La Pietà di Molfetta a Roma: tutte le foto del 22 maggio 2016
La ricca gallery di cinque anni fa a cura di Vincenzo Bisceglie
Molfetta - sabato 22 maggio 2021
0.16
Oggi a Molfetta si ricorda il quinto anniversario dalla storica processione della Pietà a Roma: era il 22 maggio 2016 e MolfettaViva ha voluto riproporre negli ultimi tre giorni un vero e proprio cammino di avvicinamento a questa ricorrenza tanto sentita, soprattutto da chi ha vissuto in prima persona questa esperienza esattamente un lustro fa.
Dalle ore 7 di domenica mattina in tanti erano confluiti nella basilica per rendere omaggio, per ammirare e sincerarsi che il il viaggio non avesse sgualcito la nostra Pietà. Il colpo d'occhio, ma anche un colpo al cuore, era inevitabile: l'iniziale straniamento per il luogo insolito è stato subito sostituito da quella commozione mista a orgoglio di concedere al altri di poter posare lo sguardo sulla nostra Madonna.
E di curiosi ce ne furono tanti, tantissimi: dalle stesse forze dell'ordine preposte al servizio, che curiose chiedevano cosa fosse quell'evento straordinario a cui stavano presenziando, ai turisti di qualsiasi nazionalità che addirittura si scattavano "selfie" con lo sfondo della processione. Quante volte abbiamo ripetuto e ribadito con vanto "siamo di Molfetta". E quanti molfettesi trapiantati in altre città o all'estero sono accorsi, hanno asciugato dal viso quella lacrima che aveva il sapore salato della nostalgia.
Dopo la santa messa celebrata dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, la processione ebbe inizio con le stesse modalità del Sabato Santo molfettese, ognuno era al suo posto, la bassa banda in apertura con le note del "ti-tee", la croce, le donne dal capo coperto e composte nel loro lutto, le vesti nere che si allineano in due file parallele attorno al simulacro mentre la banda chiude la processione suonando le marce funebri.
Ma la location era ciò che faceva la differenza. Quando il traffico romano si bloccava al passaggio dei confratelli, quanto vedi la Pietà stagliarsi solenne davanti a Castel Sant'Angelo o alla Basilica di San Pietro, entra in gioco un'affascinante meccanismo di emozioni che è difficile da raccontare. Nello stesso momento due bellezze eterne – Roma e la Pietà – si coniugano assieme, come se si fossero sempre incontrate, in uno spettacolo irripetibile.
Poi l'attesa e l'Angelus del Papa che salutava i confratelli molfettesi e che risveglia gli animi, ed ancora l'ingresso nella Basilica di San Pietro dalla porta principale, un onore per pochi; e ancora l'attraversamento nella navata centrale fino all'ineguagliabile baldacchino di San Pietro che sembrava essere il giusto trono per la Pietà.
Al ritorno il percorso viene fatto a ritroso, il tempo di ammirare la processione da fuochi prospettici differenti che subito si giunge nuovamente alla Basilica di San Giovanni dei Fiorentini ed è il momento della "ritirata", e qui l'emozione e soprattutto la commozione viene liberata in modo catartico. Le lacrime si mescolavano: erano lacrime di gioia di chi sapeva di aver preso parte ad un evento storico, di soddisfazione del priore per aver portato a termine un'impresa eccezionale; erano le lacrime di chi ancora una volta ha sentito il dolce peso del simulacro sulle spalle; erano le lacrime di chi si dichiara innamorato follemente e morbosamente alla Pietà. Ed era un amore per la vita, vivo più che mai anche oggi.
La gallery fotografica di quella giornata è a cura di Vincenzo Bisceglie.
Dalle ore 7 di domenica mattina in tanti erano confluiti nella basilica per rendere omaggio, per ammirare e sincerarsi che il il viaggio non avesse sgualcito la nostra Pietà. Il colpo d'occhio, ma anche un colpo al cuore, era inevitabile: l'iniziale straniamento per il luogo insolito è stato subito sostituito da quella commozione mista a orgoglio di concedere al altri di poter posare lo sguardo sulla nostra Madonna.
E di curiosi ce ne furono tanti, tantissimi: dalle stesse forze dell'ordine preposte al servizio, che curiose chiedevano cosa fosse quell'evento straordinario a cui stavano presenziando, ai turisti di qualsiasi nazionalità che addirittura si scattavano "selfie" con lo sfondo della processione. Quante volte abbiamo ripetuto e ribadito con vanto "siamo di Molfetta". E quanti molfettesi trapiantati in altre città o all'estero sono accorsi, hanno asciugato dal viso quella lacrima che aveva il sapore salato della nostalgia.
Dopo la santa messa celebrata dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, la processione ebbe inizio con le stesse modalità del Sabato Santo molfettese, ognuno era al suo posto, la bassa banda in apertura con le note del "ti-tee", la croce, le donne dal capo coperto e composte nel loro lutto, le vesti nere che si allineano in due file parallele attorno al simulacro mentre la banda chiude la processione suonando le marce funebri.
Ma la location era ciò che faceva la differenza. Quando il traffico romano si bloccava al passaggio dei confratelli, quanto vedi la Pietà stagliarsi solenne davanti a Castel Sant'Angelo o alla Basilica di San Pietro, entra in gioco un'affascinante meccanismo di emozioni che è difficile da raccontare. Nello stesso momento due bellezze eterne – Roma e la Pietà – si coniugano assieme, come se si fossero sempre incontrate, in uno spettacolo irripetibile.
Poi l'attesa e l'Angelus del Papa che salutava i confratelli molfettesi e che risveglia gli animi, ed ancora l'ingresso nella Basilica di San Pietro dalla porta principale, un onore per pochi; e ancora l'attraversamento nella navata centrale fino all'ineguagliabile baldacchino di San Pietro che sembrava essere il giusto trono per la Pietà.
Al ritorno il percorso viene fatto a ritroso, il tempo di ammirare la processione da fuochi prospettici differenti che subito si giunge nuovamente alla Basilica di San Giovanni dei Fiorentini ed è il momento della "ritirata", e qui l'emozione e soprattutto la commozione viene liberata in modo catartico. Le lacrime si mescolavano: erano lacrime di gioia di chi sapeva di aver preso parte ad un evento storico, di soddisfazione del priore per aver portato a termine un'impresa eccezionale; erano le lacrime di chi ancora una volta ha sentito il dolce peso del simulacro sulle spalle; erano le lacrime di chi si dichiara innamorato follemente e morbosamente alla Pietà. Ed era un amore per la vita, vivo più che mai anche oggi.
La gallery fotografica di quella giornata è a cura di Vincenzo Bisceglie.