Cronaca
L'allarme dell'Antimafia di Bari: «I clan si affrontano nelle discoteche»
L'appello del procuratore aggiunto Giannella in conferenza stampa: «I gestori dei locali si affidino a security seria»
Molfetta - sabato 18 gennaio 2025
8.25
«L'abitudine delle giovani leve, dei rampolli dei clan, ad andare armati in discoteca, è una abitudine che si sta quasi normalizzando, come l'uso della droga e della violenza in generale. Le discoteche sono diventate luoghi di ritrovo dei rampolli che, armati, si affrontano per dimostrare a tutti chi comanda e chi è più forte».
«E questo è il classico atteggiamento mafioso per incutere timore e senso di assoggettamento in tutti». Così il procuratore aggiunto di Bari e coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Giannella, nella conferenza stampa con cui ieri sono stati annunciati gli arresti di Eugenio Palermiti e Savino Parisi, nipoti omonimi dei due boss del quartiere Japigia, per detenzione e porto abusivo di arma con l'aggravante mafiosa. I due, da ieri, sono nel penitenziario di Bari.
Nel corso della conferenza, Giannella ha ripercorso diversi episodi di scontri tra giovani dai clan nelle discoteche di Bari e provincia dal 2021 al 2024. Tra questi, anche la lite del 29 marzo scorso tra Christian Capriati e un giovane legato al clan Strisciuglio, appena tre giorni prima dell'omicidio di Raffaele Capriati (padre di Christian). E ovviamente pure la sparatoria del Bahia Beach di Molfetta del 22 settembre scorso in cui rimase uccisa per errore la 19enne barese Antonia Lopez.
«Questo excursus - ha detto Giannella - serve a sollecitare in tutti una riflessione su questo fenomeno. Sollecitiamo i gestori dei locali a servirsi di società serie e affidabili (per i servizi di sicurezza, nda), perché questi fenomeni vanno inquadrati in una serie di evoluzioni della nostra società che stanno sfuggendo di mano». Come ricostruito dalle indagini, infatti, alcuni dei bodyguard presenti al Bahia non erano a norma e avrebbero avuto «frequentazioni» con persone vicine ai clan.
Il sostituto procuratore antimafia Federico Perrone Capano, ha evidenziato come, nonostante i diversi casi di scontri tra rampolli dei clan (molti dei quali armati) nei locali, da parte dei gestori non sia arrivata «nessuna denuncia». Nel leggere un passaggio dell'ordinanza con cui è stato ordinato il carcere per i due, Giannella ha sottolineato come sia stata rilevata la complicità degli addetti alla sicurezza nel permettere che alcune persone, legate ai clan, entrino armate in discoteca.
Uno scontro che sarebbe amplificato dalla condivisione di video sui social, diventati una vetrina pubblica per mostrare l'appartenenza a un determinato gruppo, con varie modalità mafiose. «Questi comportamenti - ha concluso Perrone Capano - rafforzano il potere di intimidazione e assoggettamento della popolazione».
«E questo è il classico atteggiamento mafioso per incutere timore e senso di assoggettamento in tutti». Così il procuratore aggiunto di Bari e coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Giannella, nella conferenza stampa con cui ieri sono stati annunciati gli arresti di Eugenio Palermiti e Savino Parisi, nipoti omonimi dei due boss del quartiere Japigia, per detenzione e porto abusivo di arma con l'aggravante mafiosa. I due, da ieri, sono nel penitenziario di Bari.
Nel corso della conferenza, Giannella ha ripercorso diversi episodi di scontri tra giovani dai clan nelle discoteche di Bari e provincia dal 2021 al 2024. Tra questi, anche la lite del 29 marzo scorso tra Christian Capriati e un giovane legato al clan Strisciuglio, appena tre giorni prima dell'omicidio di Raffaele Capriati (padre di Christian). E ovviamente pure la sparatoria del Bahia Beach di Molfetta del 22 settembre scorso in cui rimase uccisa per errore la 19enne barese Antonia Lopez.
«Questo excursus - ha detto Giannella - serve a sollecitare in tutti una riflessione su questo fenomeno. Sollecitiamo i gestori dei locali a servirsi di società serie e affidabili (per i servizi di sicurezza, nda), perché questi fenomeni vanno inquadrati in una serie di evoluzioni della nostra società che stanno sfuggendo di mano». Come ricostruito dalle indagini, infatti, alcuni dei bodyguard presenti al Bahia non erano a norma e avrebbero avuto «frequentazioni» con persone vicine ai clan.
Il sostituto procuratore antimafia Federico Perrone Capano, ha evidenziato come, nonostante i diversi casi di scontri tra rampolli dei clan (molti dei quali armati) nei locali, da parte dei gestori non sia arrivata «nessuna denuncia». Nel leggere un passaggio dell'ordinanza con cui è stato ordinato il carcere per i due, Giannella ha sottolineato come sia stata rilevata la complicità degli addetti alla sicurezza nel permettere che alcune persone, legate ai clan, entrino armate in discoteca.
Uno scontro che sarebbe amplificato dalla condivisione di video sui social, diventati una vetrina pubblica per mostrare l'appartenenza a un determinato gruppo, con varie modalità mafiose. «Questi comportamenti - ha concluso Perrone Capano - rafforzano il potere di intimidazione e assoggettamento della popolazione».