Politica
Isa de Bari: «Questa è la replica della politica peggiore»
«La nostra sarà una opposizione rigida e vigile»
Molfetta - venerdì 11 agosto 2017
Isa de Bari parla a nome della coalizione di centradestra nel corso del primo consiglio comunale dell'era Minervini bis, svoltosi nel pomeriggio di ieri.
Dal suo scranno nell'Aula, l'ex candidato sindaco prima di tutto passa in rassegna alcuni punti del programma della nuova amministrazione, ribadendo sostanzialmente quanto già ampiamente discusso nel corso della campagna elettorale.
Il porta a porta da riformare, i problemi legati alle isole ecologiche e la situazione igienico sanitaria nella quale versa la città. Poi il porto da cui dipendono le sorti economiche di Molfetta, l'ospedale, i tagli che subiranno le politiche sociali a favore degli anziani e dei disabili e i cantieri di servizio per i quali «si parla di lotta alla povertà ma solo venti persone, per massimo 170 Euro mensili».
Assente Carmela Minuto, de Bari parla seduta accanto agli altri esponenti dell'opposizione di centrodestra Pino Amato, Sara Castriotta, Fulvio Spadavecchia e Antonello Pisani.
Saranno loro gli artefici di una «opposizone vigile e rigida», ribadisce l'avvocato perchè «la nostra sarà una opposizione e basta».
Molto forti i passaggi del discorso sulla neo Giunta, nominata a circa trenta giorni di distanza dalla tornata elettorale. Cosa che ha fatto molto discutere.
«Questa Giunta non è una sintesi perfetta», ha commentato. «A fronte di sette assessorati, le liste (a sostegno di Minervini, ndr) sono otto e quindi la Presidenza del Consiglio assurge ad ottavo assessorato. E voglio che si ricordi questa cosa perchè è di una gravità estrema».
Ma a destare indignazione è stata anche la rinuncia a ruolo di consigliere di tre candidati, regolarmente eletti nelle file della maggioranza.
Infatti, lo scorso 31 luglio Giulio la Grasta, Vito Paparella e Michele Palmiotti si sono dimessi dall'incarico: secondo indiscrezioni ricopriranno ruoli di vertice nelle municipalizzate da settembre, cariche incompatibili con quella di consigliere, facendo sì che all'interno della massima assise sedessero Leo Binetti, Paolo Ragno e Giacomo Salvemini.
«Tre rinunce: senza precedenti», ha rimarcato la de Bari. «Il consenso popolare mi pare che non ci sia. Siamo in presenza di un DNA politico contrattuale, di scambi e consensi».
«E non è una politica partecipata: questa è la replica della peggiore politica», ha continuato la de Bari evidenziando i ruoli marginali lasciati ai più giovani e la presenza di deleghe importanti legate al bilancio e agli appalti pubblici nelle mani di Tommaso Minervini la cui presenza viene definita «invasiva e ingombrante».
Dal suo scranno nell'Aula, l'ex candidato sindaco prima di tutto passa in rassegna alcuni punti del programma della nuova amministrazione, ribadendo sostanzialmente quanto già ampiamente discusso nel corso della campagna elettorale.
Il porta a porta da riformare, i problemi legati alle isole ecologiche e la situazione igienico sanitaria nella quale versa la città. Poi il porto da cui dipendono le sorti economiche di Molfetta, l'ospedale, i tagli che subiranno le politiche sociali a favore degli anziani e dei disabili e i cantieri di servizio per i quali «si parla di lotta alla povertà ma solo venti persone, per massimo 170 Euro mensili».
Assente Carmela Minuto, de Bari parla seduta accanto agli altri esponenti dell'opposizione di centrodestra Pino Amato, Sara Castriotta, Fulvio Spadavecchia e Antonello Pisani.
Saranno loro gli artefici di una «opposizone vigile e rigida», ribadisce l'avvocato perchè «la nostra sarà una opposizione e basta».
Molto forti i passaggi del discorso sulla neo Giunta, nominata a circa trenta giorni di distanza dalla tornata elettorale. Cosa che ha fatto molto discutere.
«Questa Giunta non è una sintesi perfetta», ha commentato. «A fronte di sette assessorati, le liste (a sostegno di Minervini, ndr) sono otto e quindi la Presidenza del Consiglio assurge ad ottavo assessorato. E voglio che si ricordi questa cosa perchè è di una gravità estrema».
Ma a destare indignazione è stata anche la rinuncia a ruolo di consigliere di tre candidati, regolarmente eletti nelle file della maggioranza.
Infatti, lo scorso 31 luglio Giulio la Grasta, Vito Paparella e Michele Palmiotti si sono dimessi dall'incarico: secondo indiscrezioni ricopriranno ruoli di vertice nelle municipalizzate da settembre, cariche incompatibili con quella di consigliere, facendo sì che all'interno della massima assise sedessero Leo Binetti, Paolo Ragno e Giacomo Salvemini.
«Tre rinunce: senza precedenti», ha rimarcato la de Bari. «Il consenso popolare mi pare che non ci sia. Siamo in presenza di un DNA politico contrattuale, di scambi e consensi».
«E non è una politica partecipata: questa è la replica della peggiore politica», ha continuato la de Bari evidenziando i ruoli marginali lasciati ai più giovani e la presenza di deleghe importanti legate al bilancio e agli appalti pubblici nelle mani di Tommaso Minervini la cui presenza viene definita «invasiva e ingombrante».