Inaugurate da Livia Pomodoro “Le nuove torri” Molfetta
L’opera è stata ideata dallo scultore molfettese Gaetano Grillo
Molfetta - domenica 8 dicembre 2019
20.33
Sobria, semplice, ma emotivamente coinvolgente è stata questo pomeriggio l'inaugurazione de "Le nuovi torri di Molfetta", opera realizzata dallo scultore molfettese Gaetano Grillo, che svettano in tutta la loro maestosità al centro della costruenda rotonda di via Terlizzi.
Le torri, o meglio le due torri del Duomo, da sempre sono state il simbolo di Molfetta, da oggi anche queste torri alte 9 metri saranno il simbolo di una città proiettata al futuro, senza dimenticare il proprio passato.
Madrina d'eccezione per l'inaugurazione di quest'opera è stata Livia Pomodoro, presidente dell'Accademia di Belle arti di Brera – Cattedra Unesco all'Università statale di Milano che ha subito sottolineato: «questi luoghi sono straordinari, con il mare da una parte, la campagna dall'altra. Il senso di quest'opera non è solo il senso dell'identità che raggruppa la comunità, ma è anche il monito perché questa comunità sappia essere più grande di se stessa, sappia costruire quella speranza di futuro di cui tanto parliamo. La simbologia che c'è in quest'opera è straordinaria, non è solo l'alfabeto grillico, questa simbologia significa che tutti ci dobbiamo impegnare».
E invita i cittadini molfettesi ad essere affidatari dell'opera di Grillo, e soprattutto «si ricrei il contatto fra l'uomo e la natura corretto e rispettoso. Quando tornerò a Molfetta spero che quest'opera sia monito per la costruzione concreta, giorno per giorno, di un futuro armonico straordinario e culturalmente valido».
Dopo il rituale taglio del nastro, al vescovo della Diocesi di Molfetta, mons. Domenico Cornacchia, la benedizione del monumento con queste parole: «questa è la porta nuova della città, anche il Signore ha detto "io sono la porta", mi auguro che anche noi possiamo agevolare l'accesso per questa porta, perché è porta di giustizia, misericordia, pace per noi e per il mondo intero».
Visibilmente commosso l'autore dell'opera Gaetano Grillo ha voluto ringraziare quanti hanno potuto rendere possibile la realizzazione, ricordiamo che la struttura portante verticale in acciaio inox è opera dell'artigiano Pasquale De Nichilo e le lastre di pietra locale sono state intarsiate dal marmista Giacomo de Gennaro, oltre ovviamente allo staff tecnico del Comune di Molfetta, dello studio Arbore e «soprattutto dalla volontà del sindaco che sta sconvolgendo il torpore di questa città».
E' lo stesso scultore ad affermare e a ribadire con forza che «la bellezza è sinonimo di civiltà, senza la bellezza non c'è cultura e senza cultura non c'è bellezza».
Gaetano Grillo nel suo intervento ha spiegato che «per la realizzazione di quest'opera sono partito dalla memoria, dal passato, dalla storia , dalle torri romaniche del Duomo, che per secoli, hanno rappresentato l'orgoglio della città di Molfetta, perché chi giungeva nella nostra città anticamente arrivava dal mare, le vedeva da lontano come due braccia alzate al cielo e dicevano: "Molfetta è qui". Braccia che accoglievano chi veniva dal mare e allo stesso tempo difendevano il porto dalle numerose incursioni che ci sono state nei secoli. Questa stratificazione culturale che è giunta nella nostra città attraverso il mare ha fatto di Molfetta un città multiculturale».
E ha concluso: «mi auguro che sia l'ingresso del futuro di Molfetta, una Molfetta che ha una identità diversa, ma che non dimentica la sua provenienza, la sua storia e il suo passato».
Nelle parole del primo cittadino, Tommaso Minervini, il senso intrinseco dell'opera che «queste due torri non sono solo la realizzazione moderna delle due torri antiche, identitarie del nostro Duomo, le abbiamo volute alte ed illuminate perché da lontano si deve riconoscere che questa deve essere la città dell'accoglienza». Ed aggiunge: «vogliamo dire che il linguaggio delle relazioni, appartiene all'internazionalità, che appartiene a tutti, ecco perché deve risvegliare l'orgoglio di questa grande comunità che ha in sé i germi della civiltà, dove le differenze e l'altro non sono nemici».
