Cronaca
In Puglia aumento del «welfare mafioso di prossimità»: l'allarme dell'Antimafia
Sanità, turismo e ristorazione sono i settori più a rischio, secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia
Molfetta - giovedì 25 febbraio 2021
8.54
In Puglia durante il lockdown dovuto alla pandemia, le forze dell'ordine hanno monitorato l'evoluzione di un fenomeno definito «welfare mafioso di prossimità» a favore delle imprese in crisi, «finalizzato a cogliere opportunità per future connivenze ovvero ad esautorare i titolari delle aziende, assumendo il controllo di queste ultime, in attuazione peraltro di una politica assistenzialistica già avviata in concomitanza della precedente crisi economica e comunque tipica di alcuni clan, come i Parisi di Bari».
È quanto emerge dal focus sulla Puglia contenuto nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativa al periodo gennaio-giugno 2020. Il questore di Bari Giuseppe Bisogno, le cui parole sono riportate nella relazione, ha evidenziato che «da un lato le organizzazioni mafiose si fanno carico di fornire un welfare alternativo a quello dello Stato, dall'altro si adoperano per esacerbare gli animi in quelle fasce di popolazione che cominciano a soffrire oltremodo lo stato di povertà derivante dalla congiuntura negativa indotta dall'epidemia, ribellandosi e generando anche problemi di ordine pubblico».
«È il quadro perfetto - rimarca il questore - nel quale le mafie si affrettano nel poter immettere nei circuiti legali di piccole fabbriche, negozi, ristoranti e bar, il denaro contante procacciato con lo spaccio, le estorsioni e l'usura. I piccoli imprenditori chiudono per decreto e iniziano ad accumulare debiti, non pagando i fornitori, il personale dipendente o l'affitto commerciale. Per questi i prestiti delle mafie, accompagnati magari dalla richiesta più o meno esplicita di subentrare nella gestione dell'azienda, possono essere l'unica ancora di salvezza per non cessare l'attività».
Secondo l'ultima relazione della Dia, «oggi in Puglia i maggiori rischi di infiltrazione criminale potrebbero riguardare il settore sanitario, nella produzione e distribuzione di dispositivi medici, nello smaltimento di rifiuti speciali o nella sanificazione ambientale». È quanto emerge dal focus sulla Puglia contenuto nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativa al periodo gennaio-giugno 2020.
La relazione della Dia riporta le parole della prefetta di Bari, Antonella Bellomo, che ha evidenziato anche «alcuni tentativi di guidare la protesta delle classi maggiormente colpite dalla crisi, compiuti da elementi contigui alla criminalità». Gli investigatori evidenziano anche il rischio di infiltrazione delle mafie pugliesi nei settori «del turismo e della ristorazione in crisi di liquidità per il prolungato blocco delle attività dell'agroalimentare e della mitilicoltura, tra i pochi comparti non indeboliti dal blocco ma particolarmente appetibili ai fini del riciclaggio e dell'intercettazione delle erogazioni pubbliche».
«Particolari rischi - conclude - potranno infine riguardare le politiche infrastrutturali e dell'edilizia pubblica per i pericoli correlati con le procedure irregolari e gli affidamenti diretti effettuati dagli enti locali».
È quanto emerge dal focus sulla Puglia contenuto nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativa al periodo gennaio-giugno 2020. Il questore di Bari Giuseppe Bisogno, le cui parole sono riportate nella relazione, ha evidenziato che «da un lato le organizzazioni mafiose si fanno carico di fornire un welfare alternativo a quello dello Stato, dall'altro si adoperano per esacerbare gli animi in quelle fasce di popolazione che cominciano a soffrire oltremodo lo stato di povertà derivante dalla congiuntura negativa indotta dall'epidemia, ribellandosi e generando anche problemi di ordine pubblico».
«È il quadro perfetto - rimarca il questore - nel quale le mafie si affrettano nel poter immettere nei circuiti legali di piccole fabbriche, negozi, ristoranti e bar, il denaro contante procacciato con lo spaccio, le estorsioni e l'usura. I piccoli imprenditori chiudono per decreto e iniziano ad accumulare debiti, non pagando i fornitori, il personale dipendente o l'affitto commerciale. Per questi i prestiti delle mafie, accompagnati magari dalla richiesta più o meno esplicita di subentrare nella gestione dell'azienda, possono essere l'unica ancora di salvezza per non cessare l'attività».
Secondo l'ultima relazione della Dia, «oggi in Puglia i maggiori rischi di infiltrazione criminale potrebbero riguardare il settore sanitario, nella produzione e distribuzione di dispositivi medici, nello smaltimento di rifiuti speciali o nella sanificazione ambientale». È quanto emerge dal focus sulla Puglia contenuto nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativa al periodo gennaio-giugno 2020.
La relazione della Dia riporta le parole della prefetta di Bari, Antonella Bellomo, che ha evidenziato anche «alcuni tentativi di guidare la protesta delle classi maggiormente colpite dalla crisi, compiuti da elementi contigui alla criminalità». Gli investigatori evidenziano anche il rischio di infiltrazione delle mafie pugliesi nei settori «del turismo e della ristorazione in crisi di liquidità per il prolungato blocco delle attività dell'agroalimentare e della mitilicoltura, tra i pochi comparti non indeboliti dal blocco ma particolarmente appetibili ai fini del riciclaggio e dell'intercettazione delle erogazioni pubbliche».
«Particolari rischi - conclude - potranno infine riguardare le politiche infrastrutturali e dell'edilizia pubblica per i pericoli correlati con le procedure irregolari e gli affidamenti diretti effettuati dagli enti locali».