Incontro diocesi referendum costituzionale. <span>Foto Isabella de Pinto</span>
Incontro diocesi referendum costituzionale. Foto Isabella de Pinto

Intenso dibattito tra le ragioni del SÌ e del NO

Incontro promosso dall'Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro

Importante dibattito quello che si è tenuto nei giorni scorsi nell'Auditorium Salvucci del Museo Diocesano sul tema "Referendum Costituzionale. Il significato di un dono". Un confronto, uno dei pochi (se non il primo nella nostra città) in cui si è dialogato con sostenitori delle due diverse posizioni in merito a questa riforma.
Il dibattito è stato promosso dall'Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, il cui responsabile, Onofrio Losito, ha voluto chiarire il senso profondo dell'incontro. Replicando ad alcune critiche apparse sui social network circa l'interessamento della Chiesa a questo genere di argomenti, ha ripreso alcuni passaggi della Gaudium et Spes (documento del Concilio Vaticano II) in cui si sottolinea che "tutti i devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica… sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune…" e "la Chiesa… in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico… Ma sempre e dovunque… è suo diritto predicare la fede e insegnare la dottrina sociale…".

Il dott. Alberto Binetti, Giudice Civile presso il Tribunale di Trani, ha avuto il non semplice compito di sintetizzare il testo della riforma. Ha sottolineato un elemento fondamentale della prossima consultazione referendaria: si tratta di un referendum confermativo (si chiede se si vuole o meno mantenere l'attuale legge di riforma costituzionale), quindi, non è necessario raggiungere un quorum (come accade per i referendum abrogativi, ossia quelli con i quali si intendono cancellare delle leggi).

Il Giudice Binetti è poi entrato nel vivo, soffermandosi sugli elementi essenziali della composizione del Parlamento, dell'attività legislativa e dei rapporti tra Stato e Regioni, in particolare sulle modalità di scelta dei Senatori (95 scelti dalle istituzioni territoriali e 5 senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica) e sulle loro competenze nonché sulle modalità del processo di formazione delle leggi.
Organo di base è la Camera che esercita la funzione legislativa mentre il Senato rappresenta le istituzioni regionali.
Con la riforma, inoltre, si riduce il quorum per i referendum abrogativi e si modifica anche il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica.
In merito alla possibilità di promulgare leggi da parte delle Regioni, attualmente ci sono materie di competenza esclusiva dello Stato, altre esclusiva delle Regioni, in altri casi la materia è concorrente. Con la riforma, dunque, molte importantissime materie (porti, produzione e trasporto di energia ecc) sono diventate di competenza esclusiva dello Stato.

«Compimento imperfetto di un cammino»: così Cosimo Altomare, intervenuto a sostegno delle ragioni del SÌ, ha definito la Riforma Costituzionale, sulla quale ha voluto focalizzare l'attenzione mettendo da parte temi legati al Governo o alla legge elettorale "Italicum", pur riconoscendo che ci sono elementi attinenti. «Credo che ci sia bisogno di innovare per mantenere i 12 elementi su cui si fonda la nostra Costituzione» ha dichiarato Altomare che si è dapprima soffermato sui vari tentativi che dagli anni '80 si sono susseguiti per cercare di modificare la Costituzione. Discussione che si sarebbe svolta sempre sui temi del superamento del bicameralismo perfetto, sulla velocizzazione delle leggi, competenze dello Stato e delle Regioni spesso in conflitto.
Ha, dunque, sintetizzato gli elementi a favore della riforma: superamento del bicameralismo paritario o perfetto, superamento definitivo delle Province, riduzione del numero dei Senatori, abolizione del CNEL, riduzione dei costi della politica, ampliamento delle materie riservate allo stato, riduzione delle materie di competenza regionale.

È partito dall'analisi del quesito referendario l'intervento di Antonello Zaza, sostenitore del NO, il quale ha evidenziato come le ripercussioni della riforma attengano al funzionamento della democrazia; come gli effetti ricadano sulla quotidianità.
La prima obiezione alla riforma è stata l'esiguità dell'auspicata riduzione di costi della politica. Antonello Zaza ha evidenziano come, al di là dell'abolizione del CNEL, che condivide, l'unico risparmio venga dalla riduzione delle indennità dei parlamentari non sui costi dell'istituzione Senato. In riferimento all'eliminazione delle Province ha rimarcato come rimangano aree metropolitane e, soprattutto, tutti gli uffici periferici dello Stato con i relativi oneri. In merito ai risparmi per la riduzione del numero dei Senatori ha affermato «…decurtando le indennità parlamentari tutti di un terzo, avremmo avuto un risparmio maggiore rispetto a quello atteso dalla riduzione del numero dei parlamentari».
Altre perplessità hanno riguardato la possibilità di snellire i lavori parlamentari. Tutte le leggi approvate alla Camera devono essere trasferite al Senato, che entro dieci giorni (su richiesta di un terzo dei suoi membri) chiedere di apportare modifiche da effettuare entro trenta giorni, la legge tornerebbe alla Camera che può decidere di recepirle o meno.
Dubbi sono stati espressi sulla reale possibilità di esercitare adeguatamente il doppio ruolo di Sindaco o Consigliere regionale e di Senatore.
Zaza, infine, ha tenuto ad evidenziare come venga assegnato un ruolo "forte" dell'esecutivo rispetto alle assemblee elettive.

Anche il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia l'obiettivo dell'incontro è stato quello di creare una opportunità di riflessione per tutti. «Ringrazio i relatori – ha aggiungo il Vescovo – che hanno proposto una bella carrellata di conoscenze, di particolari che al grande pubblico spesso sfuggono... Non dobbiamo mai aver paura del confronto perché il confronto arricchisce sempre».
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