Cronaca
L'avvocato difensore del sacerdote di Molfetta: «Vittima di vile estorsione»
Riportiamo integralmente la nota stampa del legale
Molfetta - venerdì 14 agosto 2020
10.22
Arriva in redazione una nota a firma di Felice Petruzzella, legale del sacerdote di cui si fa menzione nell'articolo pubblicato in data 12 agosto sul nostro portale. Al fine di consentire alla persona interessata (in questo caso al suo rappresentante) di fornire ulteriori dettagli sulla vicenda, pubblichiamo integralmente il comunicato.
«La notizia apparsa su MolfettaViva.it, ispirata e successivamente precisata dalla Collega De Finis, in merito alla vicenda che ha visto coinvolto un sacerdote di una locale parrocchia, necessita di alcuni ulteriori importanti chiarimenti, nella speranza di offrire un contributo che possa far luce sulla incresciosa vicenda. Ciò che riporto, in quanto legale del sacerdote, è ovviamente frutto di ciò che emerso nel corso del processo, svoltosi dinanzi al GUP presso il Tribunale di Trani nelle forme del giudizio abbreviato.
Il sacerdote è stato vittima di una becera e vile azione estorsiva, cessata solo grazie alla sua coraggiosa denuncia che ha condotto, dapprima, all'arresto dell'estorsore e poi alla condanna di quest'ultimo in primo grado alla pena di anni quattro di reclusione. Il sacerdote ha scelto di non costituirsi parte civile non avendo alcun interesse ad una richiesta di risarcimento dei danni subiti.
Diversamente da quanto si è letto, il sacerdote non è mai stato iscritto a siti di incontri né ha partecipato ad "una molteplicità di incontri a scopo intimo e sessuale" ma ha ceduto ad un solo incontro, accettando un subdolo invito a condividere una cena per dialogare sulle vicende avverse della vita.
A seguito di questo incontro il sacerdote ha vissuto, suo malgrado, un intenso ed angosciante periodo di pedinamenti, minacce, telefonate anonime e assurde richieste di denaro, fino al momento in cui ha trovato la forza e il coraggio di recarsi presso la locale Caserma dei Carabinieri per denunciare l'autore delle estorsioni, individuato all'esito di un riconoscimento personale.
Vi è, però, motivo di ritenere che più di una persona avrebbe approfittato di questo momento di debolezza per ricattare il sacerdote ed estorcergli del denaro, sebbene le indagini e la conseguente sentenza non definitiva di condanna hanno, ad oggi, riguardato una sola persona residente in Orta Nova che si sarebbe recato a Molfetta per incontrare il sacerdote nelle sole occasioni di pretesa e ottenimento di denaro dal parroco.
Appare doveroso, inoltre, specificare che lo stesso sacerdote – ancor prima che la vicenda personale si trasformasse in vicenda processuale - ha prontamente contratto un finanziamento personale per restituire alle casse parrocchiali il denaro a cui ha fatto impropriamente ricorso, in preda al panico e alla necessità di recuperare in pochi giorni la cospicua somma di denaro estorta per sottrarsi alla minaccia di un grave danno. Alcun danno, quindi, è stato arrecato alle casse parrocchiali.
La notizia giornalistica ha, quindi, forse avuto solo l'inconsapevole finalità di mettere ancor più pressione su una persona già fortemente provata da una vicenda così delicata e devastante sul piano umano. Forse solo chi è stato vittima di un'estorsione può comprenderlo. L'estorsore no».
«La notizia apparsa su MolfettaViva.it, ispirata e successivamente precisata dalla Collega De Finis, in merito alla vicenda che ha visto coinvolto un sacerdote di una locale parrocchia, necessita di alcuni ulteriori importanti chiarimenti, nella speranza di offrire un contributo che possa far luce sulla incresciosa vicenda. Ciò che riporto, in quanto legale del sacerdote, è ovviamente frutto di ciò che emerso nel corso del processo, svoltosi dinanzi al GUP presso il Tribunale di Trani nelle forme del giudizio abbreviato.
Il sacerdote è stato vittima di una becera e vile azione estorsiva, cessata solo grazie alla sua coraggiosa denuncia che ha condotto, dapprima, all'arresto dell'estorsore e poi alla condanna di quest'ultimo in primo grado alla pena di anni quattro di reclusione. Il sacerdote ha scelto di non costituirsi parte civile non avendo alcun interesse ad una richiesta di risarcimento dei danni subiti.
Diversamente da quanto si è letto, il sacerdote non è mai stato iscritto a siti di incontri né ha partecipato ad "una molteplicità di incontri a scopo intimo e sessuale" ma ha ceduto ad un solo incontro, accettando un subdolo invito a condividere una cena per dialogare sulle vicende avverse della vita.
A seguito di questo incontro il sacerdote ha vissuto, suo malgrado, un intenso ed angosciante periodo di pedinamenti, minacce, telefonate anonime e assurde richieste di denaro, fino al momento in cui ha trovato la forza e il coraggio di recarsi presso la locale Caserma dei Carabinieri per denunciare l'autore delle estorsioni, individuato all'esito di un riconoscimento personale.
Vi è, però, motivo di ritenere che più di una persona avrebbe approfittato di questo momento di debolezza per ricattare il sacerdote ed estorcergli del denaro, sebbene le indagini e la conseguente sentenza non definitiva di condanna hanno, ad oggi, riguardato una sola persona residente in Orta Nova che si sarebbe recato a Molfetta per incontrare il sacerdote nelle sole occasioni di pretesa e ottenimento di denaro dal parroco.
Appare doveroso, inoltre, specificare che lo stesso sacerdote – ancor prima che la vicenda personale si trasformasse in vicenda processuale - ha prontamente contratto un finanziamento personale per restituire alle casse parrocchiali il denaro a cui ha fatto impropriamente ricorso, in preda al panico e alla necessità di recuperare in pochi giorni la cospicua somma di denaro estorta per sottrarsi alla minaccia di un grave danno. Alcun danno, quindi, è stato arrecato alle casse parrocchiali.
La notizia giornalistica ha, quindi, forse avuto solo l'inconsapevole finalità di mettere ancor più pressione su una persona già fortemente provata da una vicenda così delicata e devastante sul piano umano. Forse solo chi è stato vittima di un'estorsione può comprenderlo. L'estorsore no».