Cronaca
Incendi d'auto, il Liberatorio contro Minervini: «Non ha fatto nulla»
Il movimento pone l'accento sull'inerzia del comitato di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali, «silenziato e imbavagliato dal 2019»
Molfetta - mercoledì 30 settembre 2020
12.01
«Il sindaco Tommaso Minervini e i suoi compagni di viaggio, continuano a mistificare la realtà rappresentando artificiosamente una Molfetta qualitativamente vivibile e la candidano a "Capitale della Cultura 2022". Purtroppo il loro sogno è il frutto di una vergognosa ubriacatura».
È il durissimo commento del Liberatorio Politico, inviato ai mass media, a poche ore dal rogo che il 28 settembre scorso, in via Panunzio, ha completamente distrutto una Fiat 500X, questo il modello, con targa svizzera. Il rogo è avvenuto nel quartiere San Giuseppe, a 300 metri da via Zuppetta dove, il 24 settembre scorso, una Fiat Grande Punto ha preso fuoco, colpendo anche le auto lasciate in sosta nelle vicinanze, una Fiat Punto e una Lancia Musa.
«La quotidianità che viene percepita fuori dal Palazzo - si legge nella nota - è diversa dalla narrazione, a volte grottesca, che Minervini ripropone spesso con i suoi comizi di propaganda, quasi giornalieri, e che hanno avuto la loro massima diffusione specialmente durante la propaganda elettorale del suo candidato alla regione. Ebbene, sindaco, da quest'altra parte della barricata i cittadini hanno una percezione diversa della città.
Lasciando da parte i giudizi sul "circo mediatico" dello sviluppo economico e turistico della città, soffermiamoci sulla percezione della vivibilità, sicurezza e della cultura della legalità nella nostra città. Mentre lei studia, stando seduto dietro la scrivania, i compiti da impartire al suo "condottiero", che deve andare in regione a rastrellare fondi da far confluire nelle casse comunali, la città brucia.
Sta bruciando un po' la volta e cittadini inermi, quartiere dopo quartiere, assistono sbigottiti alla distruzione delle loro auto. Non sappiamo quanti di loro denunciano l'accaduto per dolo, perché malconsigliati non vogliono perdere quel minimo risarcimento dalle assicurazioni se s'accerta il famoso corto circuito. Ma anche se fosse così, gli incendi avvengono e qualcuno deve farsi carico di scoprire l'autore, sperando che ci siano sempre solo danni materiali.
I cittadini hanno diritto di sapere se nella loro città, ci sono piromani seriali, piromani d'occasione o di emulazione; se gli incendi d'auto sono atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siano in atto operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse.
Probabilmente potrebbero esserci anche altre possibilità di lettura dei fenomeni ma, almeno, troviamone una di soluzioni perché, 360 auto bruciate in dodici anni, di cui 23 solo quest'anno, vuol dire che 360 famiglie hanno avuto un grosso danno economico, oltre allo stress e la paura che queste situazioni possono generare.
Questa amministrazione, oltre a raccontarci la storiella della città vivibile (e quindi sicura), non ha fatto nulla per attivare canali istituzionali per cominciare ad affrontare il problema, almeno noi poveri mortali non abbiamo mai letto atti ufficiali. Anzi, ha fatto di peggio; l'unico strumento che metteva intorno allo stesso tavolo istituzioni e cittadinanza attiva per monitorare la città, e proporre soluzioni, era il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali.
Ho detto era perché questo organismo istituzionale è stato "silenziato" e "imbavagliato" e non è stato più convocato dall'11 giugno 2019. È anche questo il motivo per cui mi sono dimesso dalla carica di vice presidente del Comitato. Ma l'inerzia di quest'organismo, nonostante le proposte avanzate dal Liberatorio Politico, non ha prodotto neanche l'avvio di un confronto.
Pensate che al primo punto delle dieci proposte c'era una proposta che riguardava proprio il problema degli incendi notturni. Si proponeva il prolungamento dell'orario di servizio della Polizia Locale fino alle ore 00.00 e il pattugliamento nelle ore notturne di Carabinieri e Guardia di Finanza, in coordinamento con le società di vigilanza privata.
Questo è il minino che un sindaco possa prevedere come prevenzione. Invece l'amministrazione ha pagato anche per quest'estate due guardie giurate per vigilare sull'accesso alla muraglie del centro antico, lasciando passare solo gli avventori di un locale privato. Quei soldi potevano benissimo essere spesi per vigilare un territorio più vasto periferico e privo di videosorveglianza.
Perché c'è da dire anche questo, che i piromani si sono fatti furbi e cercano di colpire nei territori dove non c'è videosorveglianza, anche nelle ore serali e non più notturne. Altri sindaci, a noi vicini territorialmente, hanno chiesto al Prefetto di Bari la convocazione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, proprio per "la preoccupante recrudescenza di episodi criminali, caratterizzati da ripetuti incendi ai danni di autovetture".
Invece il nostro sindaco, pur di mantenere la falsa immagine della città che sta narrando, non ha avanzato alcuna richiesta in tal senso. Eppure i motivi ci sono per chiedere la convocazione di un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza o, in subordine un consiglio comunale monotematico aperto ai cittadini per discutere sulle cose da fare e contrastare l'attuale situazione in merito alla sicurezza, microcriminalità e illegalità diffusa.
