
L' ingegner Sergio Ugo de Ceglie premiato a L'Aquila per i suoi studi
Ha effettuato ricerche sul rischio sismico e prevenzione delle catastrofi naturali
Molfetta - lunedì 31 marzo 2025
9.23
L'ingegnere molfettese Sergio Ugo de Ceglie, nostro compaesano, Dirigente Responsabile delle Strategie Tecnologiche della Direzione Tecnica della Thales Alenia Space, intervenuto, come ospite d'onore, all'evento MasterClass 2025, patrocinato dalla Regione Abruzzo e dal Comune de L'Aquila, sul rischio sismico e prevenzione delle catastrofi naturali tenendo una lectio magistralis sull'impiego della Termografia in tali contesti.
A seguire, la sua intervista.
Ci racconti l'origine dell'invito e riconoscimento ricevuto a L'Aquila?
Nell'aprile 2009 dirigevo l'Ufficio Elettro-Ottica di un centro ricerche della Difesa e, a seguito delle prime catastrofiche immagini che giungevano da L'Aquila sul terremoto occorso la notte tra il 5 e 6 aprile, ho pensato di utilizzare strumentazione termografica in studio nei miei laboratori per applicazioni di scoperta di manufatti esplosivi sulle strade dei teatri operativi in cui operava la Difesa per cercare eventuali superstiti. Era il periodo in cui il rischio degli IED (Improvised Esplosive Devices) era molto alto per i militari impiegati nelle missioni di pace e molte risorse ed energie erano concentrate sull'abbattimento di tale rischio; il mio ufficio svolgeva scouting tecnologico sia a livello nazionale che in ambito NATO. Così, nonostante non ci fossero evidenze scientifiche sulla effettiva efficacia della termografia in tale contesto, la Difesa scelse di supportare la mia volontà di intervenire e un team costituito da me e un mio collaboratore fu inviato lo stesso giorno 6 aprile a L'Aquila.
Su che principio si basa l'idea che hai avuto e quali sono stati gli esiti della tua attività a L'Aquila?
A L'Aquila impiegammo una termocamera portatile in banda media, che è uno strumento in grado di rilevare differenze di energia termica nella scena inquadrata. Nei laboratori che dirigevo stavamo studiando gli effetti dati dalla inversione della temperatura che occorre all'alba e al tramonto che evidenziava differenti transitori termici tra i manufatti esplosivi e il terreno circostante (essendo di materiale diverso rilasciano e assorbono energia termica in modo diverso): ho pensato che anche il corpo di un superstite, non troppo in profondità, potesse avere un transitorio termico diverso rispetto alle macerie da cui era circondato e ho scelto di provare a dare un contributo in quei momenti difficili. Tengo a specificare che la termocamera non è capace di effettuare rilevazioni se si cerca qualcosa di caldo nascosto dietro a un muro, la speranza che nutrivo era di trovare materiale edile ridotto in calcinacci e attraverso questi filtrasse della energia termica (come puoi osservare dall'immagine che ti ho inviato). Di fatto noi indicavamo al personale addetto agli scavi quali fossero i punti in cui rilevavamo tracce di calore e, nonostante abbiamo segnalato diversi punti in cui non fu poi trovato nulla, sono orgoglioso di dirti che abbiamo contribuito a trovare cinque persone ancora vive sotto le macerie.
Quanto siete rimasti a L'Aquila?
Ci siamo rimasti fino al giovedì 9 Aprile. Lo ricordo bene perché era la Settimana Santa e quell'anno non ho preso parte ai riti della Settimana Santa che sono tanto cari anche ai molfettesi che, come me, purtroppo non vivono a Molfetta. Il giovedì siamo rientrati al nostro comando perché non rilevavamo più alcuna variazione termica nonostante in quel periodo le temperature a L'Aquila fossero rigide soprattutto di notte e facilitavano quel tipo di tecnologia. Era ormai ragionevole pensare, come poi si è dovuto tragicamente constatare dalle evidenze degli scavi dei giorni successivi, che non ci fossero più sopravvissuti a quella catastrofe.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Come ho avuto modo di raccontare qualche giorno fa agli intervenuti al meeting de L'Aquila, nei quasi 30 anni professionali come Ufficiale della Marina Militare Italiana sono stato in tanti teatri operativi in missione di pace ma quei pochi giorni a L'Aquila mi hanno segnato molto più profondamente. Penso possa essere imputato al fatto che trovare tra le macerie testi universitari su cui io stesso avevo studiato ingegneria o vedere oggetti che si possono trovare a casa propria o di un parente abbia avuto un impatto emotivo differente così come l'emozione di vedere così tanta solidarietà e voglia di aiutare in quei momenti tanto drammatici. Guarda, voglio citarti un episodio che ancora ricordo emozionato di quei giorni: ero sul cantiere in Piazzale Paoli, in cui operavo principalmente e ricordo un signore aquilano abbastanza anziano, che mi disse poi di aver perso tutto, arrivarmi accanto mentre mi scambiavo come operatore con il mio collega che era con me, e porgermi una bottiglietta d'acqua presa dai generi di prima necessità che gli erano stati appena consegnati dalla Croce Rossa. Al mio rifiuto di prenderla (ero convinto che servisse più a lui che a me) ha insistito vibratamente perché per lui era un segno di riconoscenza per ciò che tutti noi stavamo facendo. A valle di quell'intervento poi, l'allora Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha conferito, anche a me, la medaglia di Pubblica Benemerenza per attività di soccorso, assistenza e solidarietà che conservo gelosamente.
Ti occupi ancora di termografia e ricerca nella Difesa?
