcertante ammirare che il Sindaco di questa città (che fino a qualche giorno fa ci comunicava formalmente di essere garante dei principi e degli ideali ai quali la sua maggioranza del 2017 si ispirava) abbia tradito i presupposti politici e i valori del 2017, abbia rinnegato il ruolo determinante assunto dal Partito Democratico in quella stessa sfida elettorale e abbia abusato del suo ruolo istituzionale accogliendo personaggi di centrodestra nella sua maggioranza.
Ove questa operazione si concretizzasse, appare irreale che la maggioranza sia allargata senza alcuna consultazione del Partito Democratico locale. Per quanto ancora il Partito Democratico potrà sostenere questa umiliante situazione? Noi crediamo sia arrivato il momento di avviare una seria riflessione su quanto stia accadendo. Prendiamo immediatamente le distanze da queste manovre lontane dalla nostra idea di buona politica che non ha niente a che vedere con ciò che sta accadendo in questi giorni nel Palazzo di Città", continuano.
Forte l'indignazione anche dell'ex amministrazione Natalicchio, a partire proprio dall'ex sindaco di Molfetta che, con un ricordo, parte dalla sera del primo turno delle elezioni comunali 2013: ballottaggio contro Ninni Camporeale ma tanti punti di distacco.
"Chiama Pino, che ha duemila voti in mano. Non importa se l'Udc (allora le cose si chiamavano ancora con il loro nome, senza mascherarsi nel carnevale del finto civismo) ha una linea completamente diversa dal nostro programma su urbanistica, lavori pubblici, diritti, mi ripetevano. Chiama Pino, é l'unica strada. In molti ricorderanno bene quella sera, quella spaccatura, quella tensione. E anche la scelta di allora, esattamente sette anni fa. Perché fare politica significa scegliere. Scegliere le prioritá, ma anche scegliere i compagni di viaggio. Chiamai Bepi Maralfa, non Pino. E poi Gianni Porta, non Pino. Niente di personale, la scelta era politica. Non esiste la politica senza valori, senza una visione precisa di mondo, un'idea comune di sviluppo, un'intesa etica profonda. Volevamo vincere, certo, ma non a tutti i costi. Oggi leggiamo una notizia che non ci sorprende per niente. Davvero, niente di personale, anche stavolta. Ma non ci sorprende per niente", conclude.
Amato con Enzo Spadavecchia e con Peppino de Nicolò torna a far vivere la lista "Popolari per Molfetta".
Le reazioni non sono mancate.
"Tale notizia si somma ai repentini cambi di schieramento di molti membri della maggioranza consiliare, che alle prossime elezioni regionali sosterranno la candidatura di Saverio Tammacco nella coalizione di centrodestra a sostegno di Raffaele Fitto. Lo stesso Tammacco che alle scorse regionali si candidò con Michele Emiliano, per poi tornare nelle fila del centrodestra nell'imminente sfida regionale proprio per restare fedele al suo principio di realtà e lealtà", scrivono i Giovani Democratici.
"Pare evidente che sia in corso un'operazione trasformista che stia svelando il reale colore politico della maggioranza di Tommaso Minervini, sempre più lontana dal centrosinistra e chiaramente avversa al candidato Michele Emiliano sostenuto dal Partito Democratico. Intanto, il silenzio del primo cittadino sui recenti movimenti politici comincia ad essere assordante. È sconcertante ammirare che il Sindaco di questa città (che fino a qualche giorno fa ci comunicava formalmente di essere garante dei principi e degli ideali ai quali la sua maggioranza del 2017 si ispirava) abbia tradito i presupposti politici e i valori del 2017, abbia rinnegato il ruolo determinante assunto dal Partito Democratico in quella stessa sfida elettorale e abbia abusato del suo ruolo istituzionale accogliendo personaggi di centrodestra nella sua maggioranza.
Ove questa operazione si concretizzasse, appare irreale che la maggioranza sia allargata senza alcuna consultazione del Partito Democratico locale. Per quanto ancora il Partito Democratico potrà sostenere questa umiliante situazione? Noi crediamo sia arrivato il momento di avviare una seria riflessione su quanto stia accadendo. Prendiamo immediatamente le distanze da queste manovre lontane dalla nostra idea di buona politica che non ha niente a che vedere con ciò che sta accadendo in questi giorni nel Palazzo di Città", continuano.
Forte l'indignazione anche dell'ex amministrazione Natalicchio, a partire proprio dall'ex sindaco di Molfetta che, con un ricordo, parte dalla sera del primo turno delle elezioni comunali 2013: ballottaggio contro Ninni Camporeale ma tanti punti di distacco.
"Chiama Pino, che ha duemila voti in mano. Non importa se l'Udc (allora le cose si chiamavano ancora con il loro nome, senza mascherarsi nel carnevale del finto civismo) ha una linea completamente diversa dal nostro programma su urbanistica, lavori pubblici, diritti, mi ripetevano. Chiama Pino, é l'unica strada. In molti ricorderanno bene quella sera, quella spaccatura, quella tensione. E anche la scelta di allora, esattamente sette anni fa. Perché fare politica significa scegliere. Scegliere le prioritá, ma anche scegliere i compagni di viaggio. Chiamai Bepi Maralfa, non Pino. E poi Gianni Porta, non Pino. Niente di personale, la scelta era politica. Non esiste la politica senza valori, senza una visione precisa di mondo, un'idea comune di sviluppo, un'intesa etica profonda. Volevamo vincere, certo, ma non a tutti i costi. Oggi leggiamo una notizia che non ci sorprende per niente. Davvero, niente di personale, anche stavolta. Ma non ci sorprende per niente", conclude.