Se non le riesce di organizzare questi incontri, caro sindaco - conclude ironicamente ma non troppo Matteo d'Ingeo - candidi Molfetta a "Capitale della cultura dell'illegalità 2022", sicuramente ci riuscirà, perché ha tutte le carte in regola».
È il durissimo commento del Liberatorio Politico, inviato ai mass media, a poche ore dal rogo che il 28 settembre scorso, in via Panunzio, ha completamente distrutto una Fiat 500X, questo il modello, con targa svizzera. Il rogo è avvenuto nel quartiere San Giuseppe, a 300 metri da via Zuppetta dove, il 24 settembre scorso, una Fiat Grande Punto ha preso fuoco, colpendo anche le auto lasciate in sosta nelle vicinanze, una Fiat Punto e una Lancia Musa.
«La quotidianità che viene percepita fuori dal Palazzo - si legge nella nota - è diversa dalla narrazione, a volte grottesca, che Minervini ripropone spesso con i suoi comizi di propaganda, quasi giornalieri, e che hanno avuto la loro massima diffusione specialmente durante la propaganda elettorale del suo candidato alla regione. Ebbene, sindaco, da quest'altra parte della barricata i cittadini hanno una percezione diversa della città.
Lasciando da parte i giudizi sul "circo mediatico" dello sviluppo economico e turistico della città, soffermiamoci sulla percezione della vivibilità, sicurezza e della cultura della legalità nella nostra città. Mentre lei studia, stando seduto dietro la scrivania, i compiti da impartire al suo "condottiero", che deve andare in regione a rastrellare fondi da far confluire nelle casse comunali, la città brucia.
Sta bruciando un po' la volta e cittadini inermi, quartiere dopo quartiere, assistono sbigottiti alla distruzione delle loro auto. Non sappiamo quanti di loro denunciano l'accaduto per dolo, perché malconsigliati non vogliono perdere quel minimo risarcimento dalle assicurazioni se s'accerta il famoso corto circuito. Ma anche se fosse così, gli incendi avvengono e qualcuno deve farsi carico di scoprire l'autore, sperando che ci siano sempre solo danni materiali.
I cittadini hanno diritto di sapere se nella loro città, ci sono piromani seriali, piromani d'occasione o di emulazione; se gli incendi d'auto sono atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siano in atto operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse.
Probabilmente potrebbero esserci anche altre possibilità di lettura dei fenomeni ma, almeno, troviamone una di soluzioni perché, 360 auto bruciate in dodici anni, di cui 23 solo quest'anno, vuol dire che 360 famiglie hanno avuto un grosso danno economico, oltre allo stress e la paura che queste situazioni possono generare.
Questa amministrazione, oltre a raccontarci la storiella della città vivibile (e quindi sicura), non ha fatto nulla per attivare canali istituzionali per cominciare ad affrontare il problema, almeno noi poveri mortali non abbiamo mai letto atti ufficiali. Anzi, ha fatto di peggio; l'unico strumento che metteva intorno allo stesso tavolo istituzioni e cittadinanza attiva per monitorare la città, e proporre soluzioni, era il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali.
Ho detto era perché questo organismo istituzionale è stato "silenziato" e "imbavagliato" e non è stato più convocato dall'11 giugno 2019. È anche questo il motivo per cui mi sono dimesso dalla carica di vice presidente del Comitato. Ma l'inerzia di quest'organismo, nonostante le proposte avanzate dal Liberatorio Politico, non ha prodotto neanche l'avvio di un confronto.
Pensate che al primo punto delle dieci proposte c'era una proposta che riguardava proprio il problema degli incendi notturni. Si proponeva il prolungamento dell'orario di servizio della Polizia Locale fino alle ore 00.00 e il pattugliamento nelle ore notturne di Carabinieri e Guardia di Finanza, in coordinamento con le società di vigilanza privata.
Questo è il minino che un sindaco possa prevedere come prevenzione. Invece l'amministrazione ha pagato anche per quest'estate due guardie giurate per vigilare sull'accesso alla muraglie del centro antico, lasciando passare solo gli avventori di un locale privato. Quei soldi potevano benissimo essere spesi per vigilare un territorio più vasto periferico e privo di videosorveglianza.
Perché c'è da dire anche questo, che i piromani si sono fatti furbi e cercano di colpire nei territori dove non c'è videosorveglianza, anche nelle ore serali e non più notturne. Altri sindaci, a noi vicini territorialmente, hanno chiesto al Prefetto di Bari la convocazione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, proprio per "la preoccupante recrudescenza di episodi criminali, caratterizzati da ripetuti incendi ai danni di autovetture".
Invece il nostro sindaco, pur di mantenere la falsa immagine della città che sta narrando, non ha avanzato alcuna richiesta in tal senso. Eppure i motivi ci sono per chiedere la convocazione di un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza o, in subordine un consiglio comunale monotematico aperto ai cittadini per discutere sulle cose da fare e contrastare l'attuale situazione in merito alla sicurezza, microcriminalità e illegalità diffusa.
Se non le riesce di organizzare questi incontri, caro sindaco - conclude ironicamente ma non troppo Matteo d'Ingeo - candidi Molfetta a "Capitale della cultura dell'illegalità 2022", sicuramente ci riuscirà, perché ha tutte le carte in regola».