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L'ansia secondo la psicologa Rafanelli: «Un'opportunità per la scoperta di noi stessi»

Approfondimento a latere del seminario "Oltre l'ansia", che si terrà domani a Molfetta

Nell'ambito della rassegna di dibattiti "Incontri(amici)", il 29 settembre si svolgerà a Molfetta il seminario "Oltre l'ansia: dal sapere al saper fare. Strumenti per la cura dell'ansia", dalle ore 18:30 alle ore 20:30 presso la saletta ArteinScena, in via Modigliani n. 24. Interverranno, in qualità di esperti, Alessandra Rafanelli - psicologa molfettese e il tranese Giuseppe Valerio Caporale - sport coach.

Ecco un approfondimento sul tema con la dott.ssa Rafanelli, psicologa e psicoterapeuta in formazione, con specializzazione in orientamento umanistico - bioenergetico, allieva dell'Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas di Taranto.

Cosa è l'ansia?
E' un'emozione funzionale, perchè ci protegge. Immaginate di attraversare una strada, senza che s'inneschi in noi questa emozione: una macchina potrebbe investirci. L'ansia serve e proteggerci da stimoli minacciosi. Tuttavia, quando l'ansia supera una certa soglia, diventa una minaccia per l'individuo. L'ansia e tutte le nostre emozioni rappresentano le coordinate che ci permettono di entrare nell'ambiente che ci circonda.

Si nasce con questo disturbo o, piuttosto, sopravviene nel corso della vita?
Mi piace pensare che la genetica predispone e l'ambiente ci definisce e determina. Sicuramente l'ansia patologica è nel nostro corredo genetico, ma l'ambiente gioca sicuramente un ruolo fondamentale nello slatentizzarla.

Quanto è frequente al giorno di oggi? Esistono stime ufficiali a riguardo?
Bisogna fare una distinzione tra i generi. I disturbi di ansia si dividono in diverse categorie: il DAP, Disturbo Atto Panico, ad esempio, ha uno sfondo prevalentemente rosa: colpisce più le donne.
Secondo un report sulla salute mentale pubblicato dall'Istat nel 2018, in Italia il 7% della popolazione oltre i 14 anni ha sofferto nell'anno di disturbi ansioso-depressivi. Inoltre, disturbi di depressione e ansia grave interessano dal 5 all'8% della popolazione tra 35 e 64 anni; mentre il 14,9% ne è affetto dopo i 64 anni.

Si può sconfiggere o ci si deve convivere?
I disturbi d'ansia fanno parte di noi e molti riescono a sconfiggerla, quasi come se fosse un nemico: questo è l'errore ricorrente che si commette quando la si vuole affrontare. L'ansia non è un nemico e la relativa cura è nell'accettare ch'essa fa parte di noi: occorre interpretare quella spia che a un certo punto della vita, in un momento di difficoltà, si accende e quindi è funzionale per permettere all'individuo di capire qual è il contrasto che sta vivendo. La cura va orientata nella consapevolezza della nostra autenticità, quando non si è egosintonici con la propria anima. In psicologia, essere egosintonico significa un qualsiasi comportamento, sentimento, idea in armonia con i bisogni e desideri dell'Io.

C'è un legame tra ansia e disturbi mentali?
Ci sono legami forti tra loro ma con una buona diagnosi differenziale grazie all'ansia si può riuscire a dare voce al disturbo mentale insorto. L'ansia non è dunque correlata a un disagio mentale in particolare, ma la predetta diagnosi è importantissima perchè aiuta a conoscere e comprendere il disturbo latente.

Cosa si intende per salute mentale e benessere psicologico?
Sono due concetti distinti e paralleli. La salute mentale c'è quando siamo senza disturbi che ci impediscono lo svolgimento delle attività quotidiane. Godere di una buona salute mentale - secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità - significa raggiungere uno stato di equilibrio interiore, che consente di utilizzare, in caso di necessità, tutte le risorse di cui si dispone. Il benessere psicologico è la condizione in cui l'individuo sente sé stesso e percepisce il proprio benessere; è la condizione di perfetta armonia della persona in rapporto alle sue necessità, le risorse e l'ambiente in cui vive, lavora e si realizza.

Quali sono i disturbi mentali più ricorrenti nell'esercizio della sua professione?
Il disturbo di attacco di panico, che avvicina chi ne soffre a noi specialisti per la sua cura, poichè non in grado di reggere da solo il relativo carico e lo spavento. Anche il disturbo ipocondriaco è frequente, in maggior misura negli uomini.

Rivolgersi dallo psicologo è ancora un tabù nella società odierna?
Non lo definirei un tabù, ma una consapevolezza che fa paura: chiedere aiuto, spesso, è come ammettere a sè stessi di aver fallito, in qualche modo.

Un messaggio ai lettori di Molfettaviva.it.
Le fragilità non sono un pericolo, ma un'opportunità per conoscere sé stessi in un modo nuovo che apra nuove stanze della nostra interiorità.
  • Salute
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