Territorio e Ambiente
La Lac Puglia presenta un nuovo esposto alla Procura di Trani
Ancora schiuma e fanghi in prossimità del depuratore di Molfetta
Molfetta - lunedì 8 dicembre 2014
7.48
Un nuovo esposto é stato depositato alla Procura di Trani per denunciare ancora una volta la situazione del "solito" tratto di mare ossia quello a nord di Molfetta che ospita lo sbocco del depuratore della città in zona Torre Calderina.
Durante l'attività di controllo della zona, gli attivisti della LAC Puglia nei giorni scorsi hanno nuovamente rinvenuto la presenza di una ingente concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del suddetto depuratore: una chiazza estesa per oltre duecento metri lineari a monte ed a valle dello sbocco e per oltre cento metri sulla verticale dello stesso, il tutto documentato con foto e video, oltre a percepire un odore nauseabondo tipico dalla presenza dei tensioattivi.
Schiuma e fanghi non hanno risparmiato la battigia sulla quale si notava il deposito permanente di queste sostanze.
Decisamente una visione totalmente opposta a quella che ci si aspetterebbe per un tratto di costa inserita in un'Oasi di protezione per l'avifauna migratrice e, ancor peggio, destinata a diventare riserva marina, cosa che a questo punto sembra essere una fittizia utopia. Questo demolisce ogni eventuale dubbio sul cattivo funzionamento dell'impianto di depurazione di Molfetta.
Eppure qualcuno continua a tenere la testa sotto la sabbia e a far apparire la questione di secondo ordine.
La LAC Puglia (lega per l'abolizione della caccia) ha presentato l'esposto per richiedere non solo accertamenti ma soprattutto con lo scopo di individuare i responsabili di tale ed ineluttabile scempio.
Alla Amministrazione si chiede invece di estendere i divieti attualmente in vigore nella zona (almeno 500 metri a monte e a valle dello sbocco) anche alla pesca in considerazione che molti tra pescatori professionisti, hobbisti e sub operano proprio a ridosso dello scarico del depuratore. Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, considera questo tratto di costa come dimenticato, tra rifiuti di ogni genere, melma e in preda a cambiamenti orografici che sembrano non essere d'interesse pubblico.
Non va dimenticato né trascurato di come gli ultimi mesi la caletta di Torre Calderina sia stata martoriata dl'utilizzo di un escavatore (per facilitare lo scarico delle acque reflue provenienti da Ruvo/Terlizzi), che l'ha resa inaccessibile al transito in barba alla L.R. n. 17 del 2006.
Durante l'attività di controllo della zona, gli attivisti della LAC Puglia nei giorni scorsi hanno nuovamente rinvenuto la presenza di una ingente concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del suddetto depuratore: una chiazza estesa per oltre duecento metri lineari a monte ed a valle dello sbocco e per oltre cento metri sulla verticale dello stesso, il tutto documentato con foto e video, oltre a percepire un odore nauseabondo tipico dalla presenza dei tensioattivi.
Schiuma e fanghi non hanno risparmiato la battigia sulla quale si notava il deposito permanente di queste sostanze.
Decisamente una visione totalmente opposta a quella che ci si aspetterebbe per un tratto di costa inserita in un'Oasi di protezione per l'avifauna migratrice e, ancor peggio, destinata a diventare riserva marina, cosa che a questo punto sembra essere una fittizia utopia. Questo demolisce ogni eventuale dubbio sul cattivo funzionamento dell'impianto di depurazione di Molfetta.
Eppure qualcuno continua a tenere la testa sotto la sabbia e a far apparire la questione di secondo ordine.
La LAC Puglia (lega per l'abolizione della caccia) ha presentato l'esposto per richiedere non solo accertamenti ma soprattutto con lo scopo di individuare i responsabili di tale ed ineluttabile scempio.
Alla Amministrazione si chiede invece di estendere i divieti attualmente in vigore nella zona (almeno 500 metri a monte e a valle dello sbocco) anche alla pesca in considerazione che molti tra pescatori professionisti, hobbisti e sub operano proprio a ridosso dello scarico del depuratore. Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, considera questo tratto di costa come dimenticato, tra rifiuti di ogni genere, melma e in preda a cambiamenti orografici che sembrano non essere d'interesse pubblico.
Non va dimenticato né trascurato di come gli ultimi mesi la caletta di Torre Calderina sia stata martoriata dl'utilizzo di un escavatore (per facilitare lo scarico delle acque reflue provenienti da Ruvo/Terlizzi), che l'ha resa inaccessibile al transito in barba alla L.R. n. 17 del 2006.