Le torri, o meglio le due torri del Duomo, da sempre sono state il simbolo di Molfetta, da oggi anche queste torri alte 9 metri saranno il simbolo di una città proiettata al futuro, senza dimenticare il proprio passato.
Madrina d'eccezione per l'inaugurazione di quest'opera è stata Livia Pomodoro, presidente dell'Accademia di Belle arti di Brera – Cattedra Unesco all'Università statale di Milano che ha subito sottolineato: «questi luoghi sono straordinari, con il mare da una parte, la campagna dall'altra. Il senso di quest'opera non è solo il senso dell'identità che raggruppa la comunità, ma è anche il monito perché questa comunità sappia essere più grande di se stessa, sappia costruire quella speranza di futuro di cui tanto parliamo. La simbologia che c'è in quest'opera è straordinaria, non è solo l'alfabeto grillico, questa simbologia significa che tutti ci dobbiamo impegnare».
E invita i cittadini molfettesi ad essere affidatari dell'opera di Grillo, e soprattutto «si ricrei il contatto fra l'uomo e la natura corretto e rispettoso. Quando tornerò a Molfetta spero che quest'opera sia monito per la costruzione concreta, giorno per giorno, di un futuro armonico straordinario e culturalmente valido».
Dopo il rituale taglio del nastro, al vescovo della Diocesi di Molfetta, mons. Domenico Cornacchia, la benedizione del monumento con queste parole: «questa è la porta nuova della città, anche il Signore ha detto "io sono la porta", mi auguro che anche noi possiamo agevolare l'accesso per questa porta, perché è porta di giustizia, misericordia, pace per noi e per il mondo intero».
Visibilmente commosso l'autore dell'opera Gaetano Grillo ha voluto ringraziare quanti hanno potuto rendere possibile la realizzazione, ricordiamo che la struttura portante verticale in acciaio inox è opera dell'artigiano Pasquale De Nichilo e le lastre di pietra locale sono state intarsiate dal marmista Giacomo de Gennaro, oltre ovviamente allo staff tecnico del Comune di Molfetta, dello studio Arbore e «soprattutto dalla volontà del sindaco che sta sconvolgendo il torpore di questa città».
E' lo stesso scultore ad affermare e a ribadire con forza che «la bellezza è sinonimo di civiltà, senza la bellezza non c'è cultura e senza cultura non c'è bellezza».
Gaetano Grillo nel suo intervento ha spiegato che «per la realizzazione di quest'opera sono partito dalla memoria, dal passato, dalla storia , dalle torri romaniche del Duomo, che per secoli, hanno rappresentato l'orgoglio della città di Molfetta, perché chi giungeva nella nostra città anticamente arrivava dal mare, le vedeva da lontano come due braccia alzate al cielo e dicevano: "Molfetta è qui". Braccia che accoglievano chi veniva dal mare e allo stesso tempo difendevano il porto dalle numerose incursioni che ci sono state nei secoli. Questa stratificazione culturale che è giunta nella nostra città attraverso il mare ha fatto di Molfetta un città multiculturale».
E ha concluso: «mi auguro che sia l'ingresso del futuro di Molfetta, una Molfetta che ha una identità diversa, ma che non dimentica la sua provenienza, la sua storia e il suo passato».
Nelle parole del primo cittadino, Tommaso Minervini, il senso intrinseco dell'opera che «queste due torri non sono solo la realizzazione moderna delle due torri antiche, identitarie del nostro Duomo, le abbiamo volute alte ed illuminate perché da lontano si deve riconoscere che questa deve essere la città dell'accoglienza». Ed aggiunge: «vogliamo dire che il linguaggio delle relazioni, appartiene all'internazionalità, che appartiene a tutti, ecco perché deve risvegliare l'orgoglio di questa grande comunità che ha in sé i germi della civiltà, dove le differenze e l'altro non sono nemici».