Politica
Isa de Bari: «Sul Covid non demonizziamo i giovani»
L'intervento del consigliere comunale di opposizione
Molfetta - martedì 20 ottobre 2020
Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota a cura del consigliere comunale Isa de Bari.
"Non demonizziamo i giovani per lo più immuni, asintomatici o paucisintomatici, perché sono il futuro oltre la pandemia
Non sono i giovani responsabili della nostra fragilità in salute né hanno il compito di preservarla in assenza di una politica sanitaria inefficiente ed omissiva del nostro Stato.
Non sono i giovani che devono pagare i ritardi di una programmazioni seria ed efficace negli interventi preventivi.
Anche in fase di emergenza i provvedimenti devono saper conciliare le aspettative e le prospettive formative (scuola, arte, cultura, svago) dei giovani con la fragilità dell'ansioso anziano, nell'accezione COVID (60 anni in su)
La spavalderia dei giovani è solo paura del futuro non onnipotenza ma sfida, anche noi adulti "sgarriamo" ma abbiamo la presunzione di saper calcolare il rischio, non è da escludere che lo sappiano fare anche loro.
A questa seconda ondata abbiamo partecipato tutti a generarla (nessuno escluso), convention elettorali, comizi, elezioni in prossimità dell'apertura delle scuole, tour parrocchiali, vacanze in ogni parte anche all'estero, informazioni confuse (mascherina si, mascherina no) e ora ci concentriamo nella caccia alle streghe tra i giovani.
Vogliamo attribuire solo a loro la responsabilità della seconda ondata?
Com'è possibile che nei teatri, nei musei, nei tram ad alta velocità nelle inaugurazioni pubbliche, nei concerti si debba e si possa rispettare il distanziamento e sui treni normali, scuolabus, mezzi pubblici, primi fattori di rischio, no?
Sono stata informata di disposizioni del nostro sindaco finalizzati a far setacciare dalle forze dell'ordine i circoli privati dei giovani al fine di verificare l'uso all'interno del locale delle prescrizioni anticovid (presumo mascherine e distanziamento). L'obiettivo deterrente sarebbe colpire pesantemente con sanzioni gli associati, in realtà i genitori degli associati (queste forme di aggregazione riguardano la fascia di età dai 17 ai 25 anni).
Attenti, l'effetto di questa modalità repressiva è stato ben rappresentato da uno studio dell'osservatorio Censistender Capital come "un nuovo rancore sociale" alimentato e legittimato da una inedita voglia di preferenza generazionale nell'accesso alle risorse e ai servizi pubblici.
La pandemia infatti avrebbe creato una spaccatura intergenerazionale tra gli over 60, in buona salute, solidi economicamente, con vite appaganti ed i giovani senza futuro delusi impauriti dal futuro incerto e dal rischio di essere asintomatici ed untori dei propri genitori, dei propri cari, di coloro che amano.
Non demonizziamo i giovani allora, affidiamoci al loro senso di responsabilità (peraltro frutto dell'educazione familiare, della formazione scolastica, del senso civico sviluppato), trattiamoli come adulti in grado di calcolare il rischio e anche quando sgarrano cerchiamo la loro collaborazione ed esprimiamo la nostra gratitudine per questi sacrifici; richiamiamoli sempre al senso del dovere, ricordiamo loro in ogni momento in ogni luogo con l'autorevolezza del cittadino diligente di indossare le mascherine, manteniamo l'esempio delle mascherine ma non accaniamoci contro di loro.
Rispettiamo noi per primi le prescrizioni e trattiamo le violazioni come non intenzionali e ciò non solo per gli adulti giustificati dalle tante preoccupazioni, ma anche per i giovani distratti dal gioco, dalle risate, dall'amore, chiudiamo un occhio, disperdiamoli se sono in aggregazione ma non colpevolizziamoli.
