L'ITET "Salvemini" incontra il regista Fasano
Appuntamento il 15 novembre presso la Fabbrica di San Domenico
Molfetta - sabato 5 novembre 2016
0.06
In data 15 novembre, alle ore 10,00, presso la Fabbrica di San Domenico nella "sala Finocchiaro", gli studenti di alcune classi dell'Istituto "G. Salvemini" di Molfetta, diretto dal prof. Donato Ferrara, dialogheranno con il regista Michele Fasano.
Referenti del progetto le docenti Lazzizzera Giulia e Panunzio Giovanna.
Il regista, di origine pugliese, produttore e curatore di numerosi documentari e lungometraggi, su temi interculturali e sull'immigrazione, di tre focus su Adriano Olivetti, delineerà, in una conferenza, la figura
dell'ingegnere di Ivrea, imprenditore, urbanista, intellettuale e politico italiano.
Nel suo libro "In me non c'è che futuro…" Fasano evidenzia come Adriano Olivetti, non sia stato solo il primo imprenditore a produrre
macchine da scrivere, a creare il padre dei moderni computer, a rappresentare il made in Italy all'estero, ma anche il primo a considerare l'impresa come comunità aperta al territorio, a introdurre in fabbrica la figura del sociologo del lavoro, a superare taylorismo e fordismo, a concepire un ambiente di lavoro confortevole, spazioso, umano.
Michele Fasano ha ricostruito quello che è stata un'utopia immaginata e realizzata nei primi anni '50, un "sogno industriale", valorizzando il progetto sociale, l'umanesimo laico, la forza culturale di un uomo di grande cultura umanistica e scientifica, ricostruendo un percorso che suscita ancora oggi un'emozione forte, un pizzico di rimpianto.
Referenti del progetto le docenti Lazzizzera Giulia e Panunzio Giovanna.
Il regista, di origine pugliese, produttore e curatore di numerosi documentari e lungometraggi, su temi interculturali e sull'immigrazione, di tre focus su Adriano Olivetti, delineerà, in una conferenza, la figura
dell'ingegnere di Ivrea, imprenditore, urbanista, intellettuale e politico italiano.
Nel suo libro "In me non c'è che futuro…" Fasano evidenzia come Adriano Olivetti, non sia stato solo il primo imprenditore a produrre
macchine da scrivere, a creare il padre dei moderni computer, a rappresentare il made in Italy all'estero, ma anche il primo a considerare l'impresa come comunità aperta al territorio, a introdurre in fabbrica la figura del sociologo del lavoro, a superare taylorismo e fordismo, a concepire un ambiente di lavoro confortevole, spazioso, umano.
Michele Fasano ha ricostruito quello che è stata un'utopia immaginata e realizzata nei primi anni '50, un "sogno industriale", valorizzando il progetto sociale, l'umanesimo laico, la forza culturale di un uomo di grande cultura umanistica e scientifica, ricostruendo un percorso che suscita ancora oggi un'emozione forte, un pizzico di rimpianto.