No, da un po' di anni ho cambiato radicalmente vita; ora sono Dirigente Responsabile delle Strategie Tecnologiche della Direzione Tecnica della Thales Alenia Space, una società quotata italo-francese tra le prime cinque al mondo, leader nella esplorazione dello spazio, nella osservazione della terra, nelle telecomunicazioni satellitari.
Noi non possiamo che complimentarci con il nostro concittadino che fa volare alto il nome di Molfetta e per l' impegno profuso nel campo della ricerca.
A seguire, la sua intervista.
Ci racconti l'origine dell'invito e riconoscimento ricevuto a L'Aquila?
Nell'aprile 2009 dirigevo l'Ufficio Elettro-Ottica di un centro ricerche della Difesa e, a seguito delle prime catastrofiche immagini che giungevano da L'Aquila sul terremoto occorso la notte tra il 5 e 6 aprile, ho pensato di utilizzare strumentazione termografica in studio nei miei laboratori per applicazioni di scoperta di manufatti esplosivi sulle strade dei teatri operativi in cui operava la Difesa per cercare eventuali superstiti. Era il periodo in cui il rischio degli IED (Improvised Esplosive Devices) era molto alto per i militari impiegati nelle missioni di pace e molte risorse ed energie erano concentrate sull'abbattimento di tale rischio; il mio ufficio svolgeva scouting tecnologico sia a livello nazionale che in ambito NATO. Così, nonostante non ci fossero evidenze scientifiche sulla effettiva efficacia della termografia in tale contesto, la Difesa scelse di supportare la mia volontà di intervenire e un team costituito da me e un mio collaboratore fu inviato lo stesso giorno 6 aprile a L'Aquila.
Su che principio si basa l'idea che hai avuto e quali sono stati gli esiti della tua attività a L'Aquila?
A L'Aquila impiegammo una termocamera portatile in banda media, che è uno strumento in grado di rilevare differenze di energia termica nella scena inquadrata. Nei laboratori che dirigevo stavamo studiando gli effetti dati dalla inversione della temperatura che occorre all'alba e al tramonto che evidenziava differenti transitori termici tra i manufatti esplosivi e il terreno circostante (essendo di materiale diverso rilasciano e assorbono energia termica in modo diverso): ho pensato che anche il corpo di un superstite, non troppo in profondità, potesse avere un transitorio termico diverso rispetto alle macerie da cui era circondato e ho scelto di provare a dare un contributo in quei momenti difficili. Tengo a specificare che la termocamera non è capace di effettuare rilevazioni se si cerca qualcosa di caldo nascosto dietro a un muro, la speranza che nutrivo era di trovare materiale edile ridotto in calcinacci e attraverso questi filtrasse della energia termica (come puoi osservare dall'immagine che ti ho inviato). Di fatto noi indicavamo al personale addetto agli scavi quali fossero i punti in cui rilevavamo tracce di calore e, nonostante abbiamo segnalato diversi punti in cui non fu poi trovato nulla, sono orgoglioso di dirti che abbiamo contribuito a trovare cinque persone ancora vive sotto le macerie.
Quanto siete rimasti a L'Aquila?
Ci siamo rimasti fino al giovedì 9 Aprile. Lo ricordo bene perché era la Settimana Santa e quell'anno non ho preso parte ai riti della Settimana Santa che sono tanto cari anche ai molfettesi che, come me, purtroppo non vivono a Molfetta. Il giovedì siamo rientrati al nostro comando perché non rilevavamo più alcuna variazione termica nonostante in quel periodo le temperature a L'Aquila fossero rigide soprattutto di notte e facilitavano quel tipo di tecnologia. Era ormai ragionevole pensare, come poi si è dovuto tragicamente constatare dalle evidenze degli scavi dei giorni successivi, che non ci fossero più sopravvissuti a quella catastrofe.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Come ho avuto modo di raccontare qualche giorno fa agli intervenuti al meeting de L'Aquila, nei quasi 30 anni professionali come Ufficiale della Marina Militare Italiana sono stato in tanti teatri operativi in missione di pace ma quei pochi giorni a L'Aquila mi hanno segnato molto più profondamente. Penso possa essere imputato al fatto che trovare tra le macerie testi universitari su cui io stesso avevo studiato ingegneria o vedere oggetti che si possono trovare a casa propria o di un parente abbia avuto un impatto emotivo differente così come l'emozione di vedere così tanta solidarietà e voglia di aiutare in quei momenti tanto drammatici. Guarda, voglio citarti un episodio che ancora ricordo emozionato di quei giorni: ero sul cantiere in Piazzale Paoli, in cui operavo principalmente e ricordo un signore aquilano abbastanza anziano, che mi disse poi di aver perso tutto, arrivarmi accanto mentre mi scambiavo come operatore con il mio collega che era con me, e porgermi una bottiglietta d'acqua presa dai generi di prima necessità che gli erano stati appena consegnati dalla Croce Rossa. Al mio rifiuto di prenderla (ero convinto che servisse più a lui che a me) ha insistito vibratamente perché per lui era un segno di riconoscenza per ciò che tutti noi stavamo facendo. A valle di quell'intervento poi, l'allora Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha conferito, anche a me, la medaglia di Pubblica Benemerenza per attività di soccorso, assistenza e solidarietà che conservo gelosamente.
Ti occupi ancora di termografia e ricerca nella Difesa?
No, da un po' di anni ho cambiato radicalmente vita; ora sono Dirigente Responsabile delle Strategie Tecnologiche della Direzione Tecnica della Thales Alenia Space, una società quotata italo-francese tra le prime cinque al mondo, leader nella esplorazione dello spazio, nella osservazione della terra, nelle telecomunicazioni satellitari.
Noi non possiamo che complimentarci con il nostro concittadino che fa volare alto il nome di Molfetta e per l' impegno profuso nel campo della ricerca.