"Fare incursioni" e sanzionare facendo terrorismo psicologico in realtà non fa prevenzione ma alimenta il "nuovo rancore".
consigliere comunale, avv. Isabella de Bari"
"Non demonizziamo i giovani per lo più immuni, asintomatici o paucisintomatici, perché sono il futuro oltre la pandemia
Non sono i giovani responsabili della nostra fragilità in salute né hanno il compito di preservarla in assenza di una politica sanitaria inefficiente ed omissiva del nostro Stato.
Non sono i giovani che devono pagare i ritardi di una programmazioni seria ed efficace negli interventi preventivi.
Anche in fase di emergenza i provvedimenti devono saper conciliare le aspettative e le prospettive formative (scuola, arte, cultura, svago) dei giovani con la fragilità dell'ansioso anziano, nell'accezione COVID (60 anni in su)
La spavalderia dei giovani è solo paura del futuro non onnipotenza ma sfida, anche noi adulti "sgarriamo" ma abbiamo la presunzione di saper calcolare il rischio, non è da escludere che lo sappiano fare anche loro.
A questa seconda ondata abbiamo partecipato tutti a generarla (nessuno escluso), convention elettorali, comizi, elezioni in prossimità dell'apertura delle scuole, tour parrocchiali, vacanze in ogni parte anche all'estero, informazioni confuse (mascherina si, mascherina no) e ora ci concentriamo nella caccia alle streghe tra i giovani.
Vogliamo attribuire solo a loro la responsabilità della seconda ondata?
Com'è possibile che nei teatri, nei musei, nei tram ad alta velocità nelle inaugurazioni pubbliche, nei concerti si debba e si possa rispettare il distanziamento e sui treni normali, scuolabus, mezzi pubblici, primi fattori di rischio, no?
Sono stata informata di disposizioni del nostro sindaco finalizzati a far setacciare dalle forze dell'ordine i circoli privati dei giovani al fine di verificare l'uso all'interno del locale delle prescrizioni anticovid (presumo mascherine e distanziamento). L'obiettivo deterrente sarebbe colpire pesantemente con sanzioni gli associati, in realtà i genitori degli associati (queste forme di aggregazione riguardano la fascia di età dai 17 ai 25 anni).
Attenti, l'effetto di questa modalità repressiva è stato ben rappresentato da uno studio dell'osservatorio Censistender Capital come "un nuovo rancore sociale" alimentato e legittimato da una inedita voglia di preferenza generazionale nell'accesso alle risorse e ai servizi pubblici.
La pandemia infatti avrebbe creato una spaccatura intergenerazionale tra gli over 60, in buona salute, solidi economicamente, con vite appaganti ed i giovani senza futuro delusi impauriti dal futuro incerto e dal rischio di essere asintomatici ed untori dei propri genitori, dei propri cari, di coloro che amano.
Non demonizziamo i giovani allora, affidiamoci al loro senso di responsabilità (peraltro frutto dell'educazione familiare, della formazione scolastica, del senso civico sviluppato), trattiamoli come adulti in grado di calcolare il rischio e anche quando sgarrano cerchiamo la loro collaborazione ed esprimiamo la nostra gratitudine per questi sacrifici; richiamiamoli sempre al senso del dovere, ricordiamo loro in ogni momento in ogni luogo con l'autorevolezza del cittadino diligente di indossare le mascherine, manteniamo l'esempio delle mascherine ma non accaniamoci contro di loro.
Rispettiamo noi per primi le prescrizioni e trattiamo le violazioni come non intenzionali e ciò non solo per gli adulti giustificati dalle tante preoccupazioni, ma anche per i giovani distratti dal gioco, dalle risate, dall'amore, chiudiamo un occhio, disperdiamoli se sono in aggregazione ma non colpevolizziamoli.
"Fare incursioni" e sanzionare facendo terrorismo psicologico in realtà non fa prevenzione ma alimenta il "nuovo rancore".
consigliere comunale, avv. Isabella de Bari"