Cronaca
Incidente sull'A14 tra Bitonto e Molfetta: chiesto 1 anno per un 45enne
L'uomo è accusato di omicidio stradale plurimo. Rinvio all'11 ottobre per la discussione della difesa e la sentenza
Molfetta - mercoledì 12 gennaio 2022
12.27
1 anno di reclusione: questa la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Francesco Bretone della Procura della Repubblica di Bari per un 45enne di Corato accusato del reato di omicidio stradale plurimo, per aver causato un incidente mortale il 6 aprile 2019 lungo l'autostrada A14 in territorio di Giovinazzo.
La richiesta del magistrato è stata formulata dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Isabella Valenzi, nell'ambito del processo sul sinistro che causò la morte di Milto Koci, 56 anni, e di sua madre, Sanda Koci, entrambe residenti nel riminese. Ieri si è tenuta un'importante udienza di discussione del processo per il quale l'imputato ha ottenuto il rito abbreviato, condizionato all'esame del consulente tecnico, sentito nella precedente udienza del 28 settembre.
Nel corso dell'udienza, inoltre, l'accusa ha ribadito la sua posizione e le sue accuse e le parti civili hanno chiesto il riconoscimento della piena responsabilità del 45enne di Corato. Il giudice del Tribunale ha quindi rinviato il dibattimento all'11 ottobre per la discussione della difesa ed il pronunciamento della sentenza.
L'incidente mortale si verificò alle ore 23.30 del 6 aprile 2019 in corrispondenza del chilometro 660+170, sulla corsia di marcia da Foggia verso Bari, tra i caselli di Bari e Molfetta, a Giovinazzo. Koci, di origini albanesi ma residente in Italia come la madre Sanda che viaggiava con lui, per cause mai accertate, complice forse l'asfalto bagnato per la pioggia caduta prima, sbandò con la Renault Clio che guidava, andando a sbattere contro il guardrail che delimitava la carreggiata.
Secondo la ricostruzione fornita dalla difesa dei familiari delle vittime «gli occupanti si sarebbero salvati (sono rimasti illesi dal primo urto), ma la vettura dopo l'impatto è rimbalzata sulla strada finendo di traverso sulla corsia di sorpasso, con il muso rivolto nella direzione opposta rispetto al senso di marcia».
«Il conducente, intuendo il pericolo, un minuto dopo è sceso dall'abitacolo disponendosi all'altezza del parafango anteriore sinistro e sbracciandosi per segnalare la presenza del mezzo incidentato, con la madre all'interno, ai veicoli in transito: le immagini acquisite dagli inquirenti - spiega sempre la difesa comprovano che i conducenti di sei veicoli, cinque auto e un autoarticolato, hanno notato l'ostacolo, evitandolo».
Del resto, «che fosse accaduto qualcosa si sarebbe potuto e dovuto intuire - sempre secondo la difesa - anche dai pezzi di cemento di grosse dimensioni finiti sulla sede viaria perché la Clio, impattando contro il guardrail, aveva distrutto il basamento di un canale di scolo delle acque. Non ha purtroppo rallentato invece la settima vettura sopraggiunta, due minuti dopo, la Ford Kuga dell'imputato, che anzi, alla vista dei massi, per non urtarli si sarebbe spostato proprio in corsia di sorpasso, travolgendo sia la Clio sia Koci che si trovava in piedi accanto alla sua auto».
Un impatto tremendo, i due mezzi sono finiti 40 metri più avanti, che non la lasciato scampo ai Koci deceduti sul colpo. Il 56enne è stato proiettato verso la corsia di emergenza, dov'è stato rinvenuto il suo corpo senza vita; l'anziana è stata estratta, anche lei ormai spirata, dalle lamiere contorte di ciò che restava della Clio.
Secondo l'accusa, invece, «il conducente alla vista dei massi su strada, avrebbe dovuto allertarsi e prudentemente rallentare e adeguare la marcia in modo tale da conservare il controllo del proprio veicolo dinanzi a qualsiasi circostanza, così come avevano evitato l'impatto tutti e sei i veicoli che lo hanno preceduto, alcuni dei quali, peraltro, marciavano a forte velocità». Di qui la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero.
La richiesta del magistrato è stata formulata dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Isabella Valenzi, nell'ambito del processo sul sinistro che causò la morte di Milto Koci, 56 anni, e di sua madre, Sanda Koci, entrambe residenti nel riminese. Ieri si è tenuta un'importante udienza di discussione del processo per il quale l'imputato ha ottenuto il rito abbreviato, condizionato all'esame del consulente tecnico, sentito nella precedente udienza del 28 settembre.
Nel corso dell'udienza, inoltre, l'accusa ha ribadito la sua posizione e le sue accuse e le parti civili hanno chiesto il riconoscimento della piena responsabilità del 45enne di Corato. Il giudice del Tribunale ha quindi rinviato il dibattimento all'11 ottobre per la discussione della difesa ed il pronunciamento della sentenza.
L'incidente mortale si verificò alle ore 23.30 del 6 aprile 2019 in corrispondenza del chilometro 660+170, sulla corsia di marcia da Foggia verso Bari, tra i caselli di Bari e Molfetta, a Giovinazzo. Koci, di origini albanesi ma residente in Italia come la madre Sanda che viaggiava con lui, per cause mai accertate, complice forse l'asfalto bagnato per la pioggia caduta prima, sbandò con la Renault Clio che guidava, andando a sbattere contro il guardrail che delimitava la carreggiata.
Secondo la ricostruzione fornita dalla difesa dei familiari delle vittime «gli occupanti si sarebbero salvati (sono rimasti illesi dal primo urto), ma la vettura dopo l'impatto è rimbalzata sulla strada finendo di traverso sulla corsia di sorpasso, con il muso rivolto nella direzione opposta rispetto al senso di marcia».
«Il conducente, intuendo il pericolo, un minuto dopo è sceso dall'abitacolo disponendosi all'altezza del parafango anteriore sinistro e sbracciandosi per segnalare la presenza del mezzo incidentato, con la madre all'interno, ai veicoli in transito: le immagini acquisite dagli inquirenti - spiega sempre la difesa comprovano che i conducenti di sei veicoli, cinque auto e un autoarticolato, hanno notato l'ostacolo, evitandolo».
Del resto, «che fosse accaduto qualcosa si sarebbe potuto e dovuto intuire - sempre secondo la difesa - anche dai pezzi di cemento di grosse dimensioni finiti sulla sede viaria perché la Clio, impattando contro il guardrail, aveva distrutto il basamento di un canale di scolo delle acque. Non ha purtroppo rallentato invece la settima vettura sopraggiunta, due minuti dopo, la Ford Kuga dell'imputato, che anzi, alla vista dei massi, per non urtarli si sarebbe spostato proprio in corsia di sorpasso, travolgendo sia la Clio sia Koci che si trovava in piedi accanto alla sua auto».
Un impatto tremendo, i due mezzi sono finiti 40 metri più avanti, che non la lasciato scampo ai Koci deceduti sul colpo. Il 56enne è stato proiettato verso la corsia di emergenza, dov'è stato rinvenuto il suo corpo senza vita; l'anziana è stata estratta, anche lei ormai spirata, dalle lamiere contorte di ciò che restava della Clio.
Secondo l'accusa, invece, «il conducente alla vista dei massi su strada, avrebbe dovuto allertarsi e prudentemente rallentare e adeguare la marcia in modo tale da conservare il controllo del proprio veicolo dinanzi a qualsiasi circostanza, così come avevano evitato l'impatto tutti e sei i veicoli che lo hanno preceduto, alcuni dei quali, peraltro, marciavano a forte velocità». Di qui